Pictet AM presenta i risultati della ricerca che ha analizzato lo stato dell’arte dell’alfabetizzazione finanziaria in Italia.
Ottobre è il mese dedicato all’educazione finanziaria e, per il secondo anno consecutivo, Pictet Asset Management ha voluto dare il proprio contributo con una nuova ricerca dedicata all’analisi dello stato dell’arte dell’alfabetizzazione finanziaria in Italia, dal titolo “Osservatorio internazionale EduFin 2022: la finanza secondo le nuove generazioni”.
Tra le novità di questa edizione, un focus particolare è stato posto sulle nuove generazioni – Generazione Y (Gen Y o Millennials, nati tra il 1981 e il 1996) e Generazione Z (Gen Z, 1997-2006) – e sul confronto internazionale tra l’Italia e le grandi economie europee (Francia, Germania, Spagna e Regno Unito).
I risultati dell’analisi sono stati presentati durante una tavola rotonda che ha visto confrontarsi sul tema primari esponenti del mondo istituzionale e dell’industria. Al dibattito hanno preso parte Paola Soccorso, Consigliere Ufficio Studi Economici della CONSOB; Alessandro Paralupi, Direttore Generale dell’OCF; Riccardo Haupt, Head of Strategy di Will Media; Daniele Cammilli, Head of Marketing di Pictet AMItalia. A moderare l’evento, Nicola Ronchetti, Founder & CEO di FINER Finance Explorer.
Al centro dell’analisi, il livello di fiducia delle persone (a prescindere dall’età, dal patrimonio e dal livello accademico) nei confronti di professionisti della finanza e istituzioni, l’attitudine delle diverse generazioni al tema del risparmio, l’utilizzo dei canali prediletti per informarsi e orientarsi in ambito finanziario e la posizione dell’Italia in ambito EduFin rispetto a un contesto internazionale.
Il ruolo dell’educazione finanziaria
Cresce l’interesse per la finanza. Giovani e donne più consapevoli di saperne di meno, ma con una maggior determinazione nel voler imparare: Millennials e GenZ tra coloro che di più desiderano aumentare le proprie conoscenze.
Nel 2022, l’interesse per la finanza è aumentato in modo significativo: il 35% dei rispondenti si dice molto interessato ai temi attinenti alla finanza e gli investimenti (era il 27% nel 2021). Importante crescita di interesse si registra tra i non investitori (tipicamente più esposti alla disinformazione), gli studenti maggiorenni e gli studenti delle scuole medie superiori. Per i primi, il 70% si ritiene molto interessato (molto e abbastanza) alla finanza (+10% in un anno). Per gli studenti universitari, si è registrato un incremento del 21% rispetto al 2021 (oggi al 72%), mentre si definisce molto interessato anche il 53% degli studenti delle scuole medie superiori.
L’interesse rimane maggiore tra gli uomini (il 49%) e tra la generazione Baby Boomer (nati tra il 1940 e il 1964), dato che si attesta al 51%, in aumento anche tra le donne. Interessante notare che tra i giovanissimi (studenti delle scuole medie superiori) il 66% conferma di avere una bassa formazione finanziaria ma desidera incrementarla. Sulla stessa linea di pensiero si posizionano il 39% delle donne.
Quali gli argomenti da trattare
Fondamentale concentrarsi su applicazioni pratiche, tra cui parlare dei progetti di vita. Il tema di come risparmiare si posiziona al secondo posto.
Per gli Italiani è molto importante oggi, in un’ottica di apprendimento finanziario, la realizzazione dei progetti di vita e la gestione oculata del risparmio. In particolar modo, per il 34% del totale rispondenti realizzare i progetti di vita è l’obiettivo principale, preponderante per il 41% dei non investitori, così come per la maggioranza delle donne (37%), dei Millennials (37%) e della Gen. Z (39%). Il 29% degli Italiani (e, dato degno di nota, addirittura 1/3 degli studenti delle scuole medie superiori intervistati), desidera imparare a risparmiare; il 25% del campione è inoltre interessato alla gestione del risparmio.
Quali linguaggi e come eliminare le barriere all’apprendimento
Un terzo degli Italiani non trova contenuti interessanti, giudicati o troppo complessi o troppo banali. La mancanza di tempo non rappresenta un problema.
Tra gli italiani si conferma la difficoltà nel trovare contenuti e referenti adeguati: il 30% degli intervistati non trova né contenuti, né referenti idonei a chiudere il gap tra volontà di sapere e distanza dal tema; il 25% giudica la finanza una materia troppo difficile; il 27% manifesta difficoltà nel comprenderla, mentre il 10% ritiene i contenuti disponibili per l’apprendimento o troppo banali o troppo complessi. A dispetto della forte crescita di offerta formativa negli ultimi anni, la percezione che manchino contenuti o referenti in linea con le proprie aspettative cresce soprattutto tra gli uomini e i più giovani. Si tratta infatti del 33% degli uomini, del 34% dei Millennials e il 35% della Gen. Z. La mancanza di tempo non sembra invece rappresentare un problema per nessuna categoria di investitori, ostacolo all’apprendimento solo nell’8% dei casi.
A chi spetta il ruolo educativo.
Emerge il ruolo centrale dei docenti (15%), bassa fiducia per banche e assicuratori. Crescono coloro che si affidano a comunità e influencer (informal advice). Tra i Millennials, massima fiducia per i consulenti finanziari; tra i Boomers, prevale il commercialista.
In un contesto di eccesso di informazioni, dove risulta sempre più arduo ottenere contenuti efficaci, e in un periodo storico caratterizzato da incertezze anche finanziarie, è fondamentale stabilire un rapporto di fiducia. I dati sul totale del campione sottolineano la fiducia degli Italiani verso le istituzioni; rimane predominante la figura del commercialista tra la generazione dei boomer (un terzo degli intervistati lo prediligono), mentre i consulenti finanziari conquistano la fiducia di circa un quarto della generazione Millennials. Meno di un quinto dei rispondenti ripone invece fiducia in banche o assicuratori.
Le istituzioni (Bankitalia, Consob e Stato) rimangono gli attori principali da cui gli Italiani si aspetterebbero di ricevere una formazione finanziaria (il 48% del totale campione, in diminuzione rispetto al 52% del 2021). Cresce il peso specifico dei docenti delle scuole superiori e università, scelti dal 15% del campione come coloro che dovrebbero farsi protagonisti della formazione finanziaria (9% nel 2021). Degno di nota è il dato sull’auspicabilità di una sinergia tra istituzioni pubbliche e private, che secondo il 41% degli italiani dovrebbero promuovere iniziative sinergiche di educazione finanziaria.
Nonostante il diffondersi sempre più ampio di blog tematici, le persone intenzionate a orientarsi in ambito finanziario sembrano prediligere altri canali: cresce infatti l’attitudine ad affidarsi a comunità online e influencer, accendendo un riflettore sul tema dell’informal advice. Il 39% dei rispondenti tende a chiedere suggerimenti ad amici e conoscenti; il 17% crede negli influencer outsider nel settore, mentre la fiducia in blog indipendenti è al 9%. Seppure con un impatto ancora limitato, l’affidarsi ai consigli di un influencer è decisamente più marcato tra i non risparmiatori (19%), gli studenti over 18 (21%) e gli studenti tra i 16 e i 18 anni (23%).
Su quali canali.
I social network diventano centrali per l’educazione finanziaria in maniera trasversale. Facebook è il mezzo preferito tra donne e Boomer; i Millennials prediligono Instagram, mentre la Gen Z si affida a Whatsapp e, in crescita, Telegram.
Emerge con forza – e in maniera trasversale – quanto gli italiani preferiscano affidarsi ai social network (Facebook, Instagram, Whatsapp, LinkedIn etc etc) per seguire i temi attinenti alla finanza. Per il segmento mass market, si assiste a una crescita dal 25% del 2021 al 37% di quest’anno. Tra i non investitori, la crescita tra 2021 e 2022 è dell’8%, attestandosi ora al 33%, incremento analogo anche tra gli studenti over 19 dove l’uso dei social media è cresciuto dal 27% al 36%. Ma il dato più alto lo si registra tra gli studenti delle medie superiori, non presi in esame nel 2021: il 41% dei rispondenti gradirebbe seguire i temi finanziari attraverso i social.
Andando più a fondo sui dati relativi all’utilizzo dei social media, si nota come un quinto dei rispondenti prediliga aggiornarsi in materia finanziaria attraverso Whatsapp, Facebook e Instagram. In particolare, Facebook è preponderante tra le donne (23%) e la generazione Boomer (25%); Instagram è invece il mezzo preferito per i Millennials (24%). Sebbene Instagram e Whatsapp emergano come i mezzi prediletti dalla Gen. Z, i dati evidenziano anche una certa preferenza per Telegram (5%), laddove in tutti gli altri segmenti rimane attorno all’1%. Un segnale forte per tutti i soggetti che, promuovendo programmi di educazione finanziaria, ancora non prevedono sviluppi tra community e piattaforme.
Con quale frequenza.
Solo un quinto dei rispondenti ammette di dedicarsi con costanza all’informazione economico-finanziaria.
È altrettanto interessante comprendere la frequenza con cui gli Italiani dedicano spazio alla conoscenza della finanza. Al momento, solo un quinto ammette di dedicarsi con continuità o quotidianamente all’informazione economico-finanziaria. Il 35%, tuttavia, dice di ritagliarsi uno spazio per l’approfondimento finanziario solamente in occasione di eventi eccezionali.
Sotto il profilo demografico, le donne si informano con maggiore irregolarità (26%), mentre il 37% degli uomini lo fa in maniera continua, quotidiana o, almeno, settimanale. A livello generazione, infine, i Boomer presentano il dato con l’interesse continuo più alto (12%); tra i Millennials il 14% si informa settimanalmente e per i più giovani, appartenenti alla Gen Z, il 32% dice di seguire solo in caso di eventi eccezionali, il dato più basso tra le quattro generazioni prese in esame.
Confronto internazionale.
Italia allineata con Germania e Francia, UK sopra la media. Alta la fiducia verso amici e conoscenti in tutti i Paesi. La Spagna preferisce la televisione, l’UK i giornali cartacei, la Germania i video tutorial.
La ricerca di Pictet AM quest’anno, ha anche confrontato l’Italia con le maggiori economie del continente. Secondo i dati relativi all’interesse e alla conoscenza per la finanza, l’Italia è allineata con Francia e Germania. Risulta invece un passo indietro la Spagna, mentre UK presenta dati sopra la media.
Per quanto riguarda le fonti ritenute autorevoli e la relativa fiducia, Spagnoli e Italiani prediligono organi pubblici, Francesi e Tedeschi la scuola e Inglesi il consulente finanziario. Unanime è invece la fiducia verso istituzioni e organi regolatori. In Francia la fiducia verso gli assicuratori è sopra la media. Risulta, infine, elevata la fiducia in amici e conoscenti, con un trend in crescita in UK verso gli influencer.
Anche sugli ostacoli all’apprendimento vi sono alcune similitudini: in Italia e Spagna si tratta di una materia complessa e difficile da comprendere, in Francia e Germania più percepita la mancanza di contenuti/referenti; la qualità dei contenuti (banali o troppo complessi) è più sentita in UK. La collaborazione pubblico-privato è auspicabile in tutti i paesi, anche se in Germania e Francia il pubblico dovrebbe avere un ruolo primario, mentre in UK si propende per un maggior peso del privato, la Spagna vorrebbe una chiara separazione dei ruoli.
Anche all’estero, Whatsapp, Facebook, Instagram e Linkedin si confermano in crescita tra i canali di fruizione, seppur con leggere differenze: vi è ancora un maggior peso della televisione in Spagna, dei quotidiani cartacei in UK e dei video tutorial in Germania. Un terzo dell’audience internazionale si dedica all’informazione finanziaria regolarmente o periodicamente, con impegni più profusi in Germania e UK.