di Talia Godino
La banca centrale del Brasile ha tagliato ieri il Selic Rate (dal 14,25 al 14%) per la prima volta da quattro anni a questa parte in seguito ai primi segnali di ripresa economica e di rallentamento dell’inflazione. Il comitato di politica monetaria dell’istituto ha spiegato che proprio i più recenti dati sui prezzi al consumo, risultati migliori delle attese, sono apparsi compatibili con riduzioni «moderate e graduali» del Selic Rate. Mentre gli indicatori economici hanno suggerito un progressivo miglioramento della crescita, mettendo in evidenza l’elevata capacità produttiva del Paese sudamericano. In sostanza, l’attuale situazione economica del Brasile ha dunque messo in luce la necessità di operare un taglio dei tassi d’interesse. In un Paese in recessione non ha alcun senso mantenere alto il costo del denaro, ha commentato José Francisco de Lima Gonçalves, capo-economista del Banco Fator. «Con tassi elevati non è possibile mettere in campo alcun investimento», ha aggiunto. Allo stesso tempo, il riferimento a tagli «moderati e graduali» da parte dei funzionari brasiliani ha rivelato l’approccio adottato dalla banca centrale, che appare piuttosto prudente proprio perché legato all’andamento dell’inflazione e alle potenziali riduzioni del deficit di bilancio da parte del governo, ha sottolineato Alessandra Ribeiro, economista della società di consulenza Tendencias. Secondo Ribeiro, si tratta «di un avvio cauto» e quanto dichiarato dal comitato di politica monetaria dell’istituto centrale «mira a ridimensionare le aspettative del mercato». Il taglio del Selic Rate arriva poi dopo un ciclo di inasprimento monetario durato quattro anni e in un momento di forte crisi politica che ha portato alla destituzione dell’ex-presidente del Brasile Dilma Rousseff. Secondo numerosi economisti interpellati ieri, questa misura accomodante potrebbe essere la prima di una serie. Tuttavia, se sul fronte dell’inflazione le ultime stime indicano come sempre più probabile un rallentamento al 4,4% entro la fine del 2017, dall’altro lato è difficile prevedere se il nuovo esecutivo riuscirà davvero a ridimensionare il deficit pubblico. (riproduzione riservata)
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