di Luca Gualtieri
Ci sarà circa il 65% del capitale all’assemblea che oggi eleggerà il nuovo consiglio di amministrazione di Mediobanca. Il dato è in linea con quello delle ultime assemblee nonostante la crisi sanitaria in corso abbia imposto a Piazzetta Cuccia di tenere l’assise in modalità remota con il metodo del rappresentante designato. Oltre al bilancio i soci della merchant bank milanese dovranno esprimersi sulle liste presentate dal board uscente (con le conferme del presidente Renato Pagliaro, del ceo Alberto Nagel e del direttore generale Francesco Saverio Vinci), da Assogestioni e da Bluebell per il nuovo vertice.
L’incognita, come da un anno a questa parte, è rappresentata da Leonardo Del Vecchio. Entrato nel settembre 2019 con il 6%, mister Luxottica è gradualmente salito fino a superare il 10% all’inizio dello scorso ottobre. Per la verità l’autorizzazione ottenuta in estate dalla Bce consentirebbe già oggi a Delfin (la cassaforte di Del Vecchio) di spingersi fino al 20% di Mediobanca, ma per condizionare l’assemblea le azioni rastrellate finora sono più che sufficienti. Senza più Unicredit nel capitale e con Vincent Bolloré (5,6%) ormai lontano dalle vicende di Piazzetta Cuccia, nell’azionariato non ci sono più soci particolarmente forti. Anche la famiglia Doris (3,3%) si mostra cauta, probabilmente in attesa degli eventi.
Ma per chi voterà Del Vecchio, che in ottemperanza agli impegni presi con Bce non ha presentato una lista propria? Le opzioni sul tavolo non sono molte. Se una preferenza a favore della lista del board appare improbabile, difficilmente la holding (ben consigliata dall’avvocato Sergio Erede e dal top banker Vittorio Grilli) si asterrà dal voto. Ancora meno probabile è l’appoggio a Bluebell, il fondo attivista presieduto dall’ex ceo di Bulgari Francesco Trapani. L’appoggio di Delfin a Bluebell (che in lista ha inserito l’ex presidente dell’Efama William Note, l’ex numero uno in Italia di Lazard e Morgan Stanley Riccardo Pavoncelli, l’ex ad di Sirti Elisabetta Oliveri e Alessandra Garivati, una carriera nel private equity in Italia) suonerebbe infatti come una mossa apertamente ostile nei confronti del vertice della banca.
Lo scenario più plausibile insomma è che Delfin voti per Assogestioni, che conferma Angela Gamba e Alberto Lupo. La mossa sarebbe senza dubbio meno dirompente delle precedenti, ma potrebbe comunque avere un pericoloso effetto collaterale per il board: con l’appoggio di Del Vecchio la lista presentata dal comitato dei gestori potrebbe conquistare la maggioranza assoluta, come accaduto negli anni scorsi nelle assemblee di Unicredit, Telecom e Ubi Banca. Il sorpasso non avrebbe effetti sulla composizione del nuovo cda ma si presterebbe a molte interpretazioni, compresa quella di un raffreddamento dei rapporti tra il mercato e la merchant bank.
Di certo gli equilibri che usciranno dal voto assembleare di oggi potrebbero dire molto sul futuro di Mediobanca e indirettamente di Generali. Finora le iniziative di Del Vecchio hanno avuto solo deboli riflessi sulla compagnia triestina, di cui Piazzetta Cuccia detiene il 12,89% e Delfin il 4,84%. Non c’è dubbio però che l’indiscusso oggetto del desiderio di Del Vecchio rimanga il Leone, finora ben guidato dal ceo Philippe Donnet. Su questo fronte la scadenza ideale per muoversi sarebbe la primavera del 2021, quando il consiglio di amministrazione della compagnia dovrà essere rinnovato. Se però gli equilibri in Mediobanca mutassero – suggerisce qualcuno – il cambiamento potrebbe arrivare molto prima. (riproduzione riservata)
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