di Andrea Montanari
Edificata nel 1958, è il secondo grattacielo realizzato a Milano dopo la Torre Breda. Seppure ormai superata in altezza dalla torre Unicredit in Gae Aulenti o da quelle di Allianz e Generali nel quartiere Citylife, per non parlare del Bosco Verticale (premiato l’anno scorso quale miglior grattacielo al mondo), la Torre Velasca, oggi in gran parte disabitata, conserva il suo fascino, tanto da essere sottosposta dal 2011 al vincolo della Soprintendenza per i Beni Culturali (sebbene l’anno seguente l’inglese The Daily Telegraph l’abbia inserita nell’elenco di edifici più brutti al mondo). L’edificio, alto 106 metri per 26 piani, da alcuni anni è nelle disponibilità immobiliari di UnipolSai , che, così come per altri palazzi del capoluogo lombardo, lo ha ereditato in seguito all’integrazione della Fondiaria-Sai della famiglia Ligresti.
Dalla metà dello scorso anno la compagnia assicurativa ha avviato un progetto di riqualificazione dell’intero edificio, ma nel frattempo, anche per valorizzzare al meglio l’intero portafoglio immobiliare milanese (che comprende la Torre Galfa adiacente la stazione Centrale e il cosiddetto Rasoio nel quartiere Isola) ha avviato un sondaggio sul mercato per trovare un compratore di alcuni di questi asset. E la Torre Velasca, per storia (il nome è legato al governatore spagnolo Juan Fernandez de Velasco, a cui fu dedicata la piazza nel Seicento), fascino e probabilmente anche per caratteristiche architettoniche rappresenta il boccone più pregiato. Tanto che, secondo più fonti immobiliari qualificate interpellate da MF-Milano Finanza, UnipolSai ha avviato la fase di due diligence con potenziali acquirenti internazionali. Tra gli interessati alla Torre Velasca c’è Orion Capital Managers, boutique d’investimento immobiliare fondata da tre professionisti provenienti dal gruppo LaSalle (Aref H. Lahhman, Van J. Stults e Bruce C. Bossom), che ha sedi a Londra, Parigi, Madrid e Milano e che proprio nel capoluogo lombardo negli ultimi tre anni ha portato a termine più acquisizioni, tra cui quelle di tre centri commerciali del gruppo Unicomm.
La trattativa in corso tra UnipolSai e Orion (assistito da un primario studio legale internazionale) dovrebbe avere un controvalore di 100-120 milioni di euro, ma non è scontato che si concretizzi nei prossimi mesi, in quanto molto dipenderà dal progetto immobiliare alla base della transazione. Va infatti sottolineato che la Torre Velasca, che finora ha ospitato uffici, esercizi commerciali e abitazioni, è soggetta al vincolo della Soprintendenza e quindi non si possono operare trasformazioni rilevanti senza il via libera dell’ente. Al proposito, nei piani di Orion c’è la realizzazione all’interno dell’edificio di un albergo di lusso, oltre alla riqualificazione dei piani oggi destinati a uso residenziale.
Inoltre le mire di Orion potrebbero essere presto contrastate dalla discesa in campo di un altro soggetto pronto a mettere sul piatto un robusto assegno. Da qualche settimana infatti il dossier sulla Torre Velasca è all’esame di un investitore cinese. Sull’identità di quest’ultimo vige il massimo riserbo, ma più di un indizio porta al colosso asiatico Suning guidato da Zhang Jindong, ossia il nuovo primo azionista dell’Inter. Se questa pista venisse confermata, si tratterebbe di un’operazione di natura commerciale ma anche d’immagine per il colosso cinese della grande distribuzione, che dimostrerebbe in tal modo di essere interessato a investire su Milano non solo sul fronte calcistico. (riproduzione riservata)
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