I nuovi nomi saranno decisi in accordo con Cassa Centrale, mentre i fondi comuni potrebbero presentare una propria rosa per la minoranza. Il ruolo dei commissari nella futura governance
Mentre procede con la Bce l’iter autorizzativo per l’aumento di capitale da 700 milioni, i futuri stakeholder di Carige iniziano a studiare la nuova governance. Ieri il consiglio di amministrazione del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) ha discusso dello stato di avanzamento del salvataggio che, incassato il via libera dell’assemblea straordinaria a settembre, è ormai avviato senza problemi. Dopo un’approfondita ricognizione del processo, l’organo guidato da Salvatore Maccarone avrebbe inoltre discusso dell’imminente nomina di un head hunter in vista della scadenza dei vertici. Con la ricapitalizzazione infatti terminerà il mandato degli attuali commissari straordinari Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener e i nuovi azionisti dovranno nominare un nuovo consiglio di amministrazione. Se con ogni probabilità i fondi presenteranno una propria rosa per i posti riservati alle minoranze, l’intenzione del Fitd sarebbe presentare una lista congiunta con Cassa Centrale visto che insieme i due soggetti avranno la maggioranza della banca ricapitalizzata. Resta da capire se per le figure di vertice si andrà verso una soluzione di continuità o meno. Una scelta non semplice tanto più che, qualora nel 2021 Cassa Centrale riacquistasse le quote del Fitd, la governance verrebbe di nuovo messa in discussione alla luce dei nuovi assetti proprietari. Ecco perché qualcuno propende oggi per una conferma di Innocenzi nel ruolo dei ceo, anche alla luce dell’impegno profuso dal banchiere nel corso del salvataggio. Ma c’è anche chi tra i futuri stakeholder chiede discontinuità e potrebbe presto mettere sul tavolo qualche ipotesi. Tra i nomi che già da qualche giorno hanno iniziato a circolare nella city milanese c’è ad esempio quello di Fabrizio Viola. L’ex amministratore delegato di Bper, Mps e Popolare di Vicenza siede oggi al vertice di Depobank ma, si mormora, potrebbe arrivare al vertice di una Carige risanata. Certo è che i giochi sul nuovo cda entreranno nel vivo solo dopo la chiusura nel rafforzamento patrimoniale previsto per il mese di dicembre. L’operazione è ormai incardinata, anche se non manca qualche incognita. Per esempio, ci si chiede come si muoveranno Malacalza che sono ancora gli azionisti di maggioranza relativa della cassa genovese. Se è vero che la holding della famiglia di imprenditori (dopo aver iniettato nella banca 423 milioni dal 2015 a oggi) ha scelto di non votare in assemblea per consentire l’approvazione dell’operazione, è anche vero che, in qualità di azionista, potrebbe comunque partecipare all’aumento di capitale. Un’ipotesi controversa, tanto più che la famiglia non si è ancora espressa ufficialmente. Nel medio termine invece è da capire quali saranno le scelte di Cassa Centrale. Tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021 il gruppo trentino potrà infatti esercitare l’opzione call e rilevare le quote oggi controllate dal Fitd. Una scelta che per il momento rimane aperta e dipenderà dall’andamento economico di Carige nei prossimi anni. Se però Ccb decidesse di tirarsi indietro, Innocenzi ha spiegato che la banca proseguirebbe con il Fondo Interbancario, aprendo di nuovo il confronto con altri soggetti. Già nei mesi scorsi peraltro Carige era finita sotto la lente di altri gruppi creditizi italiani, da Bper a Unicredit, anche se in quell’occasione non c’erano state l’occasione per raggiungere un accordo. (riproduzione riservata)
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