Passano i giorni e il salvataggio del Fondo Pensione Agenti si fa sempre più complicato. Il tempo stringe, lo SNA prova a rilanciare la palla nell’altra metà del campo.
Il Sindacato Nazionale Agenti ha infatti inviato una lettera firmata dal presidente Claudio Demozzi al Consiglio di Amministrazione di FoNaGe e, per conoscenza anche ad Ania e Unapass, contenente alcune osservazioni sul riequilibrio prospettico del Fondo.
Nella lettera Demozzi conferma la volontà dello SNA di “mantenere l’essenza istituzionale del Fondo Pensione Agenti, basata su principi mutualistici e solidaristici, da sempre condivisi dalle Parti Sociali. Con l’offerta di ANIA, formalizzata con modalità tali da impedire qualsiasi accordo tra le parti, il disavanzo prospettico verrebbe coperto al 98% dagli Agenti e al 2% dalle Imprese”.
Insomma, i famosi 16 milioni messi a disposizione dell’Ania sono considerati del tutto insufficienti dallo SNA, che chiede al cda del Fondo di pronunciarsi sulla soluzione di salvataggio prospettata dall’Ania che prevede, oltre al contributo di 16 milioni di euro, la trasformazione da modello a prestazione definita, a quello a contribuzione definita, in modo da colmare lo squilibrio contabile prospettico del fondo, che ammonta a circa 700 milioni di euro.
Lo SNA chiede inoltre di considerare anche “ulteriori diverse ipotesi di riequilibrio prospettico del Fondo che rispettino principi di equità. Tale Vostro contributo, se condiviso, sarà adeguatamente sostenuto da SNA anche in sede politica ed istituzionale”.
Tra gli agenti nessuno vuole il commissariamento del Fondo, ma di certo bisogna andare di corsa, soprattutto per valutare la sostenibilità di soluzioni alternative a quella dell’Ania. La parola passa ora ai vertici di FoNaGe.