di Anna Messia
Unicredit e Generali potranno firmare partnership tra loro e lavorare insieme. Dopo quasi dieci anni di obbligata interruzione dei rapporti la banca guidata da Jean Pierre Mustier e la compagnia assicurativa guidata da Philippe Donnet (che tra l’altro hanno ottimi rapporti personali) potranno di nuovo sedersi intorno a un tavolo per fare affari insieme. L’Antitrust ha eliminato infatti i paletti che aveva imposto a Unicredit nel 2007 come condizione per dare il via libera alla fusione tra la banca e Capitalia.
Si trattava di misure che riguardavano per esempio l’obbligo di ridurre in maniera significativa le commissioni per i prelievi bancomat negli atm di altre banche, eliminandoli del tutto nei circa 8 mila sportelli di istituti concorrenti presenti in circa 4 mila comuni in cui Unicredit non ha atm e azzerando le commissioni per i prelievi effettuati da parte della clientela all’estero negli atm delle banche del gruppo. Ma i vincoli più stringenti riguardavano appunto i rapporti con il Leone, alla luce della relazione di entrambi con Mediobanca , che da una parte è il primo azionista di Generali e dall’altra ha Unicredit come proprio primo socio.
Non solo Unicredit è stata obbligata a vendere le sue azioni in Generali (vincolo puntualmente rispettato nel 2010) ma le è stato anche vietato di porre in essere in Italia «rapporti di partnership, accordi di distribuzione o produzione con Generali e con società il gruppo di Trieste» finché la banca di piazza Gae Aulenti fosse rimasta azionista di Mediobanca . Non solo; i membri del consiglio di amministrazione di Unicredit che hanno un ruolo nella governance di Mediobanca o in Generali non possono neppure partecipare alle votazioni sul tema dell’investment banking o su quello delle assicurazioni in Italia
Divieti che però, a quasi dieci anni di distanza, avevano perso ragione di esistere secondo Unicredit , tanto che la banca lo scorso gennaio ha chiesto all’Antitrust di cancellarli.
E l’autorità guidata da Giovanni Pitruzzella, dopo mesi di analisi e dopo aver incassato a fine giugno anche il parere favorevole dell’Ivass (l’istituto di controllo assicurativo) ha accolto la domanda. Perché nel frattempo le cose sono notevolmente cambiate, hanno osservato all’Antitrust. Unicredit , per esempio, non svolge un ruolo determinante in Mediobanca mentre il mercato assicurativo è decisamente diverso rispetto al 2007. Unicredit , per esempio, non è più il primo operatore (sostituito da Intesa Sanpaolo che ha una quota del 30%) e risultano anche superati i rapporti azionari tra Generali e Intesa in Intesa Vita (ora al 100% della banca).
Di conseguenza Unicredit e Generali possono tornare a fare affari insieme e del resto qualcosa già sta muovendo in questa direzione, visto che la compagnia di Trieste sarebbe tra gli operatori che hanno fatto offerte non vincolanti per Pioneer, la società di gestione messa in vendita da Unicredit e per la quale in pole position ci sarebbe però Amundi (come anticipato da MilanoFinanza in edicola) e avrebbe anche guardato il dossier Banca Fineco per valutare un’eventuale fusione con Banca Generali , l’istituto del Leone. Operazione che sarebbe però lontana dal realizzarsi, secondo quando dichiarato dal direttore generale di Generali Alberto Minali all’Investor Day di MF-MilanoFinanza dello scorso 30 settembre.
Ma la decisione dell’Antitrust rappresenta comunque un novità importante per entrambi i gruppi e apre a nuovi scenari. Nel suo parere Pitruzzella ha però chiaramente specificato che, «laddove Unicredit dovesse stringere accordi con Generali , l’autorità si riserva di intervenire» ai sensi della legge sulla concorrenza. Insomma il via libera non sarebbe automatico. (riproduzione riservata)
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