Aziende. Quelle con più di 50 dipendenti versano il Tfr al fondo di Tesoreria presso il Mef, mentre per le pmi di fatto rappresenta una fonte di finanziamento preziosa. A cui potranno rinunciare solo se le banche saranno pronte a erogare credito alle stesse condizioni
Banche. Senza il loro ok l’operazione non si fa. Vista la Ltro e il costo del denaro negativo un impiego di questo tipo, alle condizioni oggi previste per il tfr (1,5% fisso + lo 0,75% dell’inflazione). potrebbe essere interessante.
Dipendenti. In ogni caso potrebbero avere l’anticipo in busta solo i lavoratori del settore privato, i dipendenti pubblici non hanno il Tfr.
Erario. Un’operazione del genere, nel caso aderisse il 50% dei lavoratori che lasciano il Tfr in azienda, produrrebbe un maggior gettito fiscale di circa 3 miliardi.
Fondi pensione. Per chi ha aderito a un fondo pensione sospendere la contribuzione per tre anni implicherebbe una riduzione dell’assegno di scorta tra il 9 e il 18% a seconda dell’età e della linea scelta.
Giovani. Rischierebbro di essere tra le categorie più colpite, ma di fatto, solo il 14% dei lavoratori con meno di 35 anni è iscritto a una forma complementare, percentuale che sale al 28,6% per la fascia 35-44 anni (Relazione annuale 2013 della Covip).
Inps. Per l’Istituto di previdenza il mancato versamento del Tfr delle imprese più grandi rappresenterebbe un mancato flusso di circa 3 miliardi di euro (ma dal governo fanno sapere che la cifra potrebbe essere coperta con il maggior gettito fiscale).
Liquidazione. Chi decidesse di avere oggi il Tfr in busta paga non potrebbe contare su un capitale di scorta al momento dell’addio al lavoro. Un punto da tenere a mente visto che la liquidazione costituisce un salvagente in caso di perdita del posto di lavoro.
Meccanismo silenzio assenso. Dal 1° gennaio 2007 tutti i lavoratori, ad esclusione dei lavoratori domestici e dei dipendenti pubblici sono chiamati ad esprimere la propria volontà circa la destinazione del Tfr maturando. Se non si effettua alcuna scelta il lavoratore si trova iscritto al fondo pensione di riferimento (silenzio-assenso).
Obbligazioni. Se le imprese dovessero ricorrere al credito bancario per pagare il Tfr in busta paga, aumenterebbe la loro esposizione creditizia totale e questo le potrebbe penalizzare nel momento in cui dovessero emettere bond (o anche chiedere nuovi prestiti).
Pil. Uno degli obiettivi del progetto Tfr in busta paga è quello di far ripartire i consumi e quindi il Pil. Nel sistema contributivo la crescita del Pil gioca un ruolo rilevante nel calcolo della pensione. Con il contributivo la pensione è legata esclusivamente all’ammontare dei contributi versati, il 33% della retribuzione lorda per i lavoratori dipendenti, il 20% per gli autonomi e così via. il capitale via via accumulato viene rivalutato al 31 dicembre di ciascun anno, con esclusione della contribuzione dell’ultimo anno. Il tasso di capitalizzazione adoperato è la variazione media quinquennale del Pil determinata dall’Istat.
Quinto. Negli ultimi anni c’è stato un forte aumento dell’istituto della cessione del quinto dello stipendio e quindi in molti casi il Tfr è di fatto nella disponibilità delle società specializzate in questo business come garanzia del prestito.
Rivalutazione. Il Tfr in azienda si rivaluta con applicazione di un tasso costituito dall’1,5% in misura fissa e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall’Istat, rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente. Da gennaio a fine agosto 2014 la rivalutazione lorda si attestava all’1,28%.
Sindacati. I sindacati esprimono scetticismo sull’ipotesi di anticipo del Tfr in busta paga e chiedono di continuare a ridurre le tasse sul lavoro.
Visco. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha affermato che le banche, se vogliono, possono usare i fondi della Bce destinati alle Pmi, nell’ambito della cosiddetta Tltro, anche per coprire il trasferimento del Tfr in busta paga.