di Carlo Brustia
C’è anche il finanziere George Soros tra gli investitori internazionali che attendono la conclusione dell’ipo di Poste Italiane, pronta a chiudersi 13.30 di oggi. Secondo quanto riferito da fonti di mercato, la domanda di titoli del gruppo guidato dall’amministratore delegato Francesco Caio è cresciuta a buon ritmo anche ieri, dopo che i collocatori (Banca Imi, Citigroup, Bank of America, Mediobanca e Unicredit ) hanno indicato un range di prezzo più ristretto, tra 6,5 e 7 euro per azione, rispetto a quello ufficiale (6-7,5 euro).
Tanto che ormai appare probabile che l’offerta dei 453 milioni di titoli di Poste Italiane (a cui va aggiunta l’eventuale greenshoe) arrivi a essere coperta circa quattro volte dalle richieste degli aspiranti sottoscrittori dell’ipo. Risulta che Soros, finanziere americano di origini ungheresi, abbia prenotato un pacchetto di titoli e con lui due o tre fondi sovrani di origine asiatica e medio-orientale, oltre a grandi gestori come BlackRock, Fidelity, Pioneer, Union Investment e Norges Bank. L’attenzione è ora ovviamente puntata sul prezzo a cui verranno assegnate le azioni del gruppo Postale: una decisione attesa per oggi e sulla quale peseranno certamente i nuovi ordini in entrata, ma anche la scelta da parte dell’azionista (ossia il ministero dell’Economia) e delle banche collocatrici in merito a quale tipo di investitori (sotto il profilo della qualità e della strategia dei fondi) privilegiare nella compagine azionaria di Poste Italiane. Se la domanda dovesse continuare a essere sostenuta anche nella mattinata di oggi, è probabile che il prezzo si avvicini a quota 7 euro. In base all’indicazione di prezzo su cui si stanno concentrando ormai gli ordini (tra 6,5 e 7 euro), il Tesoro incasserebbe tra 3,2 e 3,5 miliardi di euro dal collocamento del 38,2% del capitale di Poste Italiane, il cui debutto a Piazza Affari è in agenda per il prossimo martedì 27 ottobre. (riproduzione riservata)