LO STATO DI ADOZIONE DEL GREEN PUBLIC PROCUREMENT IN ITALIA, PREREQUISITO PER I BANDI PNRR
di Fabrizio Milazzo
Le risorse attribuite dall’Europa all’Italia per il Pnrr non potranno essere spese se non adottando, nelle procedure di gara, i Cam, ossia i Criteri ambientali minimi. Il piano di ripresa e resilienza prevede, infatti, l’adozione, quale elemento propedeutico di qualsiasi finanziamento di soggetti pubblici o privati, il principio “Dnsh” (Do no significant harm), ovvero non arrecare danni significativi all’ambiente. E tale principio, secondo la guida operativa che il ministero dell’economia e delle finanze ha di recente pubblicato, richiede proprio l’adozione obbligatoria dei Cam. A ribadirlo è la quinta edizione del rapporto “I numeri del Green Public Procurement in Italia”, curato dall’Osservatorio Appalti verdi, sorto dalla collaborazione di Legambiente e Fondazione Ecosistemi, in partnership con Assosistema, Novamont, Università degli Studi di Padova, AdLaw Avvocati Amministrativisti e Federparchi.
Secondo il rapporto, in particolare, per il 37% delle risorse del Pnrr, il cosiddetto “regime 1”, non ci si potrà limitare a “non arrecare un danno significativo all’ambiente” ma si dovrà aver dimostrato di aver contribuito in modo sostanziale al miglioramento ambientale. Novità della nuova edizione del report è il calcolo di un indicatore complessivo del Gpp (Green Public Procurement) che tiene conto di più elementi, dall’adozione dei Cam a fattori come il monitoraggio interno, la formazione del personale, il rispetto della parità di genere e il livello di diffusione di conoscenza del Gpp all’interno degli enti. «Criteri ambientali minimi e Gpp sono strumenti strategici nello sviluppo dell’economia circolare e delle rinnovabili e, più in generale, nella realizzazione di un’effettiva transizione ecologica nel nostro paese», sottolinea Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, «nonostante una normativa assolutamente all’avanguardia in tal senso, l’Italia sconta ancora un importante ritardo nella loro piena implementazione».
Va meglio nei comuni capoluoghi di provincia rispetto al 2021. Dal report emerge che il trend di applicazione dei Cam negli appalti per l’acquisizione di beni e nei servizi da parte dei capoluoghi di provincia è in crescita. Infatti, un comune su tre di quelli coinvolti nel focus dichiara di adottare tra l’80% e il 100% dei parametri del Green Public Procurement. Il dato registrato nella scorsa edizione del report, su dati riferiti al 2020, rivelava che erano poco meno di uno su tre gli enti “virtuosi”. Nel complesso, sono 35 i comuni che registrano un tasso di attuazione dei Cam superiore all’80% e 18 quelli che raggiungono il 100%, ovvero più del doppio rispetto allo scorso anno. Tenuto conto di tutti i fattori che concorrono a formare l’indicatore complessivo, il capoluogo più performante risulta Torino. Le città che dichiarano di applicare sempre i Cam sono 18, aumentate di molto rispetto l’anno passato, ovvero: Belluno, Bolzano, Brescia, Chieti, Cuneo, Ferrara, Forlì, Imperia, Latina, Mantova, Modena, Monza, Padova, Pavia, Pordenone, Rimini, Savona e Trento. Le città che hanno una percentuale di applicazione tra il 90% e il 99% sono 9: Bari, Bologna, Gorizia, Livorno, Ravenna, Torino, Treviso, Venezia, Verona. Le città che hanno confermato percentuali elevate di Gpp, negli ultimi tre anni, sono Bari, Brescia, Ferrara, Gorizia, Modena, Monza, Padova, Treviso. Nello specifico, il 98% delle amministrazioni coinvolte è a conoscenza del Gpp. I criteri ambientali più applicati sono quelli relativi all’acquisto di stampanti, di carta in risme e sui servizi di pulizia, quelli meno applicati riguardano, invece, l’edilizia (37,8%, dato in peggioramento rispetto allo scorso anno) e i prodotti tessili (37%). Tra le maggiori criticità che i capoluoghi riscontrano nell’applicazione dei Cam, al primo posto figurano la mancanza di formazione (46%), seguita dalle difficoltà nella stesura dei bandi (41%) e dalla mancanza di imprese (25%) dotate dei requisiti per la partecipazione a bandi che hanno integrato i Cam.
Bene le aree protette. Gli enti gestori delle aree a verde e di quelle marine che dichiarano di applicare sempre i Cam sono aumentati in modo esponenziale, passando dai 13 del 2020 ai 44 del 2021. Si tratta di stazioni appaltanti che possono orientare la spesa pubblica verso la sostenibilità, con buone pratiche nell’applicazione dei criteri minimi ambientali negli appalti ma anche nell’effettuare una corretta raccolta differenziata, adottare politiche plastic free, utilizzare borracce nei percorsi e tazze riutilizzabili per i distributori automatici riducendo i rifiuti, acquistare i prodotti del commercio equo e solidale, materiali riciclati e certificati, oppure provenienti dalla gestione sostenibile delle foreste. Per quanto riguarda gli indicatori sintetici di Gpp, questi evidenziano che solo 14, rispetto ai 44 enti che applicano i Cam, presentano valori elevati. La principale criticità applicativa riscontrata dagli enti gestori riguarda la difficoltà nella stesura dei bandi (53,8%), mentre assai meno sentita è quella relativa alla carenza di formazione. Per quel che riguarda l’esame dei fattori che facilitano e rafforzano la diffusione del Gpp, la sua conoscenza è ormai estesa (97,8%) così come l’adozione di politiche di plastic free. Assai meno attuate sono le politiche che integrano i criteri sociali (22%) o facilitano la parità di genere (16,5%). Molto basse sono anche le politiche volte ad introdurre dei sistemi di monitoraggio (15,4%).
L’integrazione di obiettivi ambientali e sociali nelle gare pubbliche dei soggetti aggregatori. Sono otto su dieci i soggetti aggregatori coinvolti nell’indagine che applicano sempre i Cam nelle gare. Tali soggetti, per competenza e capacità amministrativa, rispondono meglio all’obiettivo dell’integrazione degli obiettivi ambientali e sociali nelle procedure di gara pubbliche. La situazione degli indicatori sintetici di Gpp presenta valori assai meno elevati di quelli relativi all’adozione dei Cam, anche se rimangono comunque elevati. Ciò in quanto i soggetti aggregatori non sono attori che progettano e implementano direttamente delle politiche ma soggetti tecnici che hanno competenze e capacità di elaborazione delle gare d’appalto. L’esame delle criticità applicative conferma che quella considerata più rilevante è quella relativa alla stesura dei bandi, pur tenendo conto della loro qualificazione tecnica. Tra i fattori che facilitano il Gpp è completamente assicurata la sua conoscenza (nel 100% dei casi). Sono elevate le percentuali relative alla formazione, anche con programmi specifici di aggiornamento, mentre molto minori quelle relative alla presenza di sistemi di monitoraggio (30%) e alle politiche di plastic free. Le percentuali di integrazione dei criteri sociali o dei criteri per l’equità di genere si dimostrano più alte rispetto agli altri soggetti indagati.
Le difficoltà delle Asl. Sono solo 14, tra quelle che hanno partecipato allo studio, le Asl che applicano i Cam nel 100% delle procedure d’acquisto. L’esame degli indicatori sintetici di Gpp evidenzia che tre Asl non si limitano ad adottare i Cam ma presentano delle politiche sistematiche per facilitare l’adozione del Green Public Procurement. Tra le criticità applicative messe in evidenza, si registra la carenza di formazione prima che la difficoltà nella stesura dei bandi. L’indagine evidenzia la quasi totale assenza (2,63%) dei sistemi di monitoraggio dello stato di adozione dei Cam e delle politiche per la parità di genere (7,89%). Tra i Cam maggiormente adottati quelli relativi ai processi di stampa (carta in risme, stampanti e cartucce toner) e i servizi di pulizia. Elevati anche i Cam relativi agli arredi per interni, la gestione del verde pubblico e i servizi di lava-nolo (ossia lavaggio e noleggio).
I benefici percepiti. Dalla lettura del rapporto si evidenzia che il Gpp genera come elemento principale l’impatto positivo a livello territoriale dal punto di vista ambientale e sociale. Al secondo posto si colloca il miglioramento dell’immagine che la pubblica amministrazione ottiene rispetto ai cittadini e agli utenti dei servizi. Confrontando le diverse tipologie di ente, il positivo impatto ambientale e sociale generato è sempre il primo beneficio che viene riportato. Il miglioramento dell’immagine verso cittadini ed utenti è maggiore per parchi e Asl rispetto ai comuni capoluogo. Per le Asl risulta anche importante la riduzione dei costi di gestione ambientali mentre la riduzione della spesa è considerata un beneficio soprattutto dai comuni capoluogo.
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