di Anna Messia
Era iniziata con sprint la partita del riassetto delle quote di Banca d’Italia, che obbligherà tutti i soci a scendere al 3% entro il 2016. Compagnie di assicurazioni e banche si sono dimostrate ben disposte a comprare quel pacchetto di azioni di Via Nazionale ceduti nelle scorse settimane da Allianz .
Mentre l’Inail ha già messo da parte un gruzzoletto di 200 milioni per incrementare la sua quota dallo 0,7% attuale al 3%. L’interesse, insomma, non manca, ma proprio quando sta per avvicinarsi il momento in cui le grandi banche, come Unicredit (22,1%) e Intesa Sanpaolo (30,3%), dovranno mettere sul mercato quasi il 50% del capitale, è arrivata una novità che potrebbe smorzare gli entusiasmi. Almeno quelli delle assicurazioni. L’Ivass, l’istituto di controllo delle compagnie, in una lettera inviata la settimana scorsa ai gruppi assicurativi ha chiarito che la partecipazione delle assicurazioni nel capitale di Via Nazionale non sarà a costo zero in base alle nuove regole di capitale Solvency II che entreranno in vigore a gennaio. Anzi, nel nuovo sistema le azioni di Bankitalia saranno considerate alla stregua di qualsiasi altro titolo azionario. «Con l’introduzione del nuovo regime di vigilanza europeo, a partire dal 1° gennaio 2016, gli investimenti saranno assoggettati a specifici assorbimenti di capitale commisurati ai rischi sottostanti e ai fini del calcolo del requisito di capitale, secondo la formula standard, Solvency II non prevede il caso specifico delle partecipazioni al capitale di una banca centrale», si legge nella lettera inviata dall’Ivass.
E considerando «la natura e le caratteristiche delle quote e tenuto conto dell’orientamento assunto nella legislazione bancaria europea e nazionale, nonché di alcuni ordinamenti assicurativi comunitari, l’Ivass ritiene che le quote debbano essere trattate alla stregua di titoli di capitale, con l’applicazione del requisito patrimoniale previsto per il rischio azionario».
Il mercato probabilmente non si aspettava tale interpretazione, immaginando che Ivass, il cui presidente, Salvatore Rossi, è anche direttore generale di Banca d’Italia, potesse considerare l’investimento in Via Nazionale come più sicuro di un semplice titolo azionario e assimilabile piuttosto a un titolo di Stato. Ma così non è e ora le assicurazioni potrebbero avere qualche motivazione in meno a farsi avanti per gli acquisti, nonostante gli alti dividendi pagati finora dalla Banca d’Italia, pari quest’anno a 340 milioni di euro. Però la lettera dell’Ivass contiene anche un’altra indicazione che potrebbe in qualche modo allentare la stretta degli aggravi di capitale per le compagnie di assicurazione. Rossi ha chiarito infatti che i titoli possono essere utilizzati come «sottostanti di contratti assicurativi unit linked, le cui prestazioni sono collegate a fondi interni dell’impresa», si legge ancora nella lettera. «Tale allocazione implica un ridotto assorbimento di capitale regolamentare» e «l’impresa riserva a sé l’esercizio del diritti connessi alle quote». (riproduzione riservata)