La percentuale di italiani che mostra di possedere un livello di educazione finanziaria e assicurativa sufficiente è aumentata del 7%, passando dal 34% del 2022 all’attuale 41%. Di conseguenza il livello medio registrato dall’Edufin Index, curato da Alleanza Assicurazioni (gruppo Generali) insieme a Fondazione Mario Gasbarri e con la collaborazione di Sda Bocconi, cresce leggermente (56 vs 55), pur restando sotto la soglia della sufficienza.
Domanda: in cosa investirete i vostri risparmi? Stupisce fino a un certo punto che il 41% di un campione di 5.000 italiani, equamente distribuiti tra investitori e non, abbia risposto di voler rimanere liquido. A fotografare lo scenario è un sondaggio condotto da Pictet Asset Management in collaborazione con Finer Finance Explorer. La percentuale di risparmiatori che restano liquidi varia da un minimo del 26% per la clientela del private banking a un massimo del 65% per gli studenti. Segue a una certa distanza la quota di italiani che vorrebbero investire nel mattone: 27% del totale. E poi arriva il Btp: le obbligazioni catturano l’interesse, come tema di investimento futuro, del 16% degli intervistati.
Il 17% dei giovani tra i 18 e i 25 anni, la cosiddetta «Generazione Zeta», fa investimenti 4 o 5 volte all’anno. Il 10% con cadenza mensile. Ma una persona su 4 pensa di non saper valutare in modo corretto i rischi. Sono alcuni dei risultati della ricerca «Gen Z e consapevolezza finanziaria tra digitale, tecnologia e new economy» promossa da Esdebitami Retake e condotta da Nomisma per il Mese dell’Educazione Finanziaria. Lo studio si basa sulle risposte di 1.000 under 25.
Mentre è in corso la migrazione dei clienti di Intesa Sanpaolo sulla nuova Isybank, ieri Unicredit ha presentato Buddy R Evolution, l’evoluzione di BuddyBank, il servizio lanciato da piazza Gae Aulenti nel 2017. Il nuovo progetto è “una nuova filiale remota che mette i clienti al centro offrendo loro una piattaforma digitale tecnologicamente avanzata, grazie alla quale potranno scegliere come e quando accedere al mondo Unicredit, ovunque essi siano”, spiega la banca in una nota. Orcel ha inoltre spiegato che, se si presentassero occasioni compatibili con la strategia del gruppo, Unicredit potrebbe considerare anche acquisizioni di fintech o di altre società specializzate per arricchire l’offerta digitale.
Intesa Sanpaolo non pagherà la tassa sugli extraprofitti introdotta dal governo Meloni, ma accantonerà 2,1 miliardi riserva, come prevede la normativa. Una mossa analoga a quella annunciata martedì 24 ottobre da Unicredit, che ha deciso di mettere a riserva 1,1 miliardi. In una nota la banca sottolinea che l’imposta straordinaria calcolata sull’incremento del margine di interesse ammonta a circa 828 milioni per il gruppo e 797 milioni per la capogruppo.
Balzo dell’utile per Banca Progetto, che archivia i primi nove mesi del 2023 con un risultato netto positivo per 55,7 milioni di euro, in crescita del 21,2% rispetto ai 46 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso.
Profitti in calo ma sopra le attese degli analisti per Deutsche Bank, che alla borsa di Francoforte ha chiuso in rialzo dell’8,18% a 10,28 euro. Nel terzo trimestre l’utile netto è ammontato a 1,03 miliardi, in ribasso dell’8% su base annua e in aumento del 35% rispetto ai tre mesi precedenti. I ricavi sono migliorati del 3% a 7,13 miliardi. Nei nove mesi la banca tedesca ha realizzato un utile netto di 2,95 miliardi dai 3,22 mld dello stesso periodo del 2022, mentre i ricavi sono saliti da 20,9 a 22,2 miliardi. Il Cet 1 si è posizionato al 13,9% dal 13,8% di fine giugno, superando l’obiettivo fissato per il 2025.
Mini rivalutazione per le pensioni d’oro. Quelle superiori a 5.679 euro mensili, infatti, nel 2024 potranno recuperare poco più di un quinto dell’inflazione: il 22% del tasso Istat, al posto del 32% ricevuto quest’anno. Vanno meglio le pensioni medio basse, quelle d’importo tra 2.272 e 2.840 euro mensili: recupereranno il 90% dell’inflazione, invece dell’85% ricevuto quest’anno.
Dal primo gennaio 2024 Quota 103 verrà sostituita da Quota 104 (sempre che il governo non faccia marcia indietro, come chiede la Lega): almeno 63 anni d’età e 41 di contributi. Inoltre, arriva una penalizzazione: la quota di pensione calcolata col verrà ridotta (e sostituita col calcolo contributivo) quanto più il lavoratore avrà un’età inferiore a 67 anni. Il canale di pensionamento anticipato fissato dalla legge Fornero resta con i requisiti attuali. L’Ape sociale è stata prorogata fino alla fine del 2024, ma con un inasprimento dei requisiti. Opzione Donna ci sarà ancora, ma con un’ulteriore stretta dei requisiti. Dal 2024 l’età richiesta sale al 61 anni, ferme restando le altre condizioni che dovranno essere raggiunte entro il 31 dicembre 2023 e fermo restando il calcolo di tutto l’assegno col contributivo. Inoltre con il riscatto dei “buchi contributivi” i giovani che hanno cominciato a lavorare dopo il 1995 e quindi ricadono interamente nel sistema contributivo avranno la possibilità di riscattare in forma agevolata fino a 5 anni di contributi, parificandoli a periodi di lavoro.
Secondo quanto emerge, Edizione, la holding che presidia le attività industriali della famiglia Benetton, propenderebbe verso il sostegno della lista del cda che candida il presidente Renato Pagliaro e il ceo Alberto Nagel a un nuovo mandato. La holding presieduta da Alessandro Benetton, azionista con il 2,2% di Mediobanca e con il 4,8% delle Generali, dovrebbe quindi supportare la lista di candidati presentata dal consiglio uscente di Piazzetta Cuccia, una scelta che, se confermata dalla cassaforte, sarebbe in linea con il passato e quindi a favore della stabilità e della continuità nella gestione della banca.
Più di 5,6 milioni di persone in Italia sono in povertà assoluta, il 9,7% del totale (contro il 9,1% del 2021). Più di 2 milioni di famiglie (2,18). Operai, famiglie monogenitore o con 3 o più figli minorenni, stranieri, disoccupati, residenti soprattutto nel Mezzogiorno, persone con un basso titolo di studio. La povertà nel 2022, rivela il Rapporto annuale dell’Istat, colpisce soprattutto e ancora una volta la parte più debole della società e i dati mostrano che la situazione, rispetto al 2021, è in peggioramento, anche per «la forte accelerazione dell’inflazione».
Nel complesso salvataggio della compagnia assicurativa specializzata nel ramo Vita, Eurovita, finita in amministrazione straordinaria, arriva l’accordo sindacale che chiude la vicenda anche sul fronte occupazionale. Per i 214 lavoratori non ci saranno discontinuità lavorativa e penalizzazioni retributive e tutti passeranno a Cronos Vita Assicurazioni: la newco che ha rilevato le polizze di Eurovita e il cui capitale è detenuto da Generali Italia, Intesa Sanpaolo Vita, Poste Vita e UnipolSai, ciascuna per il 22,5% e da Allianz per il restante 10%. È quanto si legge nell’intesa sindacale raggiunta dalla Rsa Eurovita ed Eurovita holding di cui fanno parte First, Fisac, Uilca, Fna e Snfia, e da Eurovita e Cronos.
Aiuti alle imprese a rischio, se entro il 2024 non verrà attivata una polizza sui rischi da catastrofi. Mentre, per il passato, sono previsti incentivi per i soggetti che hanno subito danni da alluvioni. Questo è quanto previsto dalla bozza della legge di bilancio in tema di aiuti alle imprese legati alle calamità naturali. Tutte le imprese operative sul territorio nazionale devono stipulare entro il 31 dicembre 2024 contratti assicurativi a copertura dei danni alle immobilizzazioni materiali direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali verificatisi sul territorio nazionale. Gli inadempienti non rischieranno solo una sanzione minima di 200mila euro, ma subiranno conseguenze anche nell’accedere a contributi, sovvenzioni o agevolazioni di carattere finanziario a valere sul bilancio dello Stato. Gli eventi considerati sono sismi, alluvioni, eruzioni vulcaniche, fenomeni di bradisismo, frane, inondazioni ed esondazioni.
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