Scarsa percezione dei rischi e dell’utilità della copertura, polizze spesso complesse e poco trasparenti. Sono fra le ragioni alla base della forte sotto-assicurazione che caratterizza l’Italia. Il divario rispetto agli altri paesi europei è evidente soprattutto nei settore dei rami danni diversi dalla rc auto, in cui la copertura è obbligatoria. In base ai dati dell’Ania (Associazione nazionale imprese di assicurazione), nel 2018 il rapporto tra premi non auto e Pil (Prodotto interno lordo) è stato pari per l’Italia all’1% contro l’1,9% del Belgio, il 2% della Spagna, il 2,4% della Germania, il 2,5% della Francia, il 2,8% della Gran Bretagna, sino ad arrivare al 7,2% dell’Olanda.
Le aree
Le aree di scarsa penetrazione sono numerose, dallo scarso sviluppo della previdenza complementare (meno di un lavoratore su tre è iscritto ai fondi pensione), all’incidenza molto più elevata rispetto agli altri paesi della spesa sanitaria privata che non viene coperta da fondi sanitari o polizze malattia e resta quindi a carico dei cittadini. Sono circa 40 miliardi di euro l’anno, il 90% del totale, contro il 55% della Germania, il 41% della Francia, il 15% dell’Olanda.
Esiste poi il problema sempre più pressante delle calamità naturali: l’Italia è il Paese europeo più esposto al rischio di terremoti e alluvioni e quello con la più ampia quota di ricchezza (oltre due terzi) investita in case e immobili. L’80% delle abitazioni è esposto a un rischio significativo di eventi di vario tipo, ma solo in poco più del 3% dei casi viene protetto da una polizza contro questi rischi.
«Nel comparto danni permane il ritardo di protezione del nostro paese rispetto alla media europea — ha sottolineato Fabio Panetta, presidente dell’Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) all’assemblea dell’Ania — e c’è spazio per ridurre significativamente i rischi cui famiglie e aziende sono esposte. Gli strumenti non mancano: uno, di portata generale, è uno sforzo tangibile di piena chiarezza e trasparenza sulle prestazioni offerte dai contratti. Un altro, importante, è l’innovazione nei contenuti e nelle modalità di copertura, come le polizze che si avvalgono di strumenti high tech, quali le scatole nere e i dispositivi portatili, entrati ormai nella vita di fasce sempre più ampie di popolazione, in particolare tra le nuove generazioni».
La complessità e poca trasparenza dei contratti assicurativi rappresenta un fattore determinante che ha prodotto la scarsa penetrazione dei prodotti assicurativi nel nostro paese, un problema che lascia le famiglie italiane esposte a una serie di crescenti rischi. Nell’ottobre 2016 l’Ivass, insieme alle associazioni dei consumatori, ha sollecitato le compagnie a una semplificazione delle polizze.
La lettera
Nel marzo 2018 è ritornato ad approfondire questo tema in una lettera al mercato. «La gestione da parte dell’Ivass dei reclami degli assicurati — scriveva l’Istituto di vigilanza — ha messo in luce come un frequente motivo di insoddisfazione della clientela derivi dal fatto che le clausole contrattuali non sono sempre chiare e univoche, soprattutto in tema di garanzie (ciò che è coperto dall’assicurazione) ed esclusioni (ciò che non è coperto). Sovrapposizioni e ridondanze e un linguaggio non sempre comprensibile ostacolano la comprensione del prodotto da parte dell’assicurato e possono essere fonte di conflitto in caso di sinistro».
Rispetto ad allora, qualche passo in avanti è stato fatto ma, sottolinea l’Ivass, «sulla semplificazione c’è ancora lavoro da fare. Gli interventi da parte delle imprese hanno portato in più casi a un allineamento solo formale, ma non si sono spinti fino a quella semplificazione del linguaggio che è indispensabile per accrescere la trasparenza dei prodotti. Anche nei casi in cui lo sforzo di revisione è stato più apprezzabile, non può dirsi raggiunta una vera e propria semplificazione dei testi contrattuali e del disegno dei prodotti. L’Ivass intende mettere a fuoco queste e altre criticità ed è impegnata sul miglioramento sostanziale della chiarezza contrattuale».
*www.iomiassicuro.it
Fonte: