Nel nostro sistema finanziario c’è una mina vagante, che potrebbe deflagrare tra non molto tempo. È il mercato del denaro interbancario e in specifico la curva impazzita dell’Euribor, parametro di indicizzazione in voga per mutui e prestiti. Nel rientro da politiche monetarie espansive di carattere emergenziale, applicate per un decennio e oltre, le banche centrali di mezzo mondo sono state travolte da eventi esogeni e inusuali come accadimenti bellici, caro energia, strozzature di carattere produttivo cagionate anche da latenti guerre commerciali (Cina-Usa), a tal punto da collocarsi, in gergo, “dietro la curva” e di conseguenza obbligate a una virata repentina delle loro politiche monetarie senza nessun tipo di armonizzazione delle medesime e con una rapidità e una progressività destabilizzante per l’economia reale (aumenti dei tassi a velocità da formula 1 ). Non dilunghiamoci sulle cause di una galoppante inflazione (per il vecchio continente) da importazione (cross dollaro-euro ai minimi da sempre) e caro energia e veniamo alla “mina vagante” e dormiente che sta minacciando migliaia di mutuatari (pmi e consumatori) i quali dopo gli ultimi interventi della Bce vedono le rate dei loro piani d’ammortamento in aumento del 30-40%. A questo punto, il costo al servizio del debito rischia di essere insostenibile per le pmi, spesso appesantite da un extra indebitamento acceso per affrontare la carenza reddituale da lockdown pandemico e ora alle prese con il caro energia e il caro materiali. Per sopravvivere potrebbero essere costrette a trasferire sui consumatori, con un rialzo dei propri listini, il peso di questa emergenza, con conseguente ulteriore rialzo dei prezzi e dell’inflazione. Di fronte a questi rialzi, i consumatori come potranno difendersi se non evitando acquisti di tutto ciò che non risulta essenziale per i propri bisogni quotidiani, con conseguente crollo dei consumi e degli investimenti?

Presentarsi in banca nel tentativo di rinegoziare il tasso di riferimento variabile del proprio mutuo per una pmi risulta essere un boomerang, vista l’impennata della curva del tasso fisso (Eurirs). Optare per un derivato sui tassi significa adagiarsi verso una finanza creativa di cui le pmi e i consumatori farebbero volentieri a meno (qualcuno li definiva “strumenti di distruzione di massa”). Forse ipotizzare una moratoria relativa alla sola quota interessi potrebbe essere una soluzione momentanea, ma significherebbe togliere benzina vitale al margine d’interesse delle banche e quindi alla loro profittabilità.

Non ci resta che prepararci alla “tempesta perfetta” che rischia di materializzarsi all’orizzonte e forse a quel punto le leve dei tassi torneranno a orientarsi verso il basso, ma lasciando sul campo una morìa di pmi e di consumatori.

di Gianluca Caldironi

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