Sei mesi dopo l’apertura, i primi risultati dimostrano che EXPO Milano ha raggiunto l’obiettivo ufficiale in termini di numero di visitatori (20 milioni) e ha scampato il pericolo di un finale meno felice, come era successo nel 2000 ad Hannover. Ci si aspettava un 30% di visitatori stranieri, mentre il numero finale si è attestato al 25%, seppure con presenze importanti dagli USA, dalla Cina e dall’Europa (in particolare dalla Germania e dalla Francia). In totale si stimano 6 miliardi di euro di utili dai flussi turistici, a fronte di un costo di 3 miliardi in infrastrutture connesse al sito espositivo. Detto ciò, è necessario verificare altri costi indiretti prima di stimare l’utile netto realizzato. Questi sono solo alcuni dei risultati dello studio Euler Hermes “Expo Milano 2015: la fine o un inizio?”,che è andato ad analizzare l’impatto economico del grande evento sul Paese Italia.
“Missione compiuta – afferma Michele Pignotti, capo della regione Euler Hermes Paesi Mediterranei, Africa e Medio Oriente – E’ l’espressione più adatta per commentare la prossima chiusura di EXPO 2015, una macchina organizzativa imponente che ha saputo gestire al meglio le numerose iniziative ed eventi, le delegazioni internazionali e il flusso continuo di visitatori che hanno affollato i padiglioni degli oltre 130 Stati partecipanti. Adesso però arriva il difficile, bisognerà cercare di fare leva sull’importante eredità che EXPO 2015 ci ha lasciato e trasformarla in una spinta che possa continuare a sostenere lo sviluppo futuro del Paese”.
L’effetto EXPO sulla ripresa economica del paese
“Sul breve termine – afferma Ana Boata, European Economist di Euler Hermes – la spinta positiva di Expo dovrebbe attestarsi su un valore di +0,1% del PIL nel 2015, concentrato nel terzo trimestre. In totale si prevede una crescita del PIL di 0,7% nel 2015 e 1,1% nel 2016, ma la velocità della ripresa dovrebbe comunque rimanere moderata”. Oltre al rimbalzo nella domanda estera, la ripresa della domanda interna, registrata dopo anni di declino, costituisce un segnale positivo. La fiducia dei consumatori segue un trend in rialzo e i consumi sui beni durevoli sono ripartiti. Il mercato del lavoro è in risalita, con un saldo positivo di 295 mila nuovi assunti dal
livello più basso toccato a novembre 2014, e un tasso di disoccupazione che dovrebbe passare dal 12% nel 2015 (dal 12,7% del 2014) all’11% nel 2016.
Molti settori stanno beneficiando di un impatto positivo legato all’aumento dell’attività derivante da Expo. In particolare sono aumentate le entrate per i settori legati al turismo, soprattutto a Milano e nella zona dei Laghi. Le maggiori entrate hanno contribuito alla ripresa del fatturato delle aziende del settore dei servizi, con i picchi più alti registrati nella vendita all’ingrosso e nella distribuzione (+4,2% a/a nel secondo trimestre 2015), nell’alberghiero e nella ristorazione (+2,9% a/a), nei servizi legati ai trasporti (+2,1% a/a) e nei servizi commerciali (+1,3% a/a). Inoltre Expo ha stimolato l’arrivo di Investimenti Diretti Esteri (FDI) con 6 miliardi di euro registrati tra febbraio e aprile, l’importo trimestrale più elevato dalla fine del 2013.
Il sostegno di EXPO all’export Made in Italy
In termini di quantità, l’Italia ha esportato 9 miliardi di euro di merci in più tra gennaio e luglio (rispetto allo stesso periodo del 2014) e quasi 1 miliardo di euro di servizi in più. Dall’inizio di Expo sono stati esportati 3,5 miliardi di euro in più di merci e 0,6 miliardi di euro in più di servizi.
La maggior parte dei servizi esportati sono senz’altro legati a Expo. In generale le esportazioni di merci nel 2015 dovrebbero raggiungere i 15 miliardi di euro (rispetto agli 8 miliardi del 2014) mentre i servizi esportati dovrebbero raggiungere i 6 miliardi di euro (rispetto ai 3 miliardi del 2014). La domanda estera dovrebbe concentrarsi (due terzi) in settori quali meccanica, chimica, tessile, agroalimentare. Il flusso turistico ha supportato principalmente i settori dell’agroalimentare e del tessile. Nel settore agroalimentare, ad esempio, le esportazioni sono ripartite a marzo 2015 e rimangono su trend positivi. In totale le esportazioni dell’agroalimentare sono cresciute del +6% tra gennaio e luglio (pari a un miliardo di euro in più rispetto al 2014).
“Malgrado una forte cultura dell’esportazione – afferma Boata –, le aziende italiane dovranno puntare maggiormente sui mercati di esportazione “non tradizionali”, dato che solo il 13% dell’export italiano va verso paesi con una forte crescita delle importazioni. Inoltre sarà vitale ristabilire la competitività a livello dei costi per ottenere maggiori utili, dato che l’euro debole non sarà sufficiente”.
E dopo? Nel breve termine c’è il rischio di un aumento delle insolvenze delle imprese nei settori legati a Expo
Con la chiusura della manifestazione, si prevede una caduta nelle attività ed in particolare in quei settori che hanno ottenuto i risultati migliori nell’anno dell’evento. Nel caso di Expo, Euler Hermes stima che parte delle circa 10.000 società create andranno incontro a difficoltà economiche alla fine dell’evento. Nel breve termine dobbiamo aspettarci chiusure volontarie, in particolare nei settori legati al turismo: cibo, ristorazione e trasporti. Tuttavia la maggior parte di queste aziende è costituita da entità molto piccole e la loro chiusura dovrebbe avvenire in modo amichevole. Secondo il nostro scenario di riferimento, ci aspettiamo che 1 società su 10 fallisca entro il 2018
con un picco nel 2017 e che la maggior parte di esse siano concentrate nel settore edile. In generale, le insolvenze delle imprese dovrebbero mantenere la tendenza a diminuire avviata nel 2015 per la prima volta in 7 anni con -8% nel 2016, -10% nel 2017 e – 8% nel 2018. Tuttavia esiste il rischio che la diminuzione delle attività sia maggiore del previsto. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero fallire fino a 3.000 imprese.