di Paola Valentini
Mentre sul fronte della previdenza pubblica non c’è ancora alcuna garanzia sui tempi di avvio dell’Ape volontario (che rischia di slittare al 2018), i rendimenti della previdenza integrativa danno più sicurezze. Se al giro di boa del primo semestre la rivalutazione del Tfr era stata superiore (1,1%) al rendimento medio dei fondi pensione negoziali (0,9%), il bilancio dei nove mesi si chiude a favore di questi ultimi che segnano nel periodo un risultato medio dell’1,75% (in base ai dati raccolti da MF-Milano Finanza su un campione che rappresenta oltre l’80% del mercato) a fronte del Tfr in azienda che fa l’1,43% netto (su base annua la liquidazione si rivaluta dell’1,5% fisso più il 75% dell’inflazione Istat che nell’ultimo anno è salita, anche se a settembre ha avuto una battuta d’arresto). Dal canto loro i fondi pensione aperti registrano un +1,99% medio (dati Fida) dopo il +1,5% del primo semestre. Da sottolineare che i rendimenti dei fondi pensione scontano una tassazione più pesante rispetto al Tfr. I primi prevedono un’aliquota del 20%, il secondo del 17%. E tra i negoziali ci anche sono comparti che hanno fatto oltre il 5%. Sono le linee azionarie che hanno beneficiato del buon andamento delle borse in questo 2017. È il caso del comparto Dinamico di Gommaplastica (fondo per i lavoratori del settore gomma, cavi elettrici e materie plastiche) che chiude i nove mesi con un +5,44%. Segue la linea Crescita di Fonchim (chimici) con il +5,04%. Anche tra gli aperti i migliori prodotti del periodo sono quelli azionari. E la maggior esposizione media dei fondi aperti alle azioni fa sì che i migliori rendimenti abbiano in diversi casi superato il 7%. A partire da Bim Vita Equity di Bim Vita che segna una performance del 10,39%. Alle sue spalle si piazza Hdi Azione di Previdenza Linea Dinamica di Hdi con il 9% e Allianz Insieme Linea Azionaria con l’8,5%. Mentre i risultati peggiori sono appannaggio delle linee obbligazionarie e garantite che hanno sofferto per via della tendenza al rialzo dei tassi. È un monito a tutti gli iscritti, e sono la maggior parte, che si sono affidati a comparti troppo prudenti in una fase in cui l’obbligazionario non riesce a garantire più i generosi rendimenti di qualche anno fa. «Il 2017 si sta rivelano sorprendentemente stabile, anche se nel mercato si sono manifestate tendenze opposte: individuiamo innanzitutto i timori legati agli effetti di un possibile, seppur graduale, cambio di atteggiamento da parte delle banche centrali riguardo al Quantitative easing. Ne deriva una stabilizzazione, e qualche modesto segnale di rialzo, dei tassi, che ha naturalmente effetto negativo sui prezzi delle obbligazioni. In secondo luogo, l’indebolimento del dollaro Usa ha penalizzato gli investimenti fuori dall’euro», commenta Paolo Stefan, direttore del fondo Solidarietà Veneto (dipendenti delle aziende della Regione Veneto).
Ma è proprio grazie alle azioni, in primis quelle di Piazza Affari, che quest’anno è regina tra le borse occidentali, che si sono limitati i danni. «I buoni risultati della componente azionaria, soprattutto quella italiana, e dell’obbligazionario corporate consentono di superare l’effetto dei citati elementi critici generando rendimenti positivi», prosegue Stefan.
Il problema è che, anche con le dovute cautele, gli strumenti previdenziali investono ancora poco nelle azioni di società italiane. Eppure il patrimonio non manca. In base agli ultimi dati Covip, il risparmio detenuto da casse e fondi pensione ha raggiunto a fine 2016 231,3 miliardi, il 14,1% del pil italiano: 80 miliardi sono appannaggio delle casse e 151,3 miliardi dei fondi pensione. Ma le prime hanno investito soltanto 2,9 miliardi nelle azioni italiane, mentre i secondi ancora meno, 1,1 miliardi (perché i loro investimenti sono ancora sbilanciati verso l’immobiliare e i titoli di Stato). Ma qualcosa inizia a cambiare. I fondi stanno prendendo provvedimenti per orientare gli iscritti verso linee che hanno maggiori strumenti per consentire la creazione di un’adeguata pensione di scorta. L’ultimo esempio arriva da Previmoda che dal 2018 chiuderà il comparto Zaffiro obbligazionario misto perché nei prossimi anni avrebbe potuto raggiungere con difficoltà gli obiettivi di rendimento e previdenziali prefissati.
La via della previdenza complementare è importante soprattutto per le nuove generazioni. Ed è altrettanto importante che queste ultime capiscano l’urgenza del tema. Da un nuovo studio della Commissione Ue emerge che nel 2060 gli over 65 saranno il 57% della popolazione europea. Il che significa che a ogni lavoratore attivo corrisponderanno circa due pensionati. Intanto l’economia digitale e la diffusione dello smart working accrescono l’autonomia del giovane lavoratore che, tuttavia, spesso la sviluppa attraverso il lavoro atipico, dunque quale collaboratore esterno dell’azienda. Guardare al futuro significa anche risparmiare e la via della previdenza complementare offre strumenti per affrontare per tempo il tema. (riproduzione riservata)
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