Parla Marattin (Italia Viva): su Del Vecchio in Mediobanca
non ci sono preclusioni, purché il riassetto preservi la concorrenza
La bad bank? Serve una linea condivisa. Ottimo il progetto Borsa spa
Luigi Marattin
Luigi Marattindi Luca Gualtieri
Il riassetto del sistema bancario potrebbe presto rientrare nell’agenda nel governo. Da Mediobanca-Generali (su cui si è riacceso il faro di Consob) a Mps, dal futuro di Popolare di Bari alla bad bank di sistema, molte partite si stanno imponendo all’attenzione dei policy maker, anche se finora l’interesse non è stato altissimo. Su molti di questi temi è particolarmente vigile Luigi Marattin, deputato di Italia Viva ed ex consigliere economico di Palazzo Chigi.
Domanda. Marattin, si torna a parlare di aggregazioni bancarie; qual è il livello di attenzione della politica sul tema?
Risposta. La politica, essendo ormai schiacciata sul brevissimo periodo, non sempre ha il giusto livello di attenzione sui dossier che hanno effetti e conseguenze oltre l’orizzonte delle poche settimane o mesi. Il proseguimento del riassetto del mercato al fine di creare operatori in grado di competere sul mercato europeo è un tema che attiene al buon funzionamento del mercato unico e alla giusta concorrenzialità nel settore bancario. Ovviamente, non spetta più alla politica guidare e dirigere questo riassetto. Né – credo – le spetta la difesa del fiero ma spesso inefficiente isolazionismo di banche di piccole dimensioni. Sono sufficienti su questi aspetti i danni che la politica già ha fatto in passato.
D. La notizia più recente è il rafforzamento di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca. Considerando anche la presa di Piazzetta Cuccia su Generali, come valuta questa partita?
R. La mia fede liberale è solida. Pertanto rimango del tutto neutrale di fronte a un’operazione di mercato condotta in trasparenza e secondo le regole nei confronti di aziende con capitale pienamente contendibile. La questione sullo sfondo è, analogamente a quanto detto prima sulle banche, possibili conseguenze sul riassetto del mercato assicurativo europeo. Ma anche su questo non posso far altro che augurarmi che tale riassetto abbia le caratteristiche sopra ricordate per le banche: dimensione realmente europea e più concorrenzialità.
D. In estate si era ipotizzato un rafforzamento del golden power proprio in relazione a Mediobanca-Generali. Era d’accordo?
R. Non avevo una posizione ben definita, avevo però qualche dubbio di compatibilità con la disciplina comunitaria, visto che quella norma si spingeva parecchio oltre il perimetro concordato precedentemente in sede Ue. E mi risulta che lo avesse anche il ministero competente, che poi ha infatti chiesto di togliere quella norma prima ancora che arrivasse da noi in parlamento.
D. Condivide l’ipotesi di chiedere una proroga a Bruxelles per l’uscita del Tesoro da Mps?
R. Ogni proroga rischia di solleticare gli istinti di presenza pubblica permanente in Mps, una prospettiva a cui sarei profondamente contrario. Il ruolo pubblico si è già sostanziato nell’alleggerimento, ad opera di Amco, di 8 miliardi di crediti deteriorati dal bilancio Mps. Ora spero che nel processo di riassetto di mercato a cui accennavo prima una banca così importante Mps possa trovare la sua collocazione.
D. Alcuni ambienti del governo spingono per creare una banca pubblica; si tratta di un progetto condivisibile?
R. Per nulla. Questo Paese ha già vissuto l’epoca delle banche pubbliche, quella in cui per conoscere il nome del nuovo amministratore delegato non bisognava attendere l’esito di una procedura di reclutamento internazionale ma l’esito di un congresso di partito. E i risultati si vedevano, con un sistema che allocava il credito non sulla base degli impieghi più produttivi ma al fine di acquistare e mantenere consenso politico. No, grazie.
D. La convince il progetto di Mcc sulla Banca Popolare di Bari?
R. Credo che i commissari abbiano fatto un ottimo lavoro; la situazione che hanno trovato era indubbiamente complicatissima. Il piano industriale prevede una banca commerciale retail e non poteva che essere così; ricordo che nel dicembre scorso invece qualcuno favoleggiava di una banca di investimento, forse senza neanche comprenderne pienamente il significato. Dopodiché, anche in questo caso rimango coerente: spero che, completato il risanamento, la banca possa tornare al mercato. Il mercato, però. Non quella cosa che c’era prima.
D. Si è riaperto il dibattito sulle bad bank pubbliche. In Italia c’è Amco che qualcuno accusa di distorcere la concorrenza. Quale dovrebbe essere il ruolo di questi soggetti?
R. Bisogna trovare un equilibrio tra due necessità: quella di non distorcere i prezzi di un mercato privato e quella di costruire e mantenere liquido un mercato. Ricercare e mantenere questo equilibrio, magari su base europea, è particolarmente importante ora, alla vigilia di una nuova probabile ondata di npl. Ultimamente a livello Ue sembrano valutare con meno freddezza l’idea di una bad bank continentale. Si tratta di un dibattito che procede come un fiume carsico da quasi dieci anni. Sarebbe utile che arrivasse a una conclusione definitiva.
D. Che effetti potrebbe avere l’operazione Euronext-Borsa?
R. Credo sia stata un’ottima operazione. Non solo perché la nostra piazza finanziaria evita il rischio dell’autarchia ed entra in un mercato multinazionale più grande, ma anche perché gettiamo le basi per la vera partita: la creazione di un unico mercato dei capitali all’interno dell’area euro e, chissà, in prospettiva anche con un’unica Borsa. Ora però occorre agire affinché tutto questo porti immediati benefici alle piccole e medie imprese italiane, rendendo la quotazione in borsa più semplice, più attraente e più agile dal punto di vista burocratico. Anche qui la politica può fare la sua parte, ad esempio prorogando e magari rafforzando il credito d’imposta per le spese connesse alla quotazione, che è in scadenza a fine anno. (riproduzione riservata)
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