di Anna Messia
A settembre la raccolta netta di risparmio gestito (escluse le deleghe assicurative di ramo I) del gruppo Anima è stata positiva per 376 milioni, per un totale da inizio anno di 2,4 miliardi. Oltre il doppio dell’ammontare dei primi nove mesi del 2020 (1,178 miliardi), con le masse complessive arrivate a circa 200 miliardi. Già ad agosto la raccolta era stata di circa 500 milioni e il trend positivo sembra destinato a proseguire nei prossimi mesi, dice l’amministratore delegato di Anima Holding, Alessandro Melzi d’Eril. Perché se è vero che i mercati azionari sono oggi diventati più volatili bisogna anche considerare che ci sono però enormi liquidità sui conti correnti degli italiani, più di 1.700 miliardi che, alla luce dell’inflazione crescente, dei bassi tassi e dei costi amministrativi, hanno un rendimento negativo. Liquidità che, almeno in parte, è destinata a confluire verso il risparmio gestito. «La migrazione è già iniziata da parte delle aziende», segnala Melzi d’Eril che sottolinea come «tutta l’industria del gestito stia andando molto bene e noi non siamo da meno». Per aumentare la remunerazione degli azionisti la società da controllata da Banco Bpm (19,4%) e da Poste italiane (10,4%), nei giorni scorsi, ha decido di avviare un’operazione di buy back per 60 milioni di titoli, che ai prezzi attuali corrisponde a circa il 3,9% del capitale. «L’intenzione è portare in assemblea la delibera di annullamento delle azioni per aumentare il rendimento, mentre manteniamo l’obiettivo di distribuire metà dell’utile netto», dice il numero uno della società sottolineando che Anima Holding ha una considerevole generazione di cassa. «Abbiamo circa 420 milioni da utilizzare per le opzioni strategiche, 60 milioni saranno utilizzati per il buyback ma a fine anno, con la nuova generazione di cassa, la somma sarà ricostituita», spiega. Quali sono le operazioni straordinarie che potrebbe fare Anima? A lungo la società, in passato, ha guardato possibili operazioni all’estero ma alla luce del riassetto bancario oggi in atto l’attenzione è tornata in Italia. Non è un mistero che Anima avesse aperto un confronto con Mps per rivedere i termini dell’accordo con la banca che scade nel 2030 su cui era pronta a puntare nuove risorse. Le mosse di Unicredit (che nel settore opera con Amundi) sulla banca senese hanno messo tutto in stand-by ma in ogni caso la partnership con Anima non prevede scioglimento anticipato o clausole di change of control (cambio di controllo). Gli occhi sono poi puntati su Arca Sgr, partecipata da Bper (55%) e Popolare Sondrio (40%) che potrebbe essere uno sbocco naturale in caso di aggregazione tra Banco Bpm e Bper. (riproduzione riservata)
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