IL LEONE RAGGIUNGE IL 53,8% (OLTRE LA SOGLIA MINIMA) E ORA PUNTA AL 66,67%. ESCLUSO IL RILANCIO DOPO LA CHIUSURA DI OGGI
di Anna Messia
Non è stata una corsa a consegnare le azioni ma l’opa lanciata da Generali su Cattolica Assicurazioni si avvia a chiudere come programmato da Trieste, senza rilancio. Ieri sera le adesioni all’offerta pubblica hanno raggiunto il 53,8% del capitale. Una soglia che supera la quota del 50% più un’azione necessaria a Generali per avviare la fusione della compagnia di Verona all’interno del Leone; anche se ancora inferiore al 66,67% del capitale che il Leone aveva indicato come obiettivo minimo (derogabile), che servirebbe per assicurarsi il successo matematico della fusione che richiede il via libera dei due terzi del capitale in assemblea. Per avere un bilancio completo dell’operazione bisognerà aspettare ancora, visto che fino a stasera ci sarà tempo per aderire all’opa e si sa che nelle offerte pubbliche le ultime ore possono fare la differenza. Nel caso dell’opa Generali ad accelerare la consegna delle azioni a favore di Trieste è stata la mossa di Warren Buffett. L’oracolo di Omaha, era entrato in Cattolica nel 2017, rilevando il 9% in mano alla Popolare di Vicenza. Quota che nel frattempo, dopo gli aumenti di capitale di Cattolica richiesti da Ivass, era scesa al 6,9%. Da quando, venerdì 22 ottobre, Buffett ha annunciato la sua decisione di aderire all’offerta pubblica Generali la speculazione sul titolo di Verona ha iniziato a scemare. Le valutazioni, che nei giorni precedenti erano andate ben oltre il prezzo dell’offerta, sono subito rientrate e ieri il titolo Cattolica si è allineato al prezzo proposto da Trieste, chiudendo a 6,75 euro per azioni. Del resto è ormai certo che Generali, a differenza delle altre offerte pubbliche che ci sono state a Piazza Affari negli ultimi mesi, non rilancerà sul prezzo visto tra l’altro che non ci sarebbero neppure più i tempi tecnici (tre giorni prima della conclusione). Un punto a favore del group ceo Philippe Donnet che ha evitato di spendere di più per l’operazione Cattolica (che prevede un esborso massimo di 1,176 miliardi) in un momento particolarmente delicato visto che sono iniziate le manovre per il rinnovo del consiglio di amministrazione di Generali di primavera che hanno alzato il velo sullo scontro tra Mediobanca (a favore della riconferma di Donnet) e due azionisti di peso, Leonardo del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, che chiedono discontinuità. A questo punto la fusione di Cattolica in Generali viene data per scontata da Trieste: per il via libera all’integrazione basteranno i due terzi del capitale presente in assemblea, al netto delle probabile assenze degli azionisti più piccoli, con la definizione di un prezzo di concambio per chi non avesse aderito che potrebbe essere anche inferiore ai 6,75 euro. In ogni caso non è escluso che oggi Generali possa essere raggiungere anche la soglia del 66,67%, mentre se arrivasse al 90% avvierebbe una fusione semplificata. Intanto Del Vecchio ha comprato un altro 0,037% di Generali e il patto con Caltagirone e la Fondazione Crt è salito al 13,47%. (riproduzione riservata)
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