Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

 

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Si fa in salita la strada verso lo scudo assicurativo italiano contro le pandemie dopo che i riassicuratori mondiali, da Munich Re a Swiss Re, hanno deciso di frenare sulle coperture considerando insostenibili le perdite per il Covid. In ballo c’è il tavolo aperto nei mesi scorsi dall’Ania con l’obiettivo di individuare una soluzione pubblico-privata contro le pandemie. Il comitato di esperti è intenzionato a formulare una proposta da presentare al governo, come aveva annunciato la presidente dell’associazione degli assicuratori Maria Bianca Farina. «Presenteremo al governo il nostro modello basato su una partnership pubblico-privata», aveva detto a giugno in occasione dell’Insurance Day 2020 organizzato da MF-Milano Finanza, aggiungendo che l’intenzione è tracciare «la via italiana da presentare anche in Europa, dove il dibattito sulle coperture da rischio pandemico è molto attivo ed efficace». Nuovi modelli che potrebbero essere l’occasione per colmare il divario assicurativo che caratterizza l’Italia rispetto ad altri mercati europei nel ramo Danni e il Covid 19, nel bene e nel male. Le assicurazioni italiane, a differenza di altri big europei (come i Lloyd’s di Londra, che per i sinistri hanno pagato un conto di 5 miliardi di sterline), sono passate indenni dalla pandemia vista la scarsissima diffusione di coperture per l’interruzione dell’attività (business interruption).
Tagliando in vista per la direttiva europea sull’open banking (Psd2), pensata per favorire lo sviluppo dei pagamenti digitali e dei servizi finanziari innovativi. Nei giorni in cui in Italia si annunciava la creazione di un campione nazionale del cashless, con la prevista fusione tra Sia e Nexi, a Bruxelles si presentavano due nuovi importanti pacchetti legislativi, uno sulla finanza digitale e l’altro nuova strategia europea per i pagamenti. I pacchetti sono corposi e complessi ma in entrambi si fa riferimento alla necessità di rimettere mano alla Payment Services Directive 2. A poco più di due anni dalla sua entrata in vigore, «più di 400 entità non bancarie – operatori terzi – sono ora autorizzati a fornire sia servizi di pagamento che di informazione finanziaria e un crescente numero di banche stanno offrendo esse stesse» questo tipo di servizi, si legge nel documento sullo sviluppo dei pagamenti digitali.
Si prospettano due settimane molto intense attorno a Mediobanca. Dopo la presentazione delle liste per il rinnovo del consiglio di amministrazione e il balzo di Leonardo Del Vecchio oltre il 10%, in vista dell’assemblea del 28 ottobre sono entrati in azione i proxy advisor. Questa mattina dovrebbe essere pubblicata la raccomandazione della statunitense Iss, mentre il parere di Glass Lewis è atteso per i prossimi giorni. C’è da scommettere che asset manager ed hedge fund leggeranno con grande attenzione le indicazioni delle due società alla vigilia di un partita dall’esito non scontato. Soprattutto dopo che, la scorsa settimana, Leonardo Del Vecchio ha compiuto un nuovo balzo nell’azionariato di Mediobanca, superando la soglia del 10%. Oggi Delfin è attestata al 10,162% e ha tempo fino alla record date di lunedì 19 per incrementare ulteriormente la quota e portarsi vicino al 13-14%. Al momento sul titolo Mediobanca non si vedono volumi anomali, ma non si possono escludere nuovi blitz. Già oggi comunque il voto della holding (di gran lunga primo socio dell’istituto) potrebbe essere decisivo per l’esito dell’assemblea.
Sono il cuore del tessuto produttivo italiano, ma rischiano di pagare il conto più salato della crisi Covid. Secondo un recente working paper del Fondo Monetario Internazionale, le pmi italiane potrebbero essere le più penalizzate dalla pandemia a livello europeo, con un balzo di oltre dodici punti percentuali del tasso medio di fallimento, dal 9,91 al 22,68%. Un deterioramento di gran lunga più drastico rispetto a quello previsto in altre economie come la Francia (che dovrebbe attestarsi al 16,94%) o la Spagna (15,5%). Come molte stime in questi mesi anche questa va presa con le pinze ma certamente mantiene alta l’attenzione sul precario stato di salute dell’economia italiana.
Due realtà, governance unica: il gruppo Credem dà il via al progetto di sviluppo del private banking che coordinerà Credem e Banca Euromobiliare. Considerate insieme, le due strutture totalizzano 32 miliardi di euro di masse. Nasce così quello che viene presentato come il quinto polo del private banking in Italia. Il piano prevede la costituzione di una business unit all’interno di Credem, affidata al direttore generale di Banca Euromobiliare Matteo Benetti (che manterrà l’incarico), in cui confluirà l’attuale canale di private banking Credem, guidato da Gianluca Rondini, che conta su 287 banker e un portafoglio di 20,3 miliardi di euro. «Lo sviluppo del private banking è tra gli obiettivi più importanti del gruppo», commenta Benetti, «e riteniamo che il modo migliore per raggiungere tale traguardo sia unire le forze, gli intenti, le competenze e gli investimenti, valorizzando innanzitutto il lavoro e la professionalità delle persone. Ma vogliamo farlo preservando le caratteristiche distintive delle nostre strutture».
  • Una big banker per Banca Generali
Banca Generali accelera nei reclutamenti di banker d’esperienza. Le rete di wealth management guidata dal responsabile Stefano Lenti si arricchisce dell’inserimento della private banker Roberta Parodi, negli ultimi 12 anni senior relationship manager di Banca Leonardo a Milano e in precedenza con esperienze sempre nel private in Meliorbanca e in Crédit Agricole Indosuez dove ha maturato competenze di pianificazione e fiscalità su scala internazionale. Parodi si inserisce nel team milanese di wealth advisor coordinato dal manager Roberto Benzi. Goldman Sachs, dopo i dati positivi relativi alla raccolta di settembre di Banca Generali ha confermato il giudizio positivo insieme a quello degli analisti di Banca Akros e Mediobanca. La raccolta netta totale del mese scorso è stata pari a 390 milioni di euro con il valore cumulato da inizio anno che sfiora i 4,1 miliardi, superiori a quelli dello scorso anno.
  • Il factoring torna alla carica sul Garanzia Italia
Il settore del factoring è pronto a riprovarci sul Garanzia Italia. Assifact, l’associazione italiana del Factoring, è già riuscita prima dell’estate ad ottenere dal governo l’estensione della garanzia offerta da Sace al comparto, ma l’intervento previsto dal decreto Liquidità è stato limitato ai crediti pro solvendo (quelli salvo buon fine del pagamento) escludendo i pro soluto (quando chi cede non risponde del mancato pagamento del debitore). Decisione che ha limitato il ricorso alla misura gestita da Sace, visto che i crediti pro solvendo rappresentano solo il 25% del giro d’affari. Il ricorso al Garanzia Italia è stato residuale e, pur di sostenere le aziende in difficoltà, sono state le stesse società di factoring a concedere moratorie volontarie a 5 mila imprese per 2 miliardi. «Le misure emergenziali del governo hanno avuto un impatto modesto per il factoring pr le limitazioni della norma primaria nonostante l’impegno di Sace», dice il segretario generale di Assifact, Alessandro Carretta, professore di Intermediari Finanziari all’Università di Roma Tor Vergata, pronto a chiedere al ministero dell’Economia e al governo l’allargamento ai crediti pro soluto.

Arriva la polizza per gli asseveratori del 110%. Zurich Italia ha da poco lanciato una nuova copertura pensata, nello specifico, per i soggetti professionali e i tecnici abilitati per legge ad effettuare le asseverazioni di ecobonus e sismabonus. Si tratta di una copertura Rc professionale ad hoc che fornisce una garanzia mirata a tutela del rischio dell’attività di asseveratore che, in caso di certificazioni mendaci, è sottoposta a sanzioni penali. La polizza viene prestata per le perdite patrimoniali causate dall’assicurato ai propri clienti e al bilancio dello stato nello svolgimento delle specifiche attività professionali di asseverazione previste dal superbonus 110% introdotto dal decreto Rilancio. Contro i rischi connessi alle attività da loro svolte ai fini della fruizione della detrazione da parte del cliente, ingegneri, architetti e geometri saranno obbligati a stipulare una polizza di assicurazione contro i rischi connessi alle attività di certificazione.

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  • L’indagine di Bankitalia, inflazione a 0,8% tra un anno
Le imprese italiane sono meno pessimiste. Emerge da un’indagine della Banca d’Italia — condotta tra il 27 agosto e il 17 settembre tra imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti — sulle aspettative di inflazione e crescita nel terzo trimestre. «Il pessimismo delle imprese circa la situazione economica generale corrente si è attenuato rispetto a quello manifestato tre mesi prima. Il saldo negativo tra i giudizi di miglioramento e di peggioramento si è drasticamente ridotto (da -89 a -6 punti percentuali) tornando su livelli comparabili a quelli del periodo pre-Covid. Valutazioni in prevalenza di miglioramento sono emerse tra le imprese con almeno 200 addetti. Le prospettive a breve termine della domanda totale ed estera sono tornate in prevalenza positive per la prima volta dopo lo scoppio dell’epidemia», si legge nella nota. Quanto all’inflazione, le aspettative, pur aumentate, rimangono contenute su tutti gli orizzonti temporali. Le imprese prevedono che il tasso annuo d’inflazione si attesti allo 0,7 per cento tra sei mesi, allo 0,8 per cento tra un anno, all’1 per cento tra due anni e all’1,1 su un orizzonte compreso fra i tre e i cinque anni. Per l’occupazione, infine, nell’ultimo trimestre dell’anno è prevista ancora in diminuzione, ma in misura meno accentuata rispetto ai precedenti due trimestri.
  • Fondi pensione, Assoprevidenza chiede moratoria sulle sanzioni
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello ha annunciato che «stante l’estrema complessità del processo di adeguamento alla normativa Iorp II, Assoprevidenza chiederà a Covip una moratoria nell’applicazione dell’inerente apparato sanzionatorio».

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  • Partono le trimestrali Usa Nelle stime degli esperti profitti in calo del 21%
Con il riacutizzarsi della pandemia, si apre oggi la stagione delle trimestrali delle grandi aziende Usa. Si parte con l’annuncio dei conti da parte di Johnson & Johnson, di due colossi finanziari come Jp Morgan Chase e Citigroup, dal leader del risparmio gestito BlackRock e della compagnia aerea Delta: ognuna di queste aziende sarà impattata dall’effetto indiretto del virus sull’economia americana. A essere preso in esame è il trimestre tra luglio e settembre, quello dopo la fine del lockdown, che dovrebbe evidenziare una timida ripresa dei consumi e fare da barometro per le aziende europee. Goldman Sachs stima che l’utile medio per azione delle società che fanno parte dell’indice S&P500 (di fatto le 500 più importanti di Wall Street) nel terzo trimestre calerà del 21% rispetto allo stesso periodo 2019. Secondo Credit Suisse, invece, il 54% delle aziende dell’S&P500 chiuderà il 2020 meglio del 2019, soprattutto grazie alla performance dei titoli tecnologici. Credit Suisse stima che i finanziari (-23%) e i titoli ciclici (-60%) pagheranno alla pandemia un conto molto salato. Software (+12%) e semiconduttori (+8%) cresceranno a scapito di servizi di information technology (-9%) e hardware (-12%). I farmaceutici (+9%) avranno la meglio su servizi di tlc (-13%), alimentari (-10%), ma la peggiore performance sarà quella delle compagnie aeree (-339%), dei giochi e divertimento (-214%), delle tv via cavo e satellite (-134%) e dei petroliferi (-109%).

  • Assoprevidenza chiede tempo a Covip
  • Banca Generali, raccolta a 390 milioni
La raccolta netta totale di Banca Generali a settembre è risultata positiva per 390 milioni (331 milioni in agosto) e ha portato il valore cumulato da inizio anno a sfiorare i 4,1 miliardi. «Il solido trend commerciale è stato supportato anche da un’ottima dinamica in termini di mix di prodotto con le soluzioni gestite più che raddoppiate sia a livello mensile (154 milioni, +105%), sia a livello complessivo da inizio anno (1,836 miliardi, +111%)», si legge in una nota.
  • Colpa medica non provata solo dai dati statistici
  • Copertura Rc incerta su targhe prova e veicoli lasciati fermi in aree private
  • Per ora le compagnie continuano ad assicurare