di Manuel Follis
Tante stime diverse ma un’unica certezza: il mercato della urban air mobility (uam) nel giro di qualche anno varrà miliardi. Non è un che caso sul settore stiano investendo sempre più gruppi. Leonardo ha presentato all’Expo di Dubai il nuovo convertiplano AW609 della Augusta, Atlantia ha puntato sulla tedesca Volocopter, una delle società in rampa di lancio sui taxi aerei, Stellantis, invece scommette sulla startup californiana Archer Aviation, anche se ci sono startup anche italiane come Walle. All’estero? In Germania c’è anche Lilium e in Austria c’è FliNow. Grandi gruppi come Airbus e Boeing si sono buttati sul settore, così come Toyota, Hyundai o Uber, mentre Larry Page di Google ha scommesso su Kitty Hawk. Il mercato sta reagendo bene. Joby Aviation, che si è quotata ad agosto a New York, oggi capitalizza oltre 5 miliardi di dollari. Basterebbe questo breve spaccato per avere un’idea del fermento che c’è sulla uam, anche perché la partenza è attesa a breve.Secondo Market and Market il settore già oggi vale 2,6 miliardi di dollari e si prevede un tasso medio di crescita del 13% per 10 anni. Un recente studio di Reportlinker stima che il solo mercato Usa possa valere quasi 19 miliardi di dollari entro il 2035. Volocopter è la prima azienda che ha ricevuto un certificato dall’Easa (Agenzia europea per la sicurezza aerea) per un drone. Ecco, quali sono le stime dell’Easa? L’agenzia vede un mercato da 4,2 miliardi di euro al 2030 solo in Europa, continente nel quale dovrebbe concentrarsi circa il 31% di tutta la urban air mobility mondiale con un bacino potenziale di 340 milioni di utenti. Sempre al 2030 il settore potrebbe generare 90.000 nuovi posti di lavoro o ridurre le emissioni (rispetto a un elicottero che consuma kerosene le emissioni si azzerano) o portare in 15 minuti dagli aeroporti ai centri delle città. L’Easa stima consegne di organi agli ospedali più veloci del 73% e ritiene il rischio di incidenti mortali 1.500 volte inferiore a quello che accade sulle strade. I vantaggi di questo tipo di mobilità sono intuibili, gli aerei sono elettrici, decollano in maniera verticale e possono raggiungere facilmente il centro delle città.
Quando entreranno davvero nel nostro quotidiano? Presto, molto presto, le stime dopo i primi test prevedono l’utilizzo ordinario già nel 2024-2025. Per quanto riguarda l’uso dei veicoli per il trasporto passeggero, all’inizio sarà necessaria la presenza di un pilota, mentre per quanto riguarda il trasporto merci, fin da subito sarà previsto l’utilizzo di droni a guida autonoma. Da quel momento, ossia dalla partenza della commercializzazione, il mercato crescerà esponenzialmente, tanto è vero che l’ultimo report in materia di Morgan Stanley stima un business da 1,5 trillioni di dollari al 2040. E’ evidente che accanto alle grandi opportunità ci sono ancora alcune difficoltà da superare. Uno dei problemi riguarda l’autonomia delle batterie, anche se questo è un tema che sta già affrontando il mondo dell’auto elettrica e molti esperti sono convinti che con l’aumentare della domanda le tecnologie forniranno batterie sempre più efficienti.
Ci sono poi invece problemi specifici del settore. Intanto i primi voli prevederanno un pilota e un solo passeggero, e ovviamente il trasporto limitato a una sola persona limiterà l’utilizzo del servizio i primi tempi. C’è poi un problema legato alla stabilità in caso di condizioni climatiche avverse. Pochi giorni fa nel corso dell’Its World Congress 2021 di Amburgo c’è stato il primo test di un drone utilizzato per il trasporto di carichi pesanti, prodotto da Volocopter in collaborazione con la società di logistica DB Schenker. Si è trattato del primo decollo pubblico, a pieno carico, e il mezzo ha volato per circa 3 minuti, ad un’altezza massima di 22 metri, per poi atterrare in un parcheggio. Tutto perfetto e avveniristico, ma in condizioni di vento e pioggia i droni fanno più fatica e le stabilizzazione dei velivoli in caso di maltempo sarà uno degli aspetti su cui lavorare. Le eventuali nubi all’orizzonte non preoccupano più di tanto gli investitori. Restando a Volocopter, Atlantia ha investito 15 milioni nell’ultimo round di finanziamento della società. Un investimento che «fa parte delle linee guida di sviluppo strategico che abbiamo presentato ai mercati lo scorso giugno, dove la mobilità sostenibile e l’innovazione giocano un ruolo importante», commenta Elisabetta De Bernardi, Investment Director Europe della holding. «Nel nostro ruolo di investitore, siamo impegnati a far sì che possa presto prendere piede una nuova forma di mobilità a emissioni zero, che consenta di muoversi nei grandi territori metropolitani in modo veloce e pienamente sostenibile».
Ecco, se oggi l’idea dei taxi volanti per percorsi di pochi km sembra far parte del futuro, una volta che la vendita entrerà davvero a pieno regime una delle tematiche da affrontare riguarderà l’affollamento dei cieli, ma la sensazione è che i regolatori siano particolarmente favorevoli al cambiamento. L’Easa, come detto, è molto ottimista sul fronte della sicurezza, mentre in Italia Adr ha siglato un accordo con Enac ed Enav proprio per lavorare alle regole del futuro. La società che gestisce gli scali della capitale sta «attivamente lavorando con stakeholder e partner industriali per progettare le strutture a terra, i cosiddetti vertiporti, e facilitare l’avvio operativo di questo tipo di servizio su Roma», spiega il ceo di Adr Marco Troncone. La timeline è «sfidante ma possibile», prosegue, per fare in modo «che Fiumicino sia tra i primi aeroporti in Europa ad attivare questo genere di collegamenti, già nel 2024, prima dell’anno Giubilare». (riproduzione riservata)
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