A SETTEMBRE SGR PREMIATE DA ESPANSIONE ALL’ESTERO E INVESTIMENTI IN ECONOMIA REALE
di Marco Capponi
Di solito il mese di settembre, ancora condizionato dagli strascichi del periodo estivo, è uno dei più magri per la raccolta degli asset manager. Non quest’anno: in linea con i numeri da record registrati nel corso del 2021, anche in chiusura di terzo trimestre gli asset manager italiani hanno dato buona prova di sé, muovendosi in particolare su tre direttrici: spostamento dell’asset mix verso il risparmio gestito, conversione della liquidità in investimenti (anche in prodotti legati alla ripresa dell’economia reale) ed espansione all’estero. Dopo Anima e Banca Generali, che hanno comunicato i loro risultati mercoledì, ieri è stato il turno degli altri tre player quotati a Piazza Affari: Azimut, Banca Mediolanum e Fineco.

A beneficiare della crescita internazionale è stata in primo luogo Azimut: il consolidamento di Cranage Financial Group in Australia ha portato gli afflussi di settembre sopra il miliardo di euro, per un totale da inizio 2021 di 15,3 miliardi (8,4 al netto di un’altra integrazione, quella di Sanctuary Wealth). La raccolta di gestito del mese è stata positiva per 392 milioni, conducendo il totale delle masse a 52,4 miliardi. Includendo titoli, fondi terzi e conti correnti, il patrimonio sale a 79 miliardi. A settembre l’apporto delle gestioni patrimoniali è stato di 142 milioni e quello dei fondi di 310, 31 dei quali provenienti dai private market. Questi ultimi contribuiscono ormai a 3,6 miliardi del patrimonio totale, dimostrando come «la clientela e le reti stiano rivedendo l’asset allocation, includendo prodotti di economia reale», ha sottolineato l’amministratore delegato Gabriele Blei, per ricordare poi che, «nonostante la volatilità dei mercati, le performance netta media al cliente è rimasta positiva del 5%». Le masse gestite all’estero, ha concluso, «hanno raggiunto ormai il 39% del totale».

L’espansione internazionale, nello specifico nel mercato spagnolo, ha fatto da traino anche ai numeri di Banca Mediolanum. L’amministratore delegato Massimo Doris ha precisato che «la raccolta nel Paese iberico è cresciuta del 37% rispetto allo scorso anno», dando un contributo importante ai risultati commerciali totali. Nel nono mese Banca Mediolanum ha registrato afflussi per 706 milioni, che portano il totale da inizio anno a 9,4 miliardi. La sola raccolta netta è stata positiva per 362 milioni, 254 dei quali provenienti dal gestito. Netta inversione di tendenza invece per l’amministrato, che lo scorso anno aveva beneficiato dall’offerta sul conto corrente proposta alla clientela. L’erogazione di crediti, positiva per 330 milioni, ha portato il totale da gennaio a 2,9 miliardi, rivelandosi un altro punto di forza per la società di asset management milanese.

Proprio la virata dell’asset mix verso il gestito è stata il punto di forza di Fineco: 495 milioni su 572 raccolti a settembre sono attribuibili a questa componente, per un totale da inizio 2021 di 5,4 miliardi. Un incremento annuo del 107% e il 69% degli afflussi complessivi, pari a 7,9 miliardi. Per la banca digitale guidata dall’amministratore delegato e direttore generale Alessandro Foti è stato decisivo poi il trend di conversione dei depositi, che ha portato la raccolta diretta a registrare una flessione di 55 milioni. Per il top manager la chiave di volta è stata la capacità dei consulenti di «affiancare i clienti in una gestione efficace del patrimonio, prendendo soluzioni in grado di rispondere alle diverse esigenze di investimento e diversificazione». La raccolta retail nella piattaforma di asset management Fam si è attestata a 292 milioni, con la clientela interessata in particolare al prodotto Target Esg di decumulo. Al 30 settembre Fam gestiva 21,6 miliardi di masse, 13,9 delle quali attribuibili alla componente retail. Il patrimonio totale ha sfiorato così i 104 miliardi, in crescita del 22% rispetto al settembre 2020. Unica nota stonata, la stima al ribasso per i ricavi da brokerage: 16 milioni, in flessione annua del 6% (ma comunque a +42% rispetto alla media 2017-19), per via di una volatilità dei mercati inferiore a quella registrata lo scorso anno. (riproduzione riservata)
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