Pir a crescita lenta. Ma il rilancio potrebbe essere dietro l’angolo. Lasciata alle spalle l’euforia che aveva accolto lo sbarco in Italia dei Piani individuali di risparmio (Pir), istituiti con la legge di stabilità del 2017, la prova del secondo anno ha mostrato un deciso raffreddamento di interesse da parte degli investitori. In parte dovuto a un calo fisiologico di appeal, dopo il boom del 2017. E in parte legato a doppio filo all’incertezza economica sulle sorti dell’economia tricolore. I risultati sono contenuti nella ricognizione condotta da Assogestioni sui dati del primo semestre dell’anno.
Cir allo scontro coi Pir. Dopo il successo registrato dai Piani individuali di risparmio, un nuovo acronimo ha iniziato ad aleggiare tra i corridoi del ministero dell’economia. Si tratta dei Cir, ovvero Conti individuali di risparmio, uno strumento allo studio del governo per cercare di riequilibrare il peso del debito pubblico nelle mani degli italiani attraverso il ricorso alla leva fiscale. Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, infatti, su un totale di oltre 2.300 miliardi di debito pubblico, la quota in mano a investitori non residenti si aggira attorno al 31% (in gran parte banche e fondi d’investimento).
Consulenti del lavoro «titolari» o, al più, «co-titolari» del trattamento dei dati personali a norma del regolamento Ue 2016/679 sulla privacy, congiuntamente ai loro assistiti. Questa la posizione del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, espressa con circolare n. 1150 del 23 luglio 2018, sulla questione della titolarità, co-titolarità o responsabilità del trattamento dei dati nello svolgimento dell’attività professionale a favore dei clienti datori di lavoro. Una posizione che merita di essere esaminata più attentamente.
Tutte le prestazioni, pur se accessorie, ausiliarie o strumentali, connesse a contratti di assicurazione o anche di «coassicurazione» tra imprese diverse, deleganti e delegatarie, confermando anch’esse la loro natura assicurativa, meritano l’esenzione Iva stabilita dal decreto sull’imposta sul valore aggiunto. È quanto ha stabilito la Ctr Lombardia con la sentenza n. 3573/05/2018. La stessa si è pronunciata su un appello proposto dall’Agenzia delle entrate rispetto alla sentenza della Ctp di Milano che aveva ritenuto non assoggettabili a Iva le prestazioni rese in relazione a contratti di «coassicurazione».
Il pregiudizio patito dall’azionista a causa del fatto che non sia stata lanciata un’offerta pubblica di acquisto (opa) totalitaria, secondo quanto stabilito dall’art. 106 Tuf, si deve qualificare come un danno c.d. da perdita di chance, ovvero come perdita della possibilità di uscire da un investimento nel caso in cui non si aderisca all’offerta.
È quanto ha stabilito la Corte di cassazione sez. civile (sentenza n. 19741/2018, pres. dott. P. Campanile, rel. dott. Mauri Di Marzio). La vicenda riguardava una mancata opa non lanciata e dalla cui decisione era derivato per un azionista di minoranza un danno economico. Il valore dell’azione detenuta si era deprezzato rispetto al prezzo indicato per l’offerta pubblica di acquisto. Da qui la domanda avanzata al Tribunale di Milano che l’aveva accolta, così come la Corte di appello che aveva solamente riveduto al ribasso la quantificazione del danno economico patito.
Per la prima volta dal 1861, cioè da quando ci contiamo, in questo Paese che non figlia ma mantiene livelli di sanità alti, chi ha oltre sessant’anni è più numeroso di chi ne ha meno di trenta. Il 2018 segna il sorpasso degli over sessanta (sono il 28,7 per cento della popolazione italiana) sugli under trenta (il 28,4, ora). Lo dice l’Istituto di studi e ricerca Carlo Cattaneo analizzando dati Istat.
Cloud, Mobile, IoT, la protezione dei dati diventa sempre più complessa. La trasformazione digitale delle aziende pone nuove sfide per la sicurezza. Per il 63% dei responsabili dell’information technology delle imprese italiane il budget dedicato alle tecnologie dovrebbe crescere proprio alla voce «Security» avverte l’Insight Intelligent Technology Index diffuso il 12 ottobre. Anche tra le Pmi la cyber-sicurezza è indicata come « priorità» dal 28% delle aziende con più di dieci addetti, secondo il rapporto Clusit. Nessuna organizzazione è esente da rischi, neanche i big del web.
- Generali e Unicredit nella stanza di Rubik
Tre anni di lavoro, più di mezzo milione di euro d’investimento e una combinazione di quattro tra i migliori cervelli ungheresi contemporanei, l’inventore del cubo di Rubik in testa. Tutto per costruire la prima «escape room» dotata di intelligenza artificiale autonoma: si chiama Flow Factory, è nata a Milano. È la prima al mondo. Serve anche alle imprese per formare (e conoscere meglio) il personale. In dieci mesi di attività, Flow Factory ha già accolto 3.500 giocatori di tutte le età. E più di 900 partecipanti inviati da circa 50 aziende con sede in Italia, tra cui Google, Generali, Unicredit, Swatch e Levi’s. I dipendenti devono passare la prova: fronteggiare con abilità l’intelligenza artificiale della «stanza di Rubik».
- Con quota 100 l’assegno si riduce dal 5 al 21 per cento
La pensione subito con “quota 100” per un operaio 62enne con uno stipendio netto di circa 1.600 euro può costare fino al 21% di assegno Inps. Una “decurtazione” che scende all’8% se l’uscita anticipata dal mercato del lavoro con la nuova anzianità è solo di un 1 anno e tre mesi anziché di 5 anni e tre mesi rispetto ai requisiti di vecchiaia. La rinuncia all’assegno pieno oscilla invece tra l’11% e il 5% per l’impiegato 64enne con una retribuzione da 2mila euro netti che sceglie di lasciare l’ufficio dai tre anni a un anno e tre mesi prima.
- Crimini in calo del 2,3%, ma è allarme per violenze sessuali, droga e incendi
Cambia il volto della criminalità in Italia. Il ladro “vecchio stampo” lascia il posto al truffatore di nuova generazione. E mentre si conferma, di anno in anno, la contrazione di omicidi, furti e rapine, crescono in parallelo i reati a sfondo sessuale, i fenomeni di spaccio e gli incendi sul territorio.
A dirlo è l’«Indice della criminalità 2018», l’elaborazione del Sole 24 Ore sui dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno, che fotografa unicamente i delitti “emersi” all’attenzione delle forze di Polizia. Restano nell’ombra i fenomeni di microcriminalità, anch’essi diffusi sul territorio, ma che per diversi motivi sfuggono al controllo delle autorità oppure la cui comunicazione da parte delle vittime non è affatto scontata.
Nel 2017 in Italia sono stati commessi e denunciati in media 6.650 reati ogni giorno, circa 277 ogni ora. A Milano, Rimini e Bologna si concentra la maggiore densità di segnalazioni alle autorità. Nel capoluogo lombardo, in particolare, si rilevano in media 27 fatti criminosi all’ora.
- Milano capitale dei reati denunciati
È Milano a vestire la maglia nera della sicurezza, confermandosi al primo posto per numero di delitti denunciati nel 2017: oltre 7.200 ogni 100mila abitanti. L’«Indice di criminalità 2018», che fotografa le segnalazioni di reati per provincia dove si è compiuto l’illecito, mette in luce alcune criticità sul territorio in base alla tipologia di delitto denunciato. Il capoluogo lombardo, ad esempio, svetta per numero di furti (al secondo posto, dietro Rimini), e in particolare quelli negli esercizi commerciali.
- Cinque figure in campo per la protezione dei dati
Anche in uno studio professionale sono diversi i ruoli legati alla protezione dei dati: ognuno con compiti e responsabilità precise. Le “posizioni” sono di fatto cinque.
Il ruolo più importante ai fini della protezione dei dati è quello del titolare: la persona fisica o giuridica che determina le finalità, e cioè il motivo per cui si effettua un trattamento di dati personali, e i mezzi con cui si attua.
Dalle finalità perseguite emergerà anche la categoria di dati necessari a raggiungerle: ad esempio, nel caso di un rapporto di lavoro sarà necessario disporre di dati personali meramente identificativi, come quelli anagrafici, e di dati più delicati, come quelli sullo stato di salute, definiti dalla normativa come “particolari”.
- Le migliori polizze LTC sul mercato
Il numero delle persone non autosufficienti in Germania cresce continuamente. Negli anni 2013-2014 erano 2,6 milioni le persone non autosufficienti – a breve o a lungo termine, a casa o in istituto di cura. Entro il 2025 il numero dovrebbe salire a 3,4 mln, di cui circa 1 terzo necessita di cure a tempo pieno. Nell’articolo vengono analizzati i migliori prodotti nel rapporto prezzo/servizio.