In aumento quest’anno i casi d’insolvenza in Europa occidentale, dopo anni di sostanziale stabilità. Atradius prevede che il 2019 si chiuda con un incremento delle insolvenze al 2,7%, un trend di crescita che dovrebbe confermarsi anche nel 2020.
ll rallentamento della crescita economica globale, il protrarsi della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, nonché l’incertezza relativa ai futuri rapporti tra Regno Unito ed Unione Europea sono considerati i fattori principali alla base di un atteso aumento dei casi d’insolvenza in Europa occidentale.
Secondo quanto emerge dall’edizione 2019 del “Barometro Atradius sui comportamenti di pagamento a livello internazionale – Focus: Europa Occidentale”, le transazioni commerciali tra aziende vedono un più frequente ricorso alla concessione di credito commerciale rispetto allo scorso anno, verosimilmente per sostenere la crescita della domanda interna e rimanere competitive sui mercati esteri.
In media, il 60,4% del valore totale delle transazioni commerciali tra aziende in Europa occidentale è stato effettuato a credito (lo scorso anno il dato si attestava al 41,4%). Questo dato raggiunge il 67,2% in Europa orientale, il 50,9% nelle Americhe e il 55,5% in Asia-Pacifico (passando rispettivamente dal 38,8%, 45,8% e 48,1% dello scorso anno).
Nel dettaglio, le aziende danesi sono le più propense a concedere credito ai propri clienti (75,5% di vendite a credito) e quelle francesi le meno convinte (44,6%). Nel mezzo il dato relativo alle vendite a credito degli intervistati italiani pari al 52,9% del totale delle vendite tra aziende, al di sotto della media europea del 60,4%.
Restano sostanzialmente stabili le tempistiche medie concesse dai fornitori ai clienti per saldare le fatture. Non sorprende il fatto che la continua incertezza sulle relazioni future tra il Regno Unito e l’Unione Europea abbia sensibilmente acuito la percezione del rischio di credito da parte delle aziende del Regno Unito (dilazioni di pagamento medie concesse pari a 20 giorni, rispetto ai 24 giorni dello scorso anno) e dell’Irlanda (28 giorni, rispetto ai 31 giorni di un anno fa). Restano, invece, superiori alla media per l’Europa occidentale (pari a 34 giorni) le dilazioni di pagamento medie concesse dalle aziende italiane, che si attestano a 51 giorni dalla data di emissione della fattura.
Per quanto riguarda i crediti insoluti, circa il 30% del valore totale delle fatture B2B emesse dagli intervistati in Europa occidentale nell’ultimo anno è rimasto non pagato alla scadenza. Il dato sale al 35,1% nel Regno Unito, si attesta al 31,3% in Italia, e tocca il minimo al 20,3% in Danimarca.
La valutazione della solvibilità degli acquirenti, unitamente all’invio di solleciti di pagamento, sono le attività di gestione del credito commerciale più frequentemente utilizzate in Europa occidentale. La Grecia è la più attiva in tal senso (39% di media degli intervistati) mentre l’Italia si posiziona al 42%, contro una media del 35% per l’Europa occidentale.
Commenta ulteriormente Andreas Tesch: “Grazie ad una efficace gestione del flusso di cassa, le aziende possono ridurre il rischio di un default finanziario devastante a causa di un acquirente insolvente”.
L’edizione di ottobre 2019 del “Barometro Atradius sui comportamenti di pagamento tra imprese a livello internazionale – Focus: Europa occidentale” è il risultato del sondaggio condotto in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Spain, Svezia, Svizzera, Olandai e Regno Unito. I report possono essere scaricati dal sito web Atradius all’indirizzo https://group.atradius.com (sezione Publications/Payment Practices Barometer).