RAPPORTO CENSIS-LENOVO: IL 72% DEGLI ITALIANI LO USA OVUNQUE, IL 25,5% NAVIGA PURE DI NOTTE
di Claudio Plazzotta
L’accelerazione della vita digitale degli italiani è ben rappresentata da un dato anticipato ieri da Stefano Quintarelli, presidente della Agenzia per l’Italia digitale: «Il 55% degli italiani che potevano attivare la loro identità digitale con Spid lo ha fatto. Oggi siamo a 25 milioni di Spid in Italia, il paese al mondo con più identità digitali attivate valide e verificabili». Un numero, questo, che riassume perfettamente il senso del Rapporto sulla Digital life degli italiani, realizzato dal Censis in collaborazione con Lenovo: «Il 70,4% degli italiani dice che la digitalizzazione ha migliorato la qualità della vita», spiega Massimiliano Valerii, direttore generale del Censis, «il 74,4% fa un uso combinato di più device, il 71,7% svolge attività digitale ovunque (dato che sale al 93% tra i giovani, ndr), e il 25,5% naviga pure di notte (il dato è del 40% tra i giovani, ndr). Assistiamo, quindi, a una rivoluzione nella quale sono indifferenti sia i luoghi, sia gli orari nei quali si svolgono le attività digitali».

Nel 73% dei casi ogni membro della famiglia ha un suo dispositivo digitale personale, e per il 71,1% la connessione funziona bene. Tuttavia, i passi in avanti nel processo di digitalizzazione non sono omogenei. Restano infatti, sacche di territorio italiano che rischiano di rimanere indietro: 14,7 milioni di italiani dichiarano di usare i dispositivi digitali in stanze di casa sovraffollate; per 13,2 milioni la connessione domestica è lenta; 4,4 milioni hanno dispositivi digitali inadeguati. E, infine, 4,3 milioni di italiani sono addirittura senza connessione.

Perciò, «L’Italia sta facendo un salto in avanti importante, che spero si tradurrà in un avanzamento nella classifica dell’indice Desi della Commissione europea, dove purtroppo occupiamo da tempo gli ultimi posti», commenta Quintarelli, «ma il paese risulta sempre spaccato in due quanto ad accessibilità della rete. E bisogna spingere sul tema sicurezza», sottolinea Eleonora Faina, direttore generale di Anitec-Assinform, «soprattutto adesso che abbiamo milioni di lavoratori in home working o smart working, e tante persone che usano i loro dispositivi digitali personali anche per le attività professionali. Bisogna diffondere la cultura digitale e la sicurezza e protezione dei dati, educare i dipendenti, la pubblica amministrazione, e pure i ragazzi a partire dalla scuola».

Antonello Giacomelli, commissario di Agcom, ci tiene però a ribadire che la rete infrastrutturale digitale italiana, durante la pandemia, ha tenuto: «Basti pensare che nel 2017 il 90% degli accessi avveniva sulla rete in rame, percentuale che nel 2021 è scesa sotto il 30%. Ci sono le sfide del 5G, non tanto in termini di rete, quanto di servizi che il 5G abiliterà, dalla chirurgia a distanza alla guida da remoto, con una rivoluzione che non sarà un upgrade del 4G, ma che somiglierà di più al passaggio dalla telefonia fissa a quella mobile. Proprio per questo, tenuto conto che il cambiamento è già avvenuto ma che c’è una rivoluzione alle porte a base di Intelligenza artificiale, 5G e blockchain, ritengo necessario un ammodernamento di tutti gli strumenti che regolano la nostra vita. Serve una assemblea costituente europea, un nuovo diritto continentale che sia figlio dell’era digitale. Mentre al momento le norme che regolano la nostra vita sono vecchie, ancorate a un modello analogico che non c’è più».
Fonte: