Richiesti fortemente da Assogestioni fin dal 2011, i Piani Individuali di Risparmio (PIR) consentiranno di allineare l’ordinamento italiano a quello di altri Paesi, quali Francia e Regno Unito, dove da diversi anni sono state introdotte agevolazioni per l’investimento di lungo periodo con la creazione di strumenti come i Plan d’Epargne en Actions (PEA) e gli Individual Savings Accounts (ISAs).
Le norme che ne disciplinano le caratteristiche, se approvate entro la fine dell’anno, permetteranno ad un investitore retail, che sottoscrive un piano individuale di risparmio, di percepire redditi di natura finanziaria in esenzione d’imposta, a condizione che vengano rispettati determinati vincoli in merito all’oggetto dell’investimento e alla durata dello stesso (almeno 5 anni).
Secondo Assogestioni “assisteremo al debutto di uno strumento in grado non solo di creare un ponte tra il risparmio e l’economia reale del Paese, tramite l’investimento nel capitale di rischio e di debito delle imprese, ma anche di migliorare l’allocazione delle risorse finanziarie delle famiglie italiane, grazie all’allungamento dell’orizzonte temporale di investimento e a specifiche regole di diversificazione del rischio”.
I PIR italiani prevedono, infatti, un investimento rilevante (almeno il 70%) in strumenti finanziari di aziende italiane o estere europee con stabile organizzazione in Italia. Di questo 70%, il 30% deve essere indirizzato in società non presenti nell’indice di Borsa Ftse-Mib o in indici esteri equivalenti, in modo da far affluire denaro anche verso imprese medio-piccole.