WTW-BUSINESS SCHOOL DI LONDRA: COMPLETATE 210 OPERAZIONI RISPETTO ALLE 264 DELLO STESSO PERIODO NEL 2021
di Paola Valentini
Nel terzo trimestre 2022 l’attività di m&a globale è in rallentamento rispetto al ritmo record del 2021 e nella frenata si fa notare soprattutto l’assenza di mega operazioni di fusione e acquisizione, un segnale del fatto che in questa fase di rialzo dei tassi e rischio recessione prevale un approccio prudente nella fascia alta di mercato. La dinamica del calo della propensione al rischio emerge dal Quarterly deal performance monitor di Wtw. I dati, raccolti in collaborazione con il m&a research centre della Business school di Londra, rivelano che nel periodo luglio-settembre sono state completati a livello mondiale soltanto 210 deal di m&Aa rispetto alle 264 dello stesso periodo nel 2021 (considerando le transazioni di m&a con un valore di almeno 100 milioni di dollari, dati Refinitiv).

Per la prima volta dal secondo trimestre 2019, negli ultimi tre mesi non si è conclusa nessuna operazione da oltre 10 miliardi di dollari. E quelle da oltre 1 miliardo di dollari sono diminuite nettamente rispetto allo stesso periodo del 2021 (49 contro 67). Questo calo suggerisce un atteggiamento più cauto da parte degli acquirenti, che evitano i rischi delle operazioni più complesse e dedicano più tempo ai processi di due diligence in risposta al crescente controllo normativo in diversi mercati chiave. «Per la prima volta in molto tempo ci troviamo di fronte a un cocktail esplosivo di eventi, costituito dall’impennata dell’inflazione e da tassi d’interesse in aumento, insieme alla crescita degli interventi normativi, che applicano ulteriori pressioni a un’economia globale già fragile», commenta Andrea Scaffidi, head of retirement di Wtw.

Ma nonostante le numerose sfide, causate da tassi in crescita, inflazione alta, tensioni geopolitiche e un’incombente recessione economica, abbiano chiaramente pesato sui deal maker, il mercato m&a sta dimostrando una notevole capacità di resilienza, spiega Wtw dal momento che queste cifre rappresentano un ritorno ai livelli pre-pandemia, dopo il record del 2021 guidato da condizioni eccezionali. «Si preferisce la qualità alla quantità, gli investitori evitano asset instabili, seppur ad alto rendimento, concentrandosi invece su business più stabili e sicuri in grado di mitigare le preoccupazioni a breve termine del mercato», prosegue Scaffidi.

E per quanto riguarda le prospettive per questo fine 2022 è possibile un ulteriore rallentamento: «È probabile che l’attività m&a prosegua a un ritmo più moderato verso la fine dell’anno. La preferenza per asset di qualità rafforza la necessità da parte delle aziende di puntare su operazioni con una logica strategica chiara e ben definita. È improbabile che le attività percepite solo come accettabili siano oggetto di negoziazioni in questo ambiente che desidera un livello di basso rischio», prevede Scaffidi.

A sostenere il mercato del m&a c’è comunque sempre l’enorme massa di liquidità che è in cerca di occasioni di impiego e i prezzi in calo di molti asset rappresentano un elemento che gioca a favore. «Anche se le condizioni finanziarie si sono fortemente inasprite nei primi nove mesi del 2022, c’è ancora una gran quantità di capitale a disposizione, in quanto alcuni investitori vedono le attuali condizioni come un’opportunità d’acquisto e le società di private equity hanno bisogno di investire grandi somme entro la fine dell’anno. Prevediamo che la concorrenza per le tecnologie, le priorità Esg, la resilienza della catena di approvvigionamento e le operazioni a prova di recessione guideranno le operazioni nel 2023», conclude Scaffidi. (riproduzione riservata)
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