Al di là degli indubbi vantaggi legati alla prevenzione e gestione dei rischi, quali sono i costi economici che le imprese sono chiamate a mettere a budget nella prospettiva di ottenere un aumento medio del roi del 30%? «Se si considera che il giro d’affari delle medie imprese in Italia è di 154 miliardi di euro, si può stimare che la sola gestione del rischio valga 1,4 miliardi di cui 700 milioni di euro sono rappresentati da costi assicurativi, 500 milioni da costo del personale specializzato in questo ambito (meno di tre risorse in media) e 200 milioni di euro vengono corrisposti ai consulenti», si legge nel rapporto. «Tenuto conto che il 27,5% delle imprese del campione non ha ancora implementato un sistema di gestione è ipotizzabile che ci si torvi di fronte a un mercato potenziale di oltre 200 milioni di euro». In questo contesto, l’analisi di Cineas e Mediobanca ha messo in luce come al momento, per la gestione dei rischi, le aziende ricorrono oltre tre volte su quattro a un partner esterno, più spesso di matrice consulenziale (alla compagnia assicurativa si rivolge solo il 28,8% del campione).
«Del 16,7% che affida la gestione dei rischi a risorse interne, solo il 5,2% ha nel proprio organico un risk manager. Mentre tra le risorse che si occupano del rischio, il 32,4% non ha una qualifica accademica», si legge nel documento secondo cui il 66% delle imprese interessate dall’indagine sembrerebbe avere in programma di avviare iniziative formative sulla gestione dei rischi. Nello specifico, il grosso della formazione (39%) sarà concentrata su concetti di base di gestione del rischio, un altro 21% verso l’apprendimento degli strumenti per affrontare una situazione di crisi e un ulteriore 16% si orienterà verso lo studio della continuità operativa aziendale.
«Nel campione d’indagine si è evidenziata una correlazione positiva tra profittabilità operativa e peso assegnato alle life skills rispetto alle competenze tecniche», ha spiegato Gabriele Barbaresco, direttore dell’Ufficio Studi di Mediobanca. «Sui temi del rischio si sta delineando uno scenario in cui modelli ingegneristici e serie statistiche non forniscono strumenti adeguati per la lettura dell’attuale contesto che si caratterizza per la sua incertezza. Anche alla luce di queste considerazioni per le aziende potrebbe essere un fattore critico di successo l’investimento in risorse umane dotate non solo di competenze tecniche specialistiche, ma anche di abilità trasversali evolute come pensiero critico e flessibilità adattativa», ha concluso Barbaresco.
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