di Luisa Leone
Dopo la Francia e la Spagna, anche in Italia potrebbero debuttare i bond cuscinetto. Nelle ultime bozze della legge di Bilancio 2018 è infatti spuntata una norma relativa a «strumenti di credito chirografario di secondo livello», che di fatto prevede la possibilità per le banche di emettere queste obbligazioni, della durata di almeno 12 mesi, non collegate in alcun modo a derivati, e che potranno poi essere normate dalla Banca d’Italia.
Quello che rende interessanti i titoli è però il loro posizionamento nella gerarchia dei rimborsi in caso di insolvenza. Il testo spiega infatti che sarebbero «soddisfatti dopo tutti gli altri crediti chirografari e con preferenza rispetto ai crediti subordinati».
Al di là dei tecnicismi sembrerebbe la trasposizione nella legislazione italiana delle norme allo studio dell’Unione Europea, nell’ambito delle modifiche alla direttiva Brrd, sulle quali solo mercoledì scorso hanno trovato un’intesa Consiglio, Parlamento e Commissione Europea. Un accordo politico che di fatto sdogana i nuovi strumenti di debito cuscinetto e la nuova gerarchia che in caso di bail-in li vede aggredibili dopo i bond subordinati (e ovviamente le azioni) e prima delle obbligazioni senior. A questo punto la palla passerà al Parlamento Ue, ma i tempi dovrebbero essere brevi e i testi pronti per l’inizio del 2018. Nelle parole del vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis, la decisione di mercoledì, oltre ad armonizzare a livello Ue il trattamento dei titoli di debito delle banche, crea un buffer «per assorbire le perdite e tutelare i contribuenti».
Tornando all’Italia, bisognerà aspettare ancora qualche giorno per vedere se la norma sui titoli cuscinetto resisterà alle ultime limature e troverà spazio nella versione definitiva della legge di Bilancio 2018, che dovrebbe essere pronta per la firma del Presidente della Repubblica entro il fine settimana, per arrivare in Parlamento lunedì prossimo. Di certo non è la prima volta che un testo sugli strumenti di credito chirografario di secondo livello ha cercato di farsi strada in un veicolo legislativo: la prima volta si è tentato alla Camera con un emendamento del relatore al decreto sulle banche venete e pochi mesi dopo il copione si è ripetuto al Senato, sempre sotto forma di emendamento, questa volta alla legge di delegazione europea. Una volta pubblicato il testo definitivo, si capirà anche se sarà confermata un’altra delle novità delle ultime versioni della legge di Bilancio 2018: l’inasprimento degli acconti sulle tasse pagate dalle compagnie di assicurazioni sulla raccolta dei premi del ramo danni. Nelle bozze si prevede infatti un incremento dall’attuale 40% al 52,5% per il 2018 e 2019 e al 65% dal 2020 in poi. A parziale compensazione dell’aumento di ben il 25% (in due anni) degli acconti da corrispondere all’Erario, si prevede però lo slittamento da maggio a novembre del termine per il pagamento.
Ad ogni modo, se davvero il via libera della Ragioneria generale dello Stato alla versione definitiva del testo arriverà in tempo per la firma del Quirinale nel fine settimana, la sessione di bilancio si aprirà ufficialmente in Senato martedì prossimo, prendendo atto dello slittamento (la manovra sarebbe dovuta arrivare in Parlamento entro il 20 ottobre) e con un nuovo calendario dei lavori anche per il decreto fiscale collegato, che è già all’esame della commissione Bilancio di Palazzo Madama.
A questo punto la scaletta prevede che nella settimana dal 6 al 10 novembre l’Aula non sia convocata per consentire i lavori delle commissioni sui due provvedimenti. Le audizioni, inizialmente fissate per il 30 e il 31 ottobre, saranno di conseguenza rinviate al 6 e 7 novembre e riguarderanno solo il disegno di legge di bilancio, i cui emendamenti dovranno essere depositati entro il 10 novembre. Il termine per la presentazione delle proposte di modifica al dl fisco resta confermato al 31 ottobre. Il via libera del Senato dovrebbe quindi arrivare entro la fine di novembre e il testo dovrebbe passare alla Camera per essere approvato, con modifiche, intorno al 20 dicembre. A questo punto la manovra dovrebbe tornare in terza lettura a Palazzo Madama per il via libera definitivo a ridosso di Natale. (riproduzione riservata)
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