di Edoardo Narduzzi
Da alcune settimane è in corso la più grande cessione di una società del risparmio gestito a proprietà italiana. Unicredit ha messo sul mercato Pioneer, un gestore nato a Boston qualche decennio fa e valutato circa 3 miliardi, e la prossima settimana la vendita entrerà nella fase finale. Tra i concorrenti interessati all’acquisto dell’impresa c’è anche Poste Italiane , che punta a mettere insieme la raccolta di Pioneer, quella di Anima e di BancoPosta Fondi sgr per arrivare a gestire circa 290 miliardi di risparmio. Se l’operazione andasse in porto, sarebbe l’inizio di una fase originale per il gruppo postale: la gestione professionale del risparmio diventerebbe uno dei business più importanti nella generazione dei margini di contribuzione del gruppo. Non che fino a oggi le Poste non abbiano raccolto e gestito il risparmio.
Lo hanno fatto, e bene, per decenni ma con una filosofia molto diversa e basata prevalentemente sui buoni o i libretti postali e sul deposito di quanto raccolto presso la Cassa Depositi e Prestiti, con la quale esiste da sempre una relazione contrattuale. L’operazione Pioneer, se conclusa, farebbe entrare le Poste nella dimensione del risparmio gestito professionalmente attraverso la manifattura dei prodotti, la loro distribuzione commerciale e la gestione in termini di asset allocation di quanto raccolto. Disporre di 300 miliardi di risparmio da poter investire in prima persona offrirebbe, poi, a Poste anche la possibilità di diventare un protagonista in Italia di chi fa il mercato. Le posizioni di Poste sui Btp, per esempio, non sarebbero ininfluenti rispetto all’andamento del prezzo dell’obbligazione.
In qualche modo l’ennesima diversificazione finanziaria delle Poste, dopo quella assicurativa, soprattutto nel ramo Vita, e quella bancaria del BancoPosta, darebbe al risparmio italiano un’ancora gestionale e industriale di natura diversa rispetto ai tradizionali protagonisti del mercato. Un soggetto molto orientato alla qualità del servizio finanziario reso, che in questo campo si deve intendere come assenza di moral hazard ai danni del risparmiatore, e in grado di offrire una serie trasversale di prodotti diversi ai clienti. Nascerebbe una vera fabbrica di prodotto all’interno di un gruppo postale, fatto originale, con una capacità di essere competitiva con i principali player europei.
L’evoluzione industriale verso il risparmio gestito 4.0 di Poste Italiane è una novità positiva nella stagione dei tassi di interesse negativi e della disaffezione verso le banche e i prodotti bancari da parte dei risparmiatori. (riproduzione riservata)
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