di Silvia Valente
Il pil italiano nel 2022 dovrebbe crescere del 3,6%, secondo l’Istat. Percentuale rivista in rialzo 0,1% rispetto alle previsioni precedenti e più ottimista di 0,3 punti anche rispetto alla Nadef governativa. Questo perché la crescita del pil del secondo trimestre all’1,1% su su base congiunturale ha rispettato le attese mentre su base annua ha raggiunto il 5%, lo 0,3% in più di quanto previsto in precedenza.
Per di più, nonostante la corsa dell’inflazione, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito appena (-0,1%) rispetto al primo trimestre del 2022, anche perché il reddito a disposizione è aumentato dell’1,5%. Inoltre, la propensione al risparmio delle famiglie italiane è diminuita del 2,3%, pur restando più alta rispetto al pre-Covid.
Quanto alle imprese, la quota di profitto è rimasta invariata rispetto ai tre mesi precedenti, restando al 39,6%, il minimo dal 1999. Eppure il tasso di investimento delle società non finanziarie è aumentato dello 0,5% raggiungendo il 25%.
Allargando poi l’orizzonte temporale, la pressione fiscale è salita dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, attestandosi al 42,4%. Laddove invece l’indebitamento delle amministrazioni pubbliche sul pil si è marcatamente ridotto, proseguendo il miglioramento iniziato nel 2022. Dal 7,6% del secondo trimestre del 2021 si è passati al 3,1% del 2022. (riproduzione riservata)
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