Martedì scorso, 20 ottobre, alle Generali si è svolta una conferenza virtuale che segna il lancio di una campagna di sensibilizzazione interna al gruppo assicurativo, multinazionale presente in 50 Paesi con 70 mila dipendenti.
La campagna si inserisce nell’ambito delle iniziative strategiche costruite negli ultimi 5-6 anni sull’ampio tema «diversità e inclusione», per promuovere una cultura che valorizzi differenti background culturali, combatta ogni forma di discriminazione e favorisca la diversità a tutti i livelli. Nel caso specifico, nella videoconferenza alla quale hanno partecipato 300 dipendenti e top manager, primo nucleo del gruppo di interesse destinato a crescere, Generali si è impegnata a promuovere al proprio interno l’inclusione e valorizzazione della comunità Lgbtqi+ e dei suoi alleati.
L’acronimo, nato e diffuso fra gli anni Ottanta e Novanta negli Stati Uniti, si è ampliato con un ampio e articolato dibattito rispetto alla sigla originale Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) e comprende oggi anche coloro che non si riconoscono nelle tradizionali definizioni usate per orientamenti sessuali e generi, raccolti nel termine generico queer (che letteralmente significa eccentrico o insolito) e le persone intersessuali, con caratteristiche fisiche diverse da quelle per tradizione associate ai due generi. Il più collocato alla fine si riferisce ad altre definizioni aggregabili e agli«alleati», cioè coloro che condividono e sponsorizzano i valori della comunità che per simbolo ha i colori dell’arcobaleno.
Pari opportunità
I lavori della conferenza sono stati aperti da Frédéric de Courtois, general manager del gruppo, insieme a Monica Possa, responsabile delle risorse umane, Jean-Laurent Granier, ceo France ed Europ assistance e Anna Chiara Lucchini, responsabile Group leadership development & academy. De Courtois, che presiede il Comitato diversità e inclusione, spiega così il significato della campagna: «Vogliamo che Generali sia il luogo dove le persone possono esprimere il proprio potenziale professionale, creativo e relazionale. Valorizzare la comunità Lgbtqi+ per noi vuol dire garantire libertà di scelta ed espressione dell’identità di genere e arricchire l’intera comunità della compagnia grazie alla condivisione di esperienze e visioni del mondo diverse. E rappresenta il modo migliore per attrarre giovani talenti globali, che tendono a privilegiare gli ambienti più stimolanti e inclusivi».
Il comitato lavora su quattro aree tematiche: genere, generazioni, cultura e inclusione, a stretto contatto con il consiglio di amministrazione. Dice Anna Chiara Lucchini: «Possiamo riassumere l’obiettivo generale con uno slogan: “le differenze fanno la differenza”. In riferimento alla diversità e inclusione siamo partiti con un intenso lavoro culturale di “formazione” rispetto a un tema che può essere caratterizzato da atteggiamenti che rivelano pregiudizi inconsci».
Formazione che ha riguardato anzitutto i 200 principali top manager del gruppo guidato da Philippe Donnet, e a cascata tutti i dipendenti e collaboratori. «Abbiamo investito molto nel creare i presupposti culturali e umani perché anche i componenti la comunità Lgbtqi+ si sentissero liberi di esprimere se stessi, consapevoli del fatto che il gruppo desidera promuovere la loro inclusione e valorizzazione, anche in termini di uguali opportunità di carriera».
Un risultato che appare significativo è già rappresentato da numeri e qualità della videoconferenza di martedì scorso. «Le richieste per collegarsi sono state 4 mila e la prossima volta riusciremo ad accoglierle tutte», dice ancora Anna Chiara Lucchini, «nella call non sono stati pochi ad aver dimostrato di sentirsi sicuri e accolti, esprimendosi in modo aperto». Fra i 300 del meeting ci sono anche molti “alleati”, persone del gruppo che si impegnano a promuovere e diffondere nella compagnia i valori dell’iniziativa, che avrà anche una proiezione esterna, nei prodotti. «Vogliamo essere partner di vita, per tutti».
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