La holding si presenta in assemblea con una quota del 7,52%, davanti a Bolloré. Via libera al bilancio, ma Del Vecchio si astiene sull’azione di responsabilità in merito alla gestione della vicenda Ieo. Nagel risponde alle critiche su Generali. Unicredit? Pronti a ogni evenienza
di Luca Gualtieri
Il messaggio che Leonardo Del Vecchio ha mandato al vertice di Mediobanca nel giorno dell’assemblea ha il sapore di una tregua armata. Dopo aver rastrellato e depositato il 7,52% del capitale, ieri Delfin è intervenuta alla prima assise della merchant pur senza scoprire le carte sulla strategia. L’amministratore delegato della holding, Romolo Bardin (che è anche consigliere di Generali ), si è infatti limitato a votare i diversi punti all’ordine del giorno (bilancio 2018-2019, politiche di incentivazione del personale e aggiornamento del piano di performance shares), rifiutandosi di rilasciare dichiarazioni. Ai presenti però non è sfuggito che Delfin si è astenuta su un tema delicato: un’azione di responsabilità contro il cda di Mediobanca proposta da un piccolo azionista sulla vicenda Ieo, iniziativa bocciata dall’87,6% del capitale presente. L’Istituto oncologico europeo fondato da Umberto Veronesi è stato del resto un argomento molto discusso in assemblea. «È stato un confronto molto civile e strutturato. Abbiamo registrato posizioni diverse e abbiamo preferito che la situazione rimanesse immutata», si è limitato a commentare l’amministratore delegato Alberto Nagel che ha scelto risposte diplomatiche anche sul blitz di Delfin: «Noi lavoriamo per tutti gli azionisti, chiunque essi siano, per definizione. È inutile entrare in polemiche in cui non vogliamo entrare». Interpellato poi su un eventuale disimpegno da parte di Unicredit , il banchiere ha tagliato corto: «Siamo pronti a qualsiasi evenienza ci fosse nell’azionariato».
Nagel si è invece dilungato ancora una volta sulla strategia di Mediobanca , a poche settimane dalla presentazione del nuovo piano industriale. Negli ultimi anni «la banca ha mutato il suo perimetro d’azione e i suoi business e questo cambiamento fa fronte molto bene a una situazione di crescita debole sul fronte economico e di tassi negativi». Di contro, il ceo ha puntualizzato come sul conto economico di piazzetta Cuccia il peso delle Generali (di cui oggi è azionista per il 12,9%) sia andato calando. «Dal 2005 a oggi, il gruppo è cresciuto così tanto nelle altre componenti» ossia nel wealth management, nel consumer, nel cib e nello specialty finance «che la quota Generali è andata via via diluendosi: la nostra dipendenza» dalla compagnia triestina «è venuta molto meno rispetto al passato, con i ricavi scesi in oltre un decennio dal 25% a oltre la metà, il 12%».
L’assemblea è stata utile anche per fotografare l’attuale assetto di controllo di Mediobanca . Dalla lettura del libro soci è infatti emerso che Vicent Bollorè ha ridotto dal 7,85% al 6,73% la partecipazione detenuta attraverso la Financiere de l’Odet. Sul mercato è dunque finito un pacchetto di 13,23 milioni di titoli (l’1,12%). Il parziale disimpegno di Bolloré fa da contraltare alla progressiva crescita di Del Vecchio, che dopo aver comprato una quota del 6,94% è salito al 7,52% depositato per l’assemblea, diventando dunque il secondo azionista per peso negli assetti di Mediobanca alle spalle di Unicredit (8,81% confermato). I progetti del presidente di EssilorLuxottica del resto non sono di corto respiro. Il presidente esecutivo di EssilorLuxottica (assistito dall’avvocato Sergio Erede e da una banca d’affari americana) avrebbe già definito un piano che passa attraverso un consistente incremento della partecipazione. Già ora la quota viene accreditata molto vicina al 10% e Delfin sarebbe pronta a superare questa soglia, previa autorizzazione della Vigilanza. Se la Bce non ha ancora deciso, il nulla osta potrebbe arrivare entro fine anno consentendo così al nuovo azionista di marciare speditamente verso il 20%. (riproduzione riservata)
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