di Anna Messia
Le questioni da risolvere per le Poste Italiane, prima di dare concreto avvio alla privatizzazione annunciata da Matteo Renzi, sono ancora molte. In attesa che le borse tornino più accoglienti vanno sciolti anche i nodi che riguardano il servizio universale, come ribadito in più occasioni dall’amministratore delegato del gruppo Francesco Caio. L’attività di recapito continua a essere una fonte di perdita per il gruppo, ha sottolineato l’ad, e il tavolo tecnico con Antitrust e Agcm, oltre che con il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Economia, è avviato. Ma in Poste Italiane c’è già chi sta lavorando intensamente per farsi trovare pronto appena la questione-ipo entrerà di nuovo nel vivo. Si tratta di Poste Vita, l’assicurazione del gruppo che negli anni è arrivata a rappresentare la struttura portante di Poste Italiane, almeno sotto il profilo del bilancio. Tanto che lo scorso semestre dalla polizze è arrivato un risultato operativo di 220 milioni su un totale di 506 milioni dell’intero gruppo. Insomma, poco meno della metà degli utili di Poste Italiane (222 milioni a giugno scorso) sembrano arrivare proprio da Poste Vita, che continua a registrare una raccolta in crescita. Subito dopo la riconferma al vertice della compagnia di Maria Bianca Farina in qualità di amministratore delegato, avvenuta lo scorso agosto, l’assicurazione ha iniziato anche lavorare ai cantieri per la privatizzazione. Proprio a questo scopo ha deciso di chiamare i consulenti esterni di Towers Watson per seguire le operazioni di preparazione al mercato, ma anche per farsi affiancare nel complicato processo di allineamento ai nuovi requisiti di capitale Solvency II, che saranno pienamente operativi dal 1° gennaio 2016.
Towers Watson tra l’altro non è l’unico consulente per la compagnia, visto che per il progetto di Solvency II, partito già a inizio 2014, Poste Vita ha deciso di avvalersi del supporto di diversi fornitori e consulenti, sia in ambito business sia nel comparto dell’information technology, dando a Deloitte l’incarico di referente principale del monitoraggio dell’attività e anche di supporto nei singoli cantieri. Proprio in vista dell’avvio del processo di privatizzazione la compagnia ha deciso quindi di dotarsi di un supporto aggiuntivo, con Towers Watson che dovrà occuparsi, tra le altre cose, di certificare l’embedded value del business assicurativo Vita. Del resto la questione Solvency II e quella dell’apertura del capitale di Poste Italiane ai privati (oggi al 100% del ministero dell’Economia) sono strettamente interconnesse, visto che le nuove regole di capitale saranno fondamentali per determinare la capitalizzazione di Poste Vita, che sarà poi utilizzata nel processo di privatizzazione dell’intero gruppo.
Intanto c’è anche un altro cantiere aperto in Poste Vita, leader in Italia nel ramo Vita; si tratta della nomina di un direttore generale, una figura finora assente nella governance della società e che andrà scelta con cura, visto che il nuovo dg sarà probabilmente destinato a prendere in futuro il posto di Farina, che quest’anno ha ricevuto ha ricevuto l’incarico per il terzo mandato triennale e quindi non più rinnovabile. A occuparsi della selezione, non ancora entrata nel vivo, è l’head-hunter Management Search fondato da Tiziana del Vecchio. (riproduzione riservata)