di Antonella Ladisi
Pir tradizionali o Eltif? Per Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, la scelta è facile. Bisogna puntare sui pir tradizionali e in particolare alzare la loro quota da 30 a 60 mila euro (tenendo conto che attualmente vi è un limite massimo di investimento di 150 mila euro). «Occorre uno shock», ha commentato il banchiere, una risposta concreta per far ripartire l’economia reale. Pur riconoscendo l’importanza di strumenti alternativi, Doris ha messo in evidenza come l’unico modo per creare un mercato per questi prodotti passi attraverso il potenziamento dei pir tradizionali. A oggi non vi è ancora un mercato finanziario in cui collocarsi, se l’obiettivo è investire in società non quotate. Ne consegue che, seguendo il filo del ragionamento, nel momento in cui «gli strumenti tradizionali raggiungeranno il successo auspicato e verranno portate moltissime aziende sul mercato», si creerebbe spazio anche per strumenti alternativi come gli Eltif. La grande difficoltà di questi ultimi è legata alla non fisicità dell’investimento, e per questo motivo non tutti gli investitori ci punterebbero al momento. È stato lo stesso Doris a ricordare come i pir tradizionali siano partiti molto bene, per poi sgonfiarsi sulla scia delle progressive modifiche alla normativa che di fatto hanno reso impraticabile l’investimento in questi prodotti. Nonostante ciò «restano il cuore della rivoluzione e guai se non la scuotiamo», ha precisato l’imprenditore di Tombolo. Al termine dell’intervento, Doris ha messo in evidenza la presenza all’interno del mercato italiano di uno grosso disequilibrio tra bisogni dei clienti e soluzioni che vengono adottate. Generalmente, la ragione principale che porta la gente a risparmiare è la ricerca di tranquillità in un’ottica di lungo periodo. Per questo si usa il conto corrente che in realtà ha un’ottica più di breve termine. (riproduzione riservata)
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