di Paola Valentini
Dimezza, ma resta comunque positiva la raccolta del risparmio gestito. In base alla mappa mensile di Assogestioni, l’industria ha chiuso settembre con flussi netti pari a 1,87 miliardi di euro dai 3,78 miliardi di agosto. A frenare sono stati i fondi aperti che hanno chiuso il mese a 808 milioni dai 4 miliardi di agosto (i fondi chiusi hanno ottenuto 193 milioni dai 63 milioni di agosto). Sono tornate invece in attivo le gestioni di portafoglio a quota 873 milioni dai -304 milioni precedenti, di cui 164 milioni nelle linee retail e 709 milioni in quelle istituzionali. Da inizio anno la raccolta totale sale a 58,93 miliardi ma va detto che su questo importo ha un effetto l’operazione realizzata a gennaio all’interno dal gruppo Poste, che ha fatto registrare risorse in entrata per 53 miliardi. Da gennaio le gestioni sono in attivo per 57,24 miliardi mentre restano in rosso, nonostante il recupero di agosto e settembre, i fondi aperti (-177 milioni). Quanto al patrimonio gestito dall’industria, le masse grazie al doppio effetto della raccolta e dell’andamento dei mercati hanno toccato l’ennesimo record storico a quota 2.271 miliardi. Sono oltre 1.167 i miliardi impiegati nelle gestioni di portafoglio e sfiorano i 1.105 miliardi gli asset in gestioni collettive. Tra le categorie di fondi comuni spiccano gli obbligazionari con flussi positivi per 1,17 miliardi, pur se un terzo in meno dai 3,36 miliardi di settembre. La caccia la rendimento, insieme alla nuova spinta espansiva delle banche centrali, ha dirottato gli investimenti verso il comparto obbligazionario. Il fenomeno non è avvenuto solo in Italia, ma è globale. Nel frattempo è tornato anche l’interesse verso i prodotti azionari: i fondi specializzati sulle borse hanno attirato risorse per 478 milioni dopo i deflussi per 800 milioni di agosto. Ritracciano i fondi di liquidità (-591 milioni dopo il boom dei 3,274 miliardi di agosto), una tendenza comprensibile visto che con i tassi ai minimi è difficile per i gestori offrire un rendimento che compensi le commissioni. Restano in rosso i fondi flessibili (-713 milioni), anche se con riscatti inferiori rispetto ad agosto (-2,05 miliardi) segno che i sottoscrittori in questa fase di incertezze cercano sicurezza e preferiscono non affidarsi a soluzioni che lasciano carta bianca al gestore. L’idea è, piuttosto, optare per strategie più definite, come appunto l’obbligazionario oppure quella di rischiare andando nell’azionario. Proprio l’esigenza di cercare un rendimento maggiore spiega il dato di raccolta dei fondi bilanciati che hanno visto la raccolta salire a 724 milioni da 339 milioni di agosto. Restano in rosso i fondi hedge (-258 milioni dai -101 milioni di agosto). Da inizio anno gli azionari sono in calo di -5,9 miliardi, i flessibili per -9,6 miliardi e i fondi hedge per -683 milioni, mentre sono sopra la parità gli obbligazionari (8,49 miliardi), i monetari (4,9 miliardi) e i bilanciati (2,8 miliardi). Tra le società di gestione, in testa per flussi nel mese c’è Intesa Sanpaolo con 2,4 miliardi grazie al contributo di Eurizon Capital (2,5 miliardi) guidata dal numero uno di Assogestioni, Tommaso Corcos, mentre è in rosso per 95 milioni Banca Fideuram. «L’ottimo risultato della raccolta conseguito da Eurizon a settembre», ha detto Massimo Mazzini di Eurizon, «conferma il trend di crescita emerso dal secondo trimestre. Registriamo una ripresa anche sul fronte dei fondi aperti, grazie all’attività di consulenza del gruppo Intesa Sanpaolo». Al secondo posto si piazza Amundi con 729 milioni. In rosso invece Generali (-476 milioni), Poste (-1,63 miliardi per via delle fuoriuscite dalle gestioni istituzionali per 1,64 miliardi), Bnp Paribas (-236 milioni). Sul fronte delle società di gestione che distribuiscono i fondi in Italia senza una rete di distribuzione si segnalano, oltre a Morgan Stanley, anche i saldi positivi di Jp Morgan (164 milioni) e Axa Im (151 milioni). (riproduzione riservata)
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