di Mauro Romano
È arrivato il sospirato via libera alla voluntary disclosure. Ieri la Camera ha approvato il testo di legge per l’emersione dei capitali, contenente anche il reato di autoriciclaggio, dopo mesi di gestazione e non senza una bagarre in Aula. I deputati del Movimento Cinque Stelle, contrari al provvedimenti che hanno bollato come un nuovo condono, ne chiedevano infatti il ritorno in commissione, mentre da parte loro gli esponenti del Pd hanno sollevato polemiche relative alle modalità di votazione, mentre la seduta era presieduta dal grillino Luigi Di Maio.
Nonostante gli inconvenienti dell’ultima ora, però, il testo passerà ora finalmente al Senato, dove si attende un iter piuttosto breve. Tra le ultime limature apportate dal relatore Giovanni Sanga (Pd), come anticipato ieri da MF-Milano Finanza, la più significativa è certamente l’introduzione del pagamento rateale, in tre tranche, per le somme dovute in seguito alla regolarizzazione. Molto lievi, invece, gli interventi sull’articolo relativo all’autoriciclaggio. Intanto, già ieri, in vista del varo della nuova legge gli analisti di Banca Akros hanno analizzato gli effetti della voluntary disclosure sulle società di raccolta e gestione del risparmio quotate, dal momento che alcune di loro avevano registrato, in occasione delle precedenti edizioni degli scudi fiscali degli anni 2000, un forte impulso nei flussi di risparmio raccolti. «I principali elementi da considerare sono il fatto che tutte le tasse dovute dovranno essere pagate senza sconti, i contribuenti non saranno accusati di alcun crimine e il termine ultimo per dichiararsi al fisco è il settembre 2015. Con questa operazione si saneranno gli ultimi dieci anni», afferma Banca Akros, sottolineando che i costi per fare pace con il fisco saranno molto più alti dei precedenti scudi. «L’aliquota fiscale media dovrebbe essere attorno al 20%, rispetto al 5-7% dello scudo fiscale del 2009-2010», avverte Banca Akros, considerando come troppo ottimistiche alcune stime che indicano che la voluntary disclosure dovrebbe far riemergere un’ottantina di miliardi di euro, più o meno lo stesso livello dello scudo fiscale di quattro anni fa (attorno ai 100 miliardi). «Prevediamo che l’operazione possa riguardare 30 miliardi circa nel 2015-2016. È una buona notizia per le società di raccolta e gestione del risparmio ma, almeno per il momento, non si tratta di un elemento catalizzatore rilevante. In ogni caso crediamo che Banca Generali possa giocare il ruolo più rilevante, come accaduto in passato (nell’edizione dello scudo fiscale del 2009-2010 aveva raccolto 1,5 miliardi). Ma considerando un possibile approccio previdente, le scelte dei contribuenti potrebbero anche drasticamente cambiare», conclude Banca Akros. (riproduzione riservata)