Se contatti e approfondimenti fossero in corso in questa fase a proposito del disegno che le Generali perseguirebbero dell’acquisizione di Guggenheim Investments, tali approfondimenti e relazioni potrebbero naturalmente essere coperti da assoluta riservatezza. A differenza di altre circostanze, questa volta – anche per mancanza di informazioni – la possibile svolta strategica viene trascurata e, con essa, gli effetti a catena che potrebbe avere pure sulla riorganizzazione e sul consolidamento bancario-finanziario in Italia. La società Generali, che un tempo veniva denominata come l’unica multinazionale italiana, è un’impresa privata. Tuttavia ci sono di mezzo la tutela del risparmio e gli interessi di investitori, operatori, mercati in genere e, non per ultimo, dello stesso Stato.
Detto ciò, ci si deve chiedere se lo sviluppo, anche con acquisizioni extra-europee nel campo della gestione del risparmio, sia l’indirizzo strategico da seguire più opportuno e conveniente e se, per il suo perseguimento, data la necessità di risorse per l’acquisizione, ci si debba privare della maggioranza assoluta di Banca Generali che comunque dà al Leone un ritorno annuale di circa 500 milioni. Per questa strada si trasformano o si integrano le Generali?
Se poi questa dovesse avvenire «carta contro carta», come pure potrebbe essere, gli aspetti tecnici, giuridici e finanziari non sarebbero affatto secondari, innanzitutto per l’oggettività della valutazione dei valori in campo. Per di più, si agirebbe, come si è già osservato, in un contesto di potenziali conflitti di interesse e di incombenza di parti correlate, un insieme non facile da dipanare. Quale sarebbe, altresì, la configurazione che, dopo l’eventuale l’acquisizione americana e il suo finanziamento, si avrebbe dei rapporti tra Mediobanca (sempre ammesso che essa sia effettiva partecipe dell’operazione ) e Generali e quale il nuovo profilo anche dello stesso istituto di Piazzetta Cuccia? Naturalmente, altri interrogativi riguardano le posizioni degli azionisti degli intermediari in campo.
Ci si potrebbe chiedere se si possa manifestare una sorta di «serendipity» o di eterogenesi dei fini: l’iniziativa in questione volta a un’acquisizione potrebbe finire con l’essere elemento di ricomposizione all’interno dell’azionariato principale e del consiglio di amministrazione. Approdo, tuttavia, per nulla facile. D’altro canto, per uno schieramento che progetta un’operazione quale quella in questione sarebbe stato un atteggiamento prudenziale e lungimirante scegliere una condotta diversa da quella tenuta in occasione della preparazione del rinnovo e della successiva elezione degli organi deliberativi del Leone. Ovviamente, la vicenda è aperta e si spera, nell’interesse anche del Paese, che si possano rilevare positive novità. Intanto, però, le cronache danno anche la notizia non confermata di un possibile interesse di Generali, in alternativa alla suddetta società, per BrightSphere, pure essa operante nell’asset management, ma con masse pari a un terzo di quelle di Guggenheim. Questa operazione renderebbe probabilmente non necessaria la vendita di Banca Generali. In compenso, il Leone apparirebbe con un volto ben diverso, senza un obiettivo preciso e, dunque, privo di un’altrettanto precisa strategia. Insomma, quasi un «vediamo cosa possiamo comprare», sempre se, naturalmente, le indiscrezioni risultassero fondate. Difficile dire quali sarebbero le difficoltà maggiori, se nel primo caso – il cui eventuale superamento potrebbe portare a un progresso nella compagine societaria, anche se bisognerà lavorare a tal fine intensamente – o nel secondo caso, nel quale l’eventuale acquisizione sarebbe meno complicata, ma se ne potrebbe ricavare una debolezza strategica. In definitiva, il legame tra le componenti rappresentate negli organi del Leone, con i problemi rimasti aperti, e le eventuali innovazioni da perseguire non è certo ininfluente. Perciò è necessario un atteggiamento nel vertice societario, formato dalla componente maggioritaria, all’altezza delle tradizioni della compagnia, volto alla ricerca non di un semplice modus vivendi, ma di un’avanzata coesione. (riproduzione riservata)
Angelo De Mattia
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