di Carlo Giuro

L’Europa delle pensioni è in forte fermento con una serie di normative già varate ed in fase di recepimento negli ordinamenti nazionali ed altre in corso d’opera. A Partire dal Pepp (Pan-European Personal Pension product), il primo fondo pensione disegnato direttamente dalla legislazione Ue. Per fare il punto della situazione MF-Milano Finanza ha incontrato Francesco Briganti, segretario generale dell’associazione europea Cbba-Europe (Cross Border Benefits Alliance-Europe) che da Bruxelles rappresenta fondi pensionistici, assicurazioni, ed asset manager operanti nella previdenza complementare ed è da vari anni membro dell’Occupational Pensions Stakeholder Group dell’Eiopa, l’autorità di vigilanza europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali.
Domanda. Come procede il progetto del Pepp?
Risposta. Evidenzio innanzitutto che è volontario, nel senso che a differenza della direttiva Iorp, che si riferisce alle pensioni aziendali e professionali, il Pepp non richiederà alcun adattamento ai prodotti pensionistici individuali nazionali che continueranno a funzionare secondo le norme vigenti, ma coabiterà con essi: in altre parole, un operatore potrà vendere i propri prodotti nazionali e creare un Peep. Essendo europeo, una volta creato in uno Stato membro, potrà essere venduto e distribuito in tutti gli altri Stati ed è portabile. In sostanza, il Pepp potrebbe rappresentare un prodotto ideale non solo per i lavoratori mobili, ma anche per quegli utenti residenti in Paesi dove i prodotti pensionistici nazionali risultassero troppo cari o poco attraenti. Con l’associazione che rappresento stiamo ora studiando la proposta di creare un prodotto gemello e speculare al Pepp per le pensioni aziendali ed occupazionali.
D. Di che si tratta?
R. E’ il Peop, ovvero Pan-European Occupational Pension Product. In questo modo si potrebbero sorpassare i limiti e le barriere alle attività transfrontaliere dei fondi pensione imposti dalla direttiva Iorp. Il progetto, fortemente sostenuto da varie multinazionali europee ed americane operanti in Europa, verrà pubblicato sul sito di Cbba-Europe e presentato ufficialmente.
D. Quali sono i punti critici del Pepp?
R. Sono due: il Pepp di base, pur avendo il grande merito di imporre una soglia massima dell’1% annuale sui costi di gestione ed amministrazione, sembra voglia includere in questa soglia anche il costo della sua promozione e distribuzione. Molti potenziali promotori del Pepp hanno più volte segnalato che una tale inclusione risulterebbe troppo onerosa per loro, e che quindi se i costi reali di gestione e distribuzione non fossero comprimibili in tale percentuale, essi non vedrebbero l’interesse di creare Pepp rispetto ai loro prodotti pensionistici locali. Si spera che la Commissione trovi una soluzione, visto che la questione di cosa includere in quell’1% e cosa escludere era proprio una delle materie di cui dovevano occuparsi Eiopa e Commissione. L’altra questione, decisamente più spinosa, è il trattamento fiscale. L’Ue, non avendo competenza diretta in tale materia, ha solo raccomandato agli Stati membri di riservare lo stesso trattamento fiscale al Pepp di quello già riservato ai loro prodotti pensionistici personali. Solo in tale caso infatti i Pepp potrebbero competere con i prodotti locali. Visto che tuttavia le raccomandazioni della Commissione europea non sono vincolanti, alcuni Stati membri potrebbero riservare ai Pepp dei trattamenti fiscali più svantaggiosi, annichilendo così nei fatti, uno sviluppo di tali prodotti nei loro mercati. Su questo piano, non escludo tuttavia che una tale penalizzazione fiscale potrebbe sollevare un caso alla Corte di Giustizia per violazione dei principi generali del diritto comunitario che proibiscono di fatto una discriminazione basata sulla nazionalità.
D. Quali sono le possibili tempistiche?
R. Molti esperti e la stessa Commissione auspicano che vedremo i primi Pepp agli inizi del 2022. Io forse sarei più prudente e penserei a tempi un po’ più lunghi, tenuto anche conto dei vari rallentamenti e posticipi che ci ha imposto la crisi del Covid. Spero di sbagliarmi. (riproduzione riservata)

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