di Angelo De Mattia
L’Eurogruppo ieri ha espresso l’appoggio alla candidatura di Fabio Panetta, attualmente direttore generale della Banca d’Italia e presidente dell’Ivass, a membro del Comitato esecutivo della Bce, succedendo a Benoit Coeuré, il cui mandato scade alla fine dell’anno. Attraverso ulteriori passaggi tra pareri e decisioni (Ecofin, Parlamento europeo, Direttivo della stessa Bce e, infine, il Consiglio europeo) la designazione si tradurrà definitivamente in nomina e Panetta inizierà il nuovo prestigioso lavoro a Francoforte, che rappresenta un molto ambito riconoscimento, a partire da gennaio 2020. Avevamo previsto su queste colonne che il procedimento di nomina sarebbe scorso regolarmente, nonostante che alcuni componenti l’Europarlamento abbiano chiesto il rispetto, nell’Esecutivo, degli equilibri di genere, cosa che dovrebbe essere puntualmente soddisfatta, a meno che non vi siano inattesi mutamenti, con la designazione di una delle due alte esponenti tedesche in predicato, più probabilmente da Claudia Buch, vicepresidente della Bundesbank. Si aprirà, quindi, la successione a
Palazzo Koch nella carica di direttore generale, che pare possa essere attribuita -ovviamente previe tutte le valutazioni monocratiche e collegiali- all’attuale vicedirettore generale, Daniele Franco, che per circa sei anni è stato ragioniere generale dello Stato: funzione nella quale, come in quelle per molti decenni svolte a Via Nazionale, ha dato prova di particolare capacità, professionalità e dedizione, con acquisizione di ampia credibilità e sicuri apprezzamenti anche in Europa e a livello internazionale. Naturalmente si ha ben presente che queste sono considerazioni di un osservatore esterno, che possono anche lasciare il tempo che trovano. Resterà, poi, da decidere un’altra nomina per sostituire Franco nel grado di provenienza. E qui la scelta si presenta più complessa per il livello alto dei potenziali candidati. Le nomine sono adottate, su proposta del Governatore, dal Consiglio superiore in seduta straordinaria. Le delibere sono giuridicamente perfette; per la loro efficacia occorre, tuttavia, l’approvazione del presidente della Repubblica, acquisito il parere obbligatorio, ma non vincolante del Consiglio dei ministri. Una procedura che previene spinte o desideri, lottizzatori, più o meno espliciti. (riproduzione riservata)
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