ASSIDIM, Cassa di Assistenza sanitaria, ha realizzato un’indagine online sugli stili di vita durante il Covid -19.
L’obiettivo è stato quello di valutare abitudini e comportamenti delle persone relativi agli stili di vita, attraverso la costruzione di un particolare indice – Lifestyle Index – con valori da 1 a 100 e ottenuto dalla combinazione di determinanti quali alimentazione, percezione dello stress e attività fisica.
Lo strumento per la rilevazione è stato un questionario anonimo di 42 domande inerenti alimentazione e abitudini alimentari, abitudine all’esercizio fisico, fumo e consumo di alcolici, percezione dello stress, dello stato di salute e della qualità del sonno.
Le risposte sono state trattate in forma aggregata per costruire il Lifestyle Index, e rese immediatamente disponibili per i partecipanti che, infatti, al termine della compilazione hanno ricevuto un report sintetico sul loro stile di vita.
Più dell’80% dei circa 1.400 rispondenti ha beneficiato di almeno una prestazione assistenziale, con un’età media di 52 anni per gli uomini e 46 anni per le donne. C’è invece una distribuzione omogenea per quanto concerne sia il genere (52% uomini e 48% donne) che la categoria professionale (il 35% svolge mansioni impiegatizie, il 30% è parimenti quadro o dirigente).
Le principali evidenze della ricerca sugli stili di vita
• i soggetti che svolgono un livello di attività fisica d’intensità “moderata”, secondo un particolare parametro che misura la quantità di energia utilizzata sotto sforzo (MET), hanno la percezione di un miglioramento delle performance lavorative, della qualità della salute e del sonno rispetto ai soggetti meno «attivi»;
• negli oltre 1.400 soggetti coinvolti nell’indagine ASSIDIM, l’indice dello stile di vita migliora al crescere dell’età. In particolare, suddividendo la popolazione in fasce d’età (< 30; tra 30 e 50; > 50), si rileva, al crescere dell’età, un miglioramento dell’indice come risultato dell’influenza di più variabili, principalmente lo stress e l’alimentazione, che determinano un peggioramento dell’indice nei soggetti più giovani;
• nelle donne, l’indice dello stile di vita risulta peggiore rispetto a quello degli uomini a causa di una più elevata percezione dello stress, che si riflette in una maggiore sintomatologia fisica e stanchezza;
• i dipendenti beneficiari delle prestazioni ASSIDIM sono caratterizzati da un indice di stile di vita più elevato rispetto ai dipendenti che NON beneficiano delle prestazioni ASSIDIM;
• 9 dipendenti su 10 riferiscono il desiderio di una specifica consulenza per migliorare il proprio stile di vita.
Certamente, l’effetto lock-down e le persistenti limitazioni alle attività quotidiane, che sono andate vieppiù riducendosi, hanno influenzato gli stili di vita delle persone, anche se ora il fenomeno, causa il miglioramento della curva epidemiologica causato dall’impatto dei vaccini, sta rientrando.
L’isolamento domiciliare forzato, perlomeno inizialmente, ha portato a modificare il regime alimentare nonché l’attitudine all’esercizio fisico, le ore di sonno e altre abitudini di vita quotidiana. Potremmo esserci concessi qualche strappo alla regola di troppo, dopodiché ci siamo in qualche modo adattati alla nuova “normalità”.
Per quel che concerne invece la prevenzione, intesa come diagnosi precoce, i numeri registrati nel 2020 sono davvero drammatici, considerato che non si muore di solo Covid: secondo le principali fonti statistiche, sono circa 18 milioni le visite e prestazioni sanitarie rimandate a causa della pandemia.
Uno stile di vita corretto – alimentazione sana, esercizio fisico, niente fumo, gestione dello stress, ecc. … – è perciò essenziale per la sostenibilità individuale e sociale: occorre fare qualcosa oggi per preservare un bene prezioso come la salute.
Dall’indagine emerge infine un’evidenza molto importante per le aziende che mettono al centro delle loro politiche di Total Reward la salute e il benessere: le iniziative a supporto devono essere allineate ai bisogni e agli stili di vita della popolazione aziendale, e differenziate per cluster. Un approccio generico e dettato dalle offerte dei provider presenti sul mercato non risulta efficace e le persone non ne percepiscono il valore.