Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

Tra i nuovi prodotti lanciati da Intesa SanPaolo Life (la compagnia irlandese del gruppo assicurativo Intesa Sanpaolo Vita) si segnala la polizza Valore Pro Insurance. Si tratta di un contratto di assicurazione sulla vita di tipo unit linked a premio unico e a vita intera, collegato al valore delle quote di fondi interni selezionati con focus sulla sostenibilità degli investimenti. I sedici fondi interni messi a disposizione sono distinti in due aree: l’Area Asset Allocation e l’Area Selezione Top. L’area Selezione Top raccoglie fondi gestiti con l’obiettivo di realizzare una crescita del capitale investito attraverso una gestione flessibile, e sono presenti tre fondi che prevedono di investire la componente azionaria e corporate bond attraverso valutazioni ESG (investimenti sostenibili). Mentre l’Area Asset Allocation soddisfa chi vuole costruire il proprio portafoglio tramite tredici fondi a benchmark sempre utilizzando criteri di sostenibilità. In questo caso specifico si considera un investitore che decida di destinare tutto il capitale al fondo interno Obbligazionario Corporate Euro classe A. La prestazione in caso di vita prevede il pagamento ai beneficiari del controvalore delle quote dei fondi, al pari della prestazione in caso di decesso che prevede però alcune specifiche. Se al momento del decesso l’assicurato ha un’età pari o inferiore a 80 anni ed il sinistro avviene entro i sette anni dalla data di sottoscrizione, la compagnia riconoscerà il maggior importo tra la somma dei premi netti versati e il controvalore delle quote dei fondi incrementato della maggiorazione caso morte.
Non è stato finora un anno facile per i mercati finanziari, ma i fondi pensione tutto sommato hanno tenuto la rotta e in diversi casi hanno anche battuto la rivalutazione del trattamento di fine rapporto (Tfr). Per i 9 mesi del 2020 le anticipazioni raccolte da MF-Milano Finanza indicano un risultato medio netto dei fondi negoziali pari a +0,36%, in recupero dopo il -1,1% del primo semestre. Si restringe quindi la distanza rispetto al Tfr, che da inizio anno a fine settembre segna +0,93% netto rispetto al +0,62% di fine giugno (il suo valore su base annua è pari all’1,5% fisso più lo 0,75% dell’indice di inflazione Istat). E un quarto delle 80 linee analizzate ha realizzato nei 9 mesi una performance superiore a questo rendimento del Tfr. Nel frattempo i fondi pensione aperti hanno registrato in media il -0,86% (sulla base dei dati Fida su tutti i comparti sul mercato), un dato negativo per via della maggiore esposizione alle azioni ma anche in questo caso in miglioramento rispetto a -2,3% dei primi sei mesi e con un quarto che ha fatto meglio del Tfr (sul totale delle oltre 300 linee sul mercato). Bisogna anche considerare che sui rendimenti dei fondi pensione pesa la zavorra del maggior prelievo fiscale, dato che l’aliquota è del 20% rispetto al 17% relativo al Tfr.
Spiragli di recupero oltre le attese per l’economia italiana. Secondo l’ultimo Bollettino economico di Banca d’Italia, nel terzo trimestre dell’anno il pil nazionale è cresciuto del 12% grazie alla spinta inferta dall’industria, con un aumento della produzione del 30%. Questo è il primo dei tre trimestri a mostrare segni di recupero, dopo il -5,5% del primo trimestre e il calo del 13% del secondo, facendo supporre agli esperti di Via Nazionale un calo complessivo del pil per il 2020 di poco inferiore al 10%, con una graduale ripresa. Inoltre anche il debito complessivo delle imprese in percentuale sul pil è salito al 73%, ma rimanendo molto più contenuto di quello medio dell’area euro, pari al 115%. Le incertezze, però, rimangono e sono inevitabilmente collegate all’andamento della pandemia e ai rischi di una seconda ondata.
Per quanto riguarda l’assise dei soci, la casa d’analisi ritiene che lo scenario migliore consista in un’affermazione quanto più netta possibile da parte dell’unica lista di maggioranza depositata, vale a dire quella presentata dal cda uscente. Quest’ultima, a favore della quale si sono espressi anche i proxy advisor Iss e Glass Lewis, è all’insegna della continuità e prevede l’avvicendamento di due soli nuovi consiglieri (Laura Cioli e Virginie Banet, che prenderanno il posto di Alberto Pecci e di Marie Bolloré), confermando il resto della squadra a partire dal presidente, Renato Pagliaro, e dall’ad Alberto Nagel.
Per anni l’auspicio dei consulenti finanziari è stato chiedere l’uscita dall’Enasarco, per versare i propri contributi esclusivamente all’Inps. Meglio abbandonare l’inscrizione all’ente previdenziale degli agenti di commercio, gestito spesso con poca trasparenza e nel quale non era possibile avere una propria rappresentanza perché non si poteva votare per eleggere i vertici, era la riflessone dei consulenti finanziari. La svolta c’è stata nel 2016 con le prime elezioni della storia dell’Ente ma ce ne sono voluti altri quattro perché i consulenti finanziari riuscissero a salire fino al vertice dell’ente che l’anno scorso ha compiuto 80 anni di storia, e ha oggi più di 222 mila iscritti e un patrimonio di oltre 7,8 miliardi di euro: con 25 delegati su 60, la lista unitaria «Fare presto!» sostenuta da Anasf, l’associazione dei consulenti, Federagenti, Fiarc e Confesercenti è risultata la prima in entrambe le consultazioni, sia lato agenti (18 su 40) che lato società mandanti (7 su 20).

 

  • Generali UK promuove Moore
Generali Global Corporate & Commercial ha nominato Alan Moore direttore generale della sua filiale britannica, a riporto del ceo Manlio Lostuzzi. Moore manterrà anche il suo attuale ruolo di responsabile della Global Corporate & Commercial Uk. In un momento storico reso particolarmente difficile dalla combinazione tra crisi pandemica e Brexit, Moore porta in dote oltre 25 anni di esperienza nel settore assicurativo e un curriculum fortemente internazionale, che lo ha visto impegnato in diversi angoli del mondo, tra cui Bermuda, New York, paesi scandinavi e appunto Uk. Aperta a Londra nel 1963, anno in cui i Beatles debuttavano con l’album Please Please Me, la filiale britannica del gruppo assicurativo è oggi interamente dedicata alle soluzioni per i business globali.

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  • Auto, l’Italia guida la ripresa del mercato
Dopo otto mesi l’Europa dell’auto tira il fiato. Si arresta il calo, che causa il Covid ha segnato crolli drammatici nei mesi del lockdown, e a settembre le vendite di vetture nel Vecchio Continente tornano positive: +1,1%. Oltre 1 milione e 300 mila le immatricolazioni secondo i dati dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, mettendo insieme l’area Eu, Efta e Uk. Una crescita di 14 mila e 500 unità rispetto al 2019: un piccolo balzo in avanti, ma significativo in uno degli anni più orribili per l’auto. Tra i cinque maggiori mercati a guidare la ripresa è l’Italia con l’incremento più vistoso, +9,5%. E il gruppo Fca ha registrato una crescita di 11,8 punti percentuali dopo una lunga serie di dati negativi. A seguire la Germania segna un +8,4%. Dati ancora negativi nel Regno Unito, -4,4%, e in Francia, -3%. Ancora grave la crisi in Spagna: -13,5%. Le associazioni delle Case, dall’Acea all’Unrae all’Anfia, concordano che l’anno si chiuderà con una perdita del 25%.
  • Bivona “A Mediobanca serve un consiglio più indipendente”
La campagna delle nomine in Mediobanca sta finendo: i tre consulenti dei fondi si sono espressi: due privilegiano la lista del cda uscente, uno gli antagonisti di Bluebell Capital Partners, che chiede discontinuità. Giuseppe Bivona dirige, con Francesco Trapani e Marco Taricco, il fondo che due anni fa da Londra ha “puntato” Mediobanca. «Noi non abbiamo mai suggerito di vendere Generali, che rappresenta il 40% del valore di Borsa di Mediobanca. Come azionisti siamo interessati ad aumentare il valore, e a vedere il capitale eccedente di Mediobanca usato per finanziare la crescita. Non certo per ridarlo ai soci, né per lasciarlo passivo in Generali». «Vediamo significative opportunità di crescita nei core business di Mediobanca quali la banca di investimento, il credito al consumo, il factoring. Siamo più scettici sul risparmio gestito, che richiede economie di scala ed esperienza. Anche per questo, senza conoscerne i dettagli, è difficile capire la ratio del tentato blitz su Banca Generali».

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  • Bankitalia vede un balzo del Pil: più 12% nel terzo trimestre grazie al traino dell’industria
La Banca d’Italia prevede un balzo del Pil italiano nel terzo trimestre del 12%, superiore alle stime, grazie al traino dell’industria. Secondo quanto si legge nel Bollettino economico, «il ritorno alla crescita è stato verosimilmente più sostenuto di quanto prefigurato in luglio. Anche grazie alle misure di stimolo, l’incremento del prodotto potrebbe essere stato intorno al 12%, sospinto soprattutto dal forte recupero dell’industria» spiega Via Nazionale. «Restano più incerte le prospettive dei servizi, in ripresa anche per effetto del buon andamento dei flussi turistici domestici ma ancora su livelli di attività molto contenuti». I dati retrospettivi, però, dicono altro: nei primi otto mesi del 2020 la produzione metalmeccanica ha perso il 19,8% rispetto ai primi otto del 2019, così come emerge dalla 155esima edizione dell’indagine congiunturale di Federmeccanica. E nel frattempo continua la caduta dell’indice dei prezzi di beni e servizi che a settembre, per l’intera collettività e al lordo dei tabacchi, ha registrato un calo dello 0,7% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da -0,5% del mese precedente).

  • Quei 25 click di distanza tra giovani e polizze
Protezione, previdenza complementare, investimento. Quale di queste motivazioni porta un ventenne o un trentenne ad avere oggi in tasca una polizza? La ricerca dell’Italian Insurtech Association ci ricorda che i giovani non hanno grande dimestichezza con il mondo assicurativo ma ci dice anche che dopo il Covid qualcosa è cambiato nel loro rapporto con le polizze. La pandemia ha modificato molte delle abitudini, ha accentuato la sensazione di precarietà spingendo anche i giovani a cercare soluzioni assicurative e di protezione. Un anno fa solo un Millennial su cinque avrebbe acquistato un’assicurazione diversa dall’Rc Auto, oggi invece, dopo le paure da coronavirus, uno su due la acquisterebbe.
  • L’offerta assicurativa sempre più multiramo
  • I risultati premiano le unit dei settori high tech e salute
Rappresentano circa il 20% delle riserve tecniche assicurative italiane con una dote di 174 miliardi di euro di fine di giugno. E sono una soluzione che ormai da oltre un ventennio è presente sul mercato assicurativo italiano che insieme a quello britannico è il più esposto su questo tipo di prodotti. Sono le unit linked delle polizze finanziarie i cui rendimenti sono legati all’andamento di fondi assicurativi. In buona sostanza, salvo che ci siano dei meccanismi di garanzia del capitale, i risparmiatori possono guadagnare o perdere in base all’andamento delle quote di fondi assicurativi, che a loro volta di solito investono in altri fondi comuni d’investimento: come si può vedere dal grafico ben l’83% degli asset delle unit punta su organismi di investimento collettivo, originando in molti casi una duplicazione di costi di gestione. Attualmente le unit vengono proposte sia stand alone, ossia da sole, o come componente delle polizze mulitramo che rappresentano la principale offerta assicurativa di questo periodo, con l’obiettivo di dare un po’ di brio ai risultati offerti dai prodotti più sicuri ossia dalle polizze ramo I o rivalutabili.
  • Verso il restyling delle regole delle polizze finanziarie sotto il faro Ivass
Le unit sono sotto il faro dall’Ivass da tempo. Più volte l’Authority ha sottolineato come il loro peso all’interno delle polizze individuali fosse elevato. Ora l’Authority sta pensando anche a una rivisitazione della regolamentazione di questi strumenti. Nuove regole potrebbero già essere disponibili a breve (questione di settimane). La regolamentazione delle unit linked risale al 2002, come ha ricordato Daniele Franco, presidente di Ivass e direttore generale della Banca d’Italia, che lo scorso luglio ha annunciato l’avvio di un confronto con le imprese per arrivare a modificare il regolamento alla luce dello scenario completamente mutato negli ultimi 18 anni. In primis c’è l’esigenza incombente di cambiare i vincoli dei Pir assicurativi alla luce della riforma che ha interessato i Piani di Risparmio. In discussione anche un eventuale ampliamento del raggio d’azione in termini di sottostante investibile dalle unit.
  • La salute si assicura allo sportello
  • È svolta polizze per gli enti del Terzo settore
  • Assicurativi frenati da Covid e tassi