di Paola Valentini
Con le cedole delle azioni di Piazza Affari oggi si può spuntare un rendimento che supera agevolmente il 5%, più del triplo del Btp a dieci anni che rende l’1,5%. Certo, a differenza di un titolo di Stato, in borsa non c’è garanzia del capitale. Ma anche con l’alternativa delle obbligazioni governative, oggi in diversi casi non solo non si guadagna più nulla, ma talvolta si perde.
I tassi a zero (se non sotto) sono la norma anche in Italia. È il caso dei 6 miliardi di Bot a sei mesi che all’asta del 28 ottobre sono stati aggiudicati a rendimenti negativi per la prima volta nella storia (-0,055%). Il giorno prima il Tesoro italiano aveva piazzato titoli a due anni sempre a un tasso negativo (-0,023%). Nonostante ciò, la domanda è stata superiore all’offerta perché le banche, piuttosto che parcheggiare denaro alla Bce che offre ancora meno (-0,2%), preferiscono limitare le perdite investendo in titoli di Stato, considerando anche che la banca centrale europea potrebbe abbassare i suoi tassi ancora di più.
In questo mondo alla rovescia, dove sempre più titoli entrano nel club dei tassi negativi, quella delle azioni ad alto dividendo è una strada da tenere in considerazione. Anche perché le politiche delle banche centrali puntano proprio a sostenere gli asset rischiosi come le azioni. E secondo gli analisti Piazza Affari oggi ha maggiori potenzialità di rialzo rispetto agli altri listini. L’idea diAnima sgr ad esempio è a favore del mercato azionario italiano, soprattutto in vista delle attese mosse di Mario Draghi, presidente della Bce, che ha lasciato capire che a fine anno potrebbe potenziare la sua politica monetaria. «I tassi di crescita del pil non sono esaltanti, ma lo 0,9% previsto dal governo e l’1% stimato da Confindustria sono numeri superiori alle previsioni che gli analisti avevano formulato solo qualche mese fa. La politica accomodante della Bce continua ad avere un ruolo centrale sulla crescita, con l’indebolimento dell’euro che sta favorendo le esportazioni, aiutando al tempo stesso le imprese e il governo italiano a mantenere bassa la spesa per gli interessi. Pertanto sono ancora presenti le condizioni affinché il 2015, anche in chiusura d’anno, si confermi un anno positivo per l’Italia», affermano i gestori di Anima sgr. MF-Milano Finanza ha elaborato la classifica delle quotate di Piazza Affari in base al prezzo attuale e ai dividendi sul bilancio 2015 attesi dal consensus degli analisti (dati FactSet). Tra le società più generose c’è UnipolSai : il titolo della compagnia guidata dall’ad Carlo Cimbri ha un rendimento da dividendo di quasi l’8%. Per molte società il dividend yield, ovvero il rapporto tra dividendo unitario previsto per l’esercizio 2015 (la stagione delle cedole si aprirà nella primavera del 2016 con l’approvazione dei bilanci 2015) e prezzo attuale dell’azione, è già sceso rispetto a qualche settimana fa perché, dopo la correzione estiva, a ottobre i mercati si sono ripresi e il denominatore, ovvero il prezzo dell’azione, in diversi casi è aumentato. C’è anche chi potrebbe tornare al dividendo. È il caso di Saras (dividend yield dell’8,75%) che ha appena presentato il piano industriale 2016-19 in cui il gruppo della raffinazione della famiglia Moratti stima di raggiungere quest’anno un ebitda fra 740 e 760 milioni, ben oltre le stime attuali del consenso a 675 milioni. Nelle note delle banche di investimento i broker puntano a un ritorno al dividendo (l’ultimo risale al 2009). I conti del secondo trimestre, gli ultimi disponibili, sono stati forti, battendo il consenso del 47% a livello di risultato netto grazie all’eccellente performance della raffinazione. In alcune note le banche di investimento hanno scritto che il pagamento di un «grosso dividendo» non è solo un’ipotesi. La politica aziendale prevederebbe la distribuzione di un importo compreso tra il 40% e il 60% dell’utile netto adjusted.
Di recente si è aggiunto un altro big di Piazza Affari nella classifica delle azioni a dividendo potenzialmente elevato. ÈPoste italiane , che si è quotata il 27 ottobre a 6,75 euro, nella parte di mezzo della forchetta (6-7,5 euro). Il gruppo prevede una politica di dividendi generosa: «L’80% dei profitti», ha detto l’ad di Poste, Francesco Caio. In pratica un rendimento di oltre il 4,9% al prezzo attuale. Nel primo semestre 2015 il risultato netto è stato di 435 milioni ma Poste ha fatto sapere che nel secondo semestre è previsto un rallentamento, a causa dei costi della riorganizzazione. Le stime degli analisti sono orientate così a un utile 2015 di circa 520 milioni. Di conseguenza il dividend yield per il risparmiatore potrebbe essere di circa il 5%. Un’altra blue chip di Stato che da sempre ha un dividend yield interessante è Eni , anche se di recente lo ha dovuto ridurre. Il gruppo petrolifero prevede una remunerazione di 0,8 euro per azione nel 2015, che ai prezzi di oggi frutta un rendimento del 5,3%. (riproduzione riservata)