DOPO GLI SCOPPI AL NORD STREAM
di Simonetta Scarane
Il Baltico è considerato uno dei mari più inquinati del Pianeta. Ad aumentare i danni ambientali per la vita marina, tra i quali merluzzi e alghe, hanno contribuito certamente le esplosioni ai gasdotti Nord Stream che hanno ampliato l’area di dispersione degli agenti chimici tossici residui delle testate militari che sono stoccate sul fondo del mare dal 1947, nelle vicinanze dell’isola danese di Bornholm, frutto della smilitarizzazione postbellica della Germania dopo la seconda Guerra Mondiale.
Ora alcuni ricercatori danesi stanno valutando l’entità e la potenziale tossicità dell’inquinamento marino dopo il presunto sabotaggio del 26 settembre ai gasdotti Nord Stream che portano il gas russo in Europa. Oltre ad aver causato la fuoriuscita di metano nel mare le esplosioni potrebbero essere state la scintilla che ha innescato il processo di inquinamento causato dai residui delle armi chimiche stoccate sul fondo del mare secondo quanto riportato il 21 ottobre da Nature.
Nel sito sono state smaltite 32 mila tonnellate di armi chimiche con quasi 11 mila tonnellate di agenti chimici di guerra (isotopo radioattivo cesio-137, sostanze chimiche tossiche ritardanti di fiamma chiamate eteri di difenile polibromurato e metalli pesanti tra cui mercurio, cadmio e piombo), ha fatto sapere lo scienziato danese Hans Sanderson dell’università di Aarhus coinvolto nella valutazione dell’impatto ambientale al tempo della posa dei gasdotti. Gli agenti chimici tossici delle testate corrose possono essere stati dispersi in un’area estesa con gravi danni per l’ambiente marino.
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