Paradossalmente è dal mondo della finanza che emerge più netta l’ancestrale diffidenza degli imprenditori della regione verso la borsa. Che il contesto sia particolare lo testimonia il fatto che proprio le banche qui abbiano disertato il percorso verso la quotazione, preferendo strade alternative come l’autovalutazione dei propri titoli, come nel caso di Popolare Vicenza e Veneto Banca, con gli esiti disastrosi che si sono visti.
Ha fatto eccezione il Banco Popolare, in procinto di fondersi con Bpm, primo esempio concreto della prossima fase di integrazioni a cui sta per affacciarsi il mondo del credito in Italia. Ma proprio dal Veneto emerge anche uno dei gruppi che più sembrano riuscire ad avvantaggiarsi delle difficoltà delle banche tradizionali. È Banca Ifis, istituto con sede a Mestre specializzato nella gestione del credito commerciale, finanziario di difficile esigibilità e credito fiscale, lanciata da Sebastien Egon Fürstenberg, presidente e azionista di riferimento. Basta osservare il grafico del titolo per cogliere un andamento diametralmente opposto a quello dell’intero comparto con un’ascesa dal 2012 a oggi da 4 a 23 euro. Il comparto assicurativo è rappresentato invece dal gruppo Cattolica assicurazioni, cui la borsa attribuisce un valore di oltre 900 milioni. In borsa il titolo è stato penalizzato nel 2016 proprio dalla partnership con la Popolare di Vicenza, con cui è in fase di scioglimento una partnership bancassicurativa con scambio di pacchetti azionari che alla compagnia veronese ha procurato un danno sia per l’investimento andato in fumo sia per il rischio di overhang (ipervenduto) che ora grava sul titolo Cattolica, visto che Pop. Vicenza dovrà liquidare la sua partecipazione del 15,1%.
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