Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali


logoitalia oggi7

Incremento esponenziale degli attacchi sferrati dai cyber criminali durante l’emergenza Coronavirus. Gli indicatori relativi alle attività concernenti le minacce hanno iniziato a emergere quasi di pari passo con la crescente consapevolezza nei confronti della pandemia. Molti dei domini a rischio contengono, infatti, nomi come «coronavirus» o «vaccino» e sono stati creati per carpire credenziali o distribuire malware e spam. È quanto rileva il Global Threat Landscape Report relativo al primo semestre del 2020 rilasciato dai FortiGuard Labs di Fortinet. Si è registrato anche un notevole aumento delle e-mail dannose con documenti che apparentemente contenevano indicazioni relative alla pandemia inviati da fonti attendibili, come l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). E il pericolo è dentro casa. Il raggio d’azione dei criminali informatici si è esteso, infatti, anche in ambiente domestico. Il notevole incremento del lavoro da remoto ha creato una vera e propria inversione nella struttura delle reti aziendali in cui i cyber criminali hanno immediatamente colto l’opportunità da sfruttare. Nella prima metà del 2020, i tentativi di intromissione contro diversi router di livello consumer e dispositivi IoT sono in cima alla lista dei rilevamenti.
L’Italia è l’ottavo paese al mondo per numero totale di malware subiti, ossia di attacchi informatici in grado di produrre danni ai sistemi, intercettati nella prima metà del 2020; mentre si piazza all’undicesimo posto in Europa (seconda solo alla Germania) nella classifica globale dei ransomware, ossia l’attività che provoca la paralisi di un sistema informatico per chiedere un riscatto per lo sblocco dello stesso. È quanto emerge dai dati contenuti nel report semestrale delle minacce informatiche «Securing the Pandemic-Disrupted Workplace» pubblicato da Trend Micro Research. Anche, e soprattutto, in piena emergenza Covid-19, il Belpaese continua a rappresentare uno dei bersagli preferiti dai cyber criminali. In base all’analisi condotta dagli esperti, a livello globale il tema più utilizzato dai cyber criminali è stato quello legato alla pandemia. E la conferma arriva anche dai numeri rilevati dal Global Threat Landscape Report relativo al primo semestre del 2020 rilasciato dai FortiGuard Labs di Fortinet (si veda altro articolo in pagina), che associa il maggior numero di attacchi con la crescita del ricorso a smartworking.
Effetto Covid anche sulla moda. Secondo il Fashion & Luxury Private Equity and Investors Survey 2020 di Deloitte, si stima un impatto di riduzione dei ricavi nel settore per Covid-19 del 20%, causato dalla chiusura dei negozi e dal generale clima di rallentamento dei consumi, sebbene le previsioni sui mercati asiatici e medio orientali siano positive. Il settore della moda è tra i primi ad aver avvertito gli effetti legati al distanziamento e al lockdown.

aflogo_mini

 

  • Assicurazioni, ora o mai più. La taglia media non basta
I grandi affari nel campo assicurativo sono stati portati a termine nell’ultimo anno: prima Intesa Assicurazioni che a fine 2019 ha comprato il campione del ramo malattia Rbm. Poi l’acquisto, a luglio scorso, da parte di Generali di una quota del 24,4 per cento di Cattolica che sembra prodromico a una futura Opa. Ora, invece, è venuto il tempo per le medie e le piccole di crescere con acquisizioni o fusioni e forse potrebbe emergere qualche nome nuovo che si proietti nell’Olimpo dei big. L’irresistibile attrazione per il “merger& acquisitions” (M&A) si vede anche attraverso un business abortito, l’offerta di Vittoria per un’unione con Cattolica. Perché una cosa è certa: essere piccoli, ma anche medi, nel campo assicurativo è sempre più difficile. E non tanto per la pandemia quanto per l’onerosità del sistema regolamentare. Non si era mai visto tanto attivismo nel mondo delle polizze come negli ultimi mesi. Ci sono imprese che vendono portafogli vita ma anche danni. Fondi di private equity disponibili a comprarli, a certe condizioni ovviamente. Ci sono compagnie che si sono messe sul mercato e altre intenzionate a fare acquisizioni, e anche i fondi potrebbero rientrare in questa partita. Altre compagnie, come Aviva, hanno deciso di uscire dall’Italia, dopo averlo fatto dalla Francia e dalla Spagna. L’obiettivo è, a seconda dei casi, guadagnare; o alleggerire il fabbisogno di capitale; o crescere; o, ancora, uscire da mercati secondari dove si ottengono pochi profitti. Ogni attore, insomma, recitala sua parte. E il teatro assicurativo è pieno di personaggi.
  • In Cerved e Allianz soddisfazione al top
Dopo aver stilato numerose classifiche a beneficio dei consumatori – dall’Rc auto fino al miglior conto corrente- l’Istituto tedesco qualità e finanza ha nuovamente messo nel mirino il settore finanziario mettendosi nei panni di chi ci lavora. Il quadro che ne emerge è piuttosto interessante perché evidenzia come le attenzioni per il dipendente siano concentrate nel campo del risparmio gestito, delle carte di pagamento e dei servizi finanziari, mentre in quello del tradizionale business bancario ed assicurativo esistono sì delle realtà di eccellenza ma la cultura del welfare aziendale inteso in senso lato è meno diffusa. In cima a questa particolare classifica c’è la milanese Cerved (100) che raccoglie informazioni commerciali e valuta il rischio di credito delle imprese. In seconda posizione si trova Borsa Italiana, il gestore di Piazza Affari, che ottiene un punteggio comunque molto alto (96,1); Fideuram (93,2), la controllata di Intesa Sanpaolo specializzata nel risparmio gestito, occupa il terzo gradino del podio. Sopra i 90 punti c’è però anche Banca Mediolanum (90,4), anch’essa attiva nella gestione e distribuzione di fondi d’investimento.  Chiude l’elenco, piuttosto distanziata (63,6), Banca Generali, anch’essa specializzata nella gestione del risparmio. Ben sette società dunque possono vantare una votazione molto alta, cosa che non avviene invece per esempio nel campo delle assicurazioni. Qui spicca la tedesca Allianz (100) che fa il vuoto dietro di sé. La seconda, Reale Mutua (66,8), è infatti staccata di più di trenta punti, con tutte le altre a seguire. Vittoria Assicurazioni si ferma 64,8, Aviva a 64,5, Unipolsai a 64,3 e Axa a 62,2. La situazione non cambia con le assicurazioni dirette, fra le quali Genialloyd ottiene il punteggio pieno e la seconda classificata, Ver-ti, si deve accontentare di 69,6.

  • Al via l’aumento per Bper Banca “Così nasce il terzo polo”
L’amministratore delegato Alessandro Vandelli: “Questa è la nostra operazione ne usciremo più grandi e più solidi”. Unipol e Fondazione Sardegna sono stati azionisti determinanti in questi ultimi mesi di preparazione
  • Ora il pagamento è assicurato
Nuovi servizi pensati per garantire la sicurezza delle transazioni e l’integrazione delle aziende acquisite negli scorsi anni. Grazie a queste attività Teleroute, la società che fa capo alla multinazionale Alpega, intende consolidare la sua posizione in Europa di più importante borsa carichi, quella soluzione che permette agli operatori della logistica di ottimizzare le tratte per il trasporto delle merci. Dall’altro grazie ad una gamma di iniziative che spaziano dal servizio di mediazione debiti, «che interviene con un tasso di successo del 95% nel malaugurato caso di mancato pagamento mediando tra le parti», sino alla novità del 2020 resa possibile dall’accordo stipulato con Coface, «la garanzia che tutela i trasportatori in caso di mancato pagamento». Negli ultimi anni Teleroute ha ampliato la sua presenza in Europa, con le acquisizioni prima di 123Cargo/Bursa, molto forte in Romania e in alcuni Paesi dell’Europa dell’Est, e poi di Wtransnet, il principale marchio nella Penisola iberica. «Per collegare il flusso di offerte tra le nostre borse carichi, abbiamo introdotto un ponte tecnologico tra le piattaforme che permette ai nostri clienti di poter contare sulla più grande rete di collaborazione nel settore dei trasporti con 200 mila offerte giornaliere».
  • Donne al timone dei fondi, sorpresa Italia
Nell’industria del risparmio gestito la parità di genere è ancora un miraggio. Ma non per colpa delle donne. Anzi, i fondi tinti di rosa hanno dimostrato di riuscire a performance meglio nel medio-lungo periodo. Eppure, la percentuale di donne al timone delle gestioni di portafoglio è rimasta più o meno stabile negli ultimi anni. La testimonianza diretta arriva dall’Alpha Female Report 2020, che L’Economia è in grado di anticipare in esclusiva. Stando ai dati pubblicati dalla quinta edizione dell’analisi realizzata da Citywire, il numero di donne alla guida di un fondo comune d’investimento sta sì crescendo, ma a un ritmo ancora troppo lento. Negli ultimi cinque anni l’incremento è stato di poco inferiore al punto percentuale (si è passati dal 10,3% del 2016 all’attuale 11%), e di questo passo la parità di genere nell’industria del gestito non sarà raggiunta prima del 2215. Uno scenario poco incoraggiante, che al tempo stesso vede Paesi all’avanguardia nel reclutamento di gestori donna. Come l’Italia, per esempio, che con un quota al femminile del 19% sul totale dei fund manager occupa il quarto posto della classifica globale stilata da Citywire (il secondo nel ranking europeo), oltre ad annoverare ben 12 gestori donna alla guida di fondi venduti nel Belpaese tra le prime 30 posizioni con il rating Citywire più alto.

  • Commercialisti, una polizza copre i mancati pagamenti
  • Voucher aziendali, il welfare non è tassato se riguarda tutti

Handelsblatt

 

  • Gli assicuratori temono conseguenze dalla riforma fiscale
È raro che i protettori dei consumatori e gli assicuratori siano così uniti: Ma la legge prevista per modernizzare il diritto fiscale delle assicurazioni è stata oggetto di aspre critiche da entrambe le parti. Oltre agli elevati costi di attuazione, l’Associazione tedesca delle assicurazioni (GDV) lamenta che le nuove regole sono troppo astratte e complicate: “A nostro avviso, la riforma prevista è un mostro burocratico e quindi un buon esempio di come la riduzione della burocrazia non funzioni”, ha detto ad Handelsblatt Volker Landwehr, capo del dipartimento delle imposte della GDV. La GDV prevede che l’implementazione potrebbe costare alle compagnie di assicurazione più di 130 milioni di euro il prossimo anno. Tuttavia, ciò non sarebbe compensato da un significativo gettito fiscale supplementare per lo Stato.