di Anna Messia
La partita per aggiundicarsi Pioneer sta entrando nel vivo e Poste Italiane ha deciso di presentarsi all’appuntamento delle offerte vincolanti, previste per il 3 novembre, con le mani libere da vincoli su Anima , suo partner in questa iniziativa. Venerdì il gruppo guidato da Francesco Caio, che di Anima ha il 10%, ha deciso infatti di sfilarsi dall’intesa con la Banca Popolare di Milano , proprietaria di un altro 14,6% della società di gestione. L’accordo prevedeva l’impegno di entrambe a non superare la soglia del 25% del capitale di Anima e di non vendere più del 5% per Bpm e più dello 0,5% per Poste fino ad aprile 2017. In quella data, poi, la partnership sarebbe stata tacitamente rinnovata per tre anni a meno che una delle due parti non avesse disdetto prima l’accordo, cosa avvenuto appunto venerdì da parte di Poste Italiane . «Una mossa preparatoria in vista dell’acquisto di Pioneer, per il quale il consorzio costituito da Poste-Anima e Cdp è in concorrenza con gli altri gruppi interessati, ovvero Amundi, Aberdeen e Macquaire», hanno scritto ieri gli analisti di Kepler. A prescindere dall’esito finale della gara su Pioneer, l’intenzione di Poste sembra essere quella di dialogare direttamente con Anima per il futuro, proprio mentre la Banca Popolare di Milano sta per fondersi con il Banco Popolare . Poste e Anima del resto hanno già iniziato a lavorare insieme e Caio sembra intenzionato a utilizzare sempre più la sgr come fabbrica-prodotto del gruppo. Non solo; dall’eventuale unione di Pioneer (144 miliardi di masse gestite, secondo Assogestioni), Anima (71 miliardi) e Banco Posta Fondi Sgr (76 miliardi) nascerebbe un colosso da 290 miliardi di asset in gestione.
Per Poste però non sarà facile aggiudicarsi la società di gestione messa in vendita da Unicredit . Si tratta di un’asta e quindi tutto si giocherà sul prezzo. I francesi di Amundi appaiono particolarmente agguerriti e pronti a presentare all’advisor Citi un’offerta fino a 4 miliardi di euro, mentre Aberdeen e gli australiani di Macquire non sono ancora usciti allo scoperto. Ma anche Poste Italiane ha carte da giocare: il gruppo ha a disposizione 3 miliardi di euro da utilizzare per fare acquisizioni senza correre il rischio di intaccare l’attuale rating della società. Certo, non tutto dovrebbe essere concentrato sul risparmio gestito (Poste ha dichiarato più volte di voler crescere anche nei settori dei pagamenti e della logistica) ma va anche ricordato che nell’operazione Pioneer il gruppo si presenta con due alleati, ovvero Cassa Depositi e Prestiti e Anima , che potranno aggiungere munizioni. Insomma, si preannuncia una competizione interessante, il cui esito sarà chiaro solo nelle prossime settimane. In ogni caso, non sarà probabilmente l’unico riassetto nel settore del risparmio gestito e Poste si sta già preparando a giocare altre eventuali partite, come quelle su Arca e Gestielle. «La scelta di Poste segnala che Anima è al centro di una fase di fusioni e acquisizioni che potrebbero presto concretizzarsi anche in vista dell’atteso processo di fusioni tra banche popolari, in grado di accelerare alcune aggregazioni nel risparmio gestito italiano tra operatori come Aletti-Gestielle e Arca», hanno osservato gli analisti di Banca Akros. (riproduzione riservata)
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