Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Oltre 9 milioni di nuclei familiari italiani ricorreranno al Superbonus 110% del decreto Rilancio. Secondo un’indagine condotta da Up Research e Norstat per Facile.it, il 55% degli interpellati lo impiegherà per il condominio di residenza, il 29,3% (6.250 mila individui) per la casa unifamiliare di residenza e 2 milioni per le seconde case. La maggior parte cederà il credito di imposta alla banca, mentre una minoranza detrarrà il possibile nella dichiarazione dei redditi. In riferimento alla tipologia di lavori, il 58,2% impiegherà l’agevolazione per il «cappotto termico» (ovvero per interventi di isolamento termico). Il dato arriva al 63,4% tra i residenti al Sud e nelle isole. Il 34,7% sostituirà l’impianto di climatizzazione invernale attuale con uno centralizzato per riscaldamento, raffreddamento o fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione; mentre il 7,1% lo implementerà in misure antisismiche.
Un superbonus a ostacoli. Più di nove milioni di famiglie pensano di utilizzare il credito d’imposta del 110% per il risparmio energetico e l’adeguamento sismico, ma più di sei milioni di italiani non hanno capito bene come funzione a tre hanno già rinunciato a causa della troppa documentazione necessaria. Questo quanto emerge da un’indagine condotta per Facile.it da mUp Research e Norstat su un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta in età compresa fra 18 e 74 anni sull’intero territorio nazionale (indagine condotta tra il 18 ed il 20 settembre 2020). Più di 11,7 milioni di italiani (55%), tra coloro che hanno dichiarato di voler usufruire del bonus, lo faranno per il condominio in cui risiedono, mentre il 29,3%, pari a più di 6.250.000 individui, lo utilizzerà per la casa unifamiliare di residenza. Questa percentuale aumenta fino a raggiungere il 32,1% per gli abitanti del Sud e delle isole, probabilmente, spiega una nota, perché in questa zona d’Italia le abitazioni unifamiliari sono più diffuse e molti immobili, a causa del loro stato di conservazione, necessitano di interventi importanti.
- Mediobanca, confermato Nagel
Leonardo Del Vecchio schiera il suo 10,16% di Mediobanca con Assogestioni all’assemblea per il rinnovo del board. Ma anche senza i voti del primo socio si conferma l’assetto di vertice con il presidente Renato Pagliaro e il ceo Alberto Nagel, eletti dalla maggioranza dei soci, il 44,2% del capitale sociale, in primis il 12% del patto di consultazione (tra i quali Mediolanum, Fininvest, Benetton).Mercato e fondi internazionali hanno scelto la lista presentata dal board uscente che ha eletto 13 consiglieri (Virginie Banet e Laura Cioli come new entry), riconfermando la compagine che ha approvato il piano industriale al 2023 di Nagel. Per la minoranza di Assogestioni, scelta dal 19% del capitale tra cui Delfin (Del Vecchio), riconfermati Alberto Lupoi e Angela Gamba. Delfin ha votato per Assogestioni, ha votato contro la politica di remunerazione dei manager e si è astenuto sul cambio di statuto che elimina, ma a partire dal prossimo board, il vincolo che i top manager siano interni alla banca. Come sindaci effettivi Assogestioni ha eletto Ambrogio Virgilio ed Elena Pagnoni, presidente del collegio è Francesco Di Carlo (Mediolanum). Si ferma all’1,6% la terza lista, presentata con l’1% dal fondo Bluebell, il cui fondatore Giuseppe Bivona si è detto «dispiaciuto; ma la vera novità è che per la prima volta Mediobanca sia stata sconfessata dal suo principale azionista». Mediobanca ha chiuso il trimestre con un utile di 200,1 milioni, in calo per il minor apporto di Generali.
- Mediobanca, Nagel fa il pieno di voti anche con i fondi
Come prevedevano alcuni un mese fa, allo spuntare della lista di Bluebell per il cda di Mediobanca, il terzo contendente rischiava di disgregare gli investitori di mercato e causare una vittoria più netta del cda uscente. Quel cda di cui lo stesso fondo attivista era il maggior critico. E così è finita la prima assemblea “remota” a Piazzetta Cuccia, coincisa con la prima di Leonardo Del Vecchio da primo socio. La “proxy fight” tra lista del cda uscente, lista di minoranza dei gestori e lista Bluebell ha fatto mietere voti ai nomi che fino al 2017 erano araldi del patto parasociale più discusso d’Italia. Con il 65,3% di titoli al voto la lista del cda ha preso il 44,2%: oltre ai pattisti residui, e a Bolloré, molti fondi istituzionali, a cui il tandem Pagliaro presidente e Nagel ad non hanno mai chiesto soldi anzi da anni li remunerano al 9%. Più che doppiata la lista dei fondi, votata da un 19,1% tra cui fa capolino, senza troppo stupore, il 10,16% di Del Vecchio. Che ieri, tacendo, si è mosso “da istituzionale”. È il trionfo dei due manager che nel 2023 compiranno il ventennale o è la «vittoria di Pirro», come l’ha definita Bluebell? Forse sarà una terza via. Un indizio è che Del Vecchio ieri ha votato contro i compensi dati nel 2020 ai vertici, approvando invece gli incentivi 2021, ben mitigati.
- Aeroporti, 2 miliardi di danni «Sparito il 70% dei passeggeri»
Gli aeroporti italiani si avviano a chiudere il 2020 con una perdita di ricavi di circa due miliardi di euro. È la stima di Assaeroporti, fatta con la diffusione dei dati di traffico dei primi nove mesi dell’anno. In settembre i passeggeri sono stati 5,738 milioni, il 69,7% in meno dello stesso mese del 2019. Assaeroporti fa notare che le cifre «riportano il settore indietro di 25 anni, ai livelli del 1995». Nei primi nove mesi di quest’anno i passeggeri totali sono stati 45,449 milioni, -69,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. L’associazione degli scali stima che il 2020 potrebbe chiudersi con 58 milioni di passeggeri, il 70% in meno rispetto ai 193 milioni dell’anno scorso. Come dire una perdita di 135 milioni di passeggeri.
- Bonus malus da rivedere Un peso alla gravità dei sinistri