Stefania Peveraro
Nel giorno della scadenza del periodo di lock-up che impegnava Unicredit a non cedere sul mercato ulteriori azioni di Finecobank per un periodo di 90 giorni dalla data di regolamento dell’ultima operazione (la vendita del 10% avvenuta l’11 luglio), Jean Pierre Mustier, amministratore delegato del gruppo bancario di piazza Gae Aulenti, ha dato il via a un nuovo processo di accelerated bookbuilding, questa volta sul 20% di Fineco .
Ad affiacare Unicredit nell’operazione sono stati Ubs e la stessa Unicredit Cib nel ruolo di global coordinator e joint bookrunner. Una nota diffusa dal gruppo ieri a borsa chiusa spiega infatti che «a seguito della chiusura dell’offerta Unicredit continuerà a controllare e consolidare la società con una partecipazione di circa il 35%, facendo leva sulle distintive capacità e competenze di Finecobank e sostenendo la sua politica di investimento della liquidità».
Dopo l’ipo Unicredit era infatti scesa al 65% del capitale di Fineco e a luglio aveva ceduto un altro 10% a un prezzo di 5,30-5,40 euro per azione, a sconto rispetto al prezzo di chiusura di allora (5,75 euro), il che significa che Unicredit in quell’occasione aveva incassato circa 325 milioni, importo che ha consentito un miglioramento di 8 punti base in termini di ratio di capitale (Common Equity Tier 1).
La vendita di ieri invece è avvenuta a 4,48 euro per ogni titoli Fineco , ossia con uno sconto del 6,43% sul prezzo di chiusura di 4,788 euro, per un valore complessivo di 542 milioni e, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, per un impatto positivo di circa 13 punti base sul Cet1. Unicredit dovrebbe mantenere un Cet1 minimo del 10% (9,75% più un buffer dello 0,25%), ma a fine giugno il Cet1 ratio transitional era solo al 10,51%. Già da luglio però, grazie all’effetto positivo delle cessioni delle quote di Fineco (come detto, 8 punti base) e Pekao (12 punti base), il Cet1 pro-forma era salito al 10,53% e ad agosto si è dispiegato l’effetto positivo (12 punti base) della cessione a Sia delle attività di gestione delle carte di pagamento.
La nota del gruppo guidato da Mustier sottolinea che l’offerta «è un’ulteriore precisa indicazione che Unicredit intende agire in maniera decisa e rapida per cogliere ogni opportunità incrementale per la creazione di valore in linea con il rinnovato impulso a una gestione attiva del portafoglio, in cui tutti gli attivi saranno soggetti alla stessa disciplinata gestione del capitale».
È stato poi fissato un nuovo lock-up per Unicredit , questa volta ben più lungo del precedente: 360 giorni dalla data di regolamento dell’operazione. Durante tale periodo «non potrà porre in essere nessun atto di disposizione delle azioni di Finecobank senza il previo consenso di Ubs per conto dei joint bookrunner», spiega la nota.
Sullo sfondo restano le voci circa una possibile operazione tra Banca Generali e Fineco , sebbene il direttore generale delle Generali Alberto Minali abbia dichiarato nelle scorse settimane che si tratta di un’ipotesi «assolutamente lontana», benché l’operazione sia «potenzialmente interessante» e che Banca Generali e Fineco siano «due banche ben gestite e integrabili». (riproduzione riservata)
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