Il percorso  degli assicuratori nel mercato dei green bond (visti dagli esperti come molto attraenti per un settore assicurativo consapevole dell’immagine e avente i propri investimenti strettamente monitorati e molto da guadagnare dai progetti di finanziamento di resilienza) è stato confermato da Zurich Insurance Group a luglio, quando ha annunciato di aver raddoppiato i propri investimenti nei green bond, che ora raggiungono i due miliardi di dollari.

Secondo Heike Reichelt, capo delle relazioni con gli investitori e dei nuovi prodotti alla Banca Mondiale, il 20 % degli investitori che hanno scommesso sugli ultimi due grandi green bond emanati dalla Banca Mondiale era composto da compagnie assicurative.

Per esempio, ecco la ripartizione di un Kangaroo Green Bond rilasciato in aprile dalla Banca Mondiale per un valore di 300 milioni di dollari australiani (269.50 milioni di dollari statunitensi): il 42% dei bond è stato collocato da gestori patrimoniali, il 35% da fondi pensionistici, il 20% dalle compagnie assicurative e il 3% dalle banche.

Mentre la maggior parte dei bond sono stati collocati dagli investitori australiani, quelli statunitensi e giapponesi insieme costituiscono un quinto degli investitori totali.

La cedola sul bond a tasso fisso a 5 anni è  del 3,50 %, e la data di scadenza è nel 2019. Il prezzo dell’emittente e del nuovo offerente erano del 98,960%.

Tra i progetti ammissibili per il Kangaroo Green Bond ci sono quelli che hanno come obiettivo la mitigazione del cambiamento climatico, come gli investimenti sui programmi inerenti le basse emissioni di carbonio e le tecnologie pulite. Per esempio: la riabilitazione delle centrali elettriche, gli impianti solari ed eolici, il miglioramento dell’efficienza dei trasporti, la costruzione di edifici ad alta efficienza energetica e la protezione dalle alluvioni.

Dal 2008  la Banca Mondiale ha raccolto 6.7 miliardi di dollari negli Stati Uniti in green bond attraverso 69 transazioni. Solo quest’anno la compagnia ha raccolto 2.5 miliardi di dollari provenienti dai bond “verdi”.

Secondo la Banca Mondiale, l’intero mercato dei green bond ha superato nel 2013 i 10 miliardi di dollari (provenienti da nuovi bond) e da quest’anno il mercato è stato ben oltre i 20 miliardi di dollari.

Per fare un confronto, fino al 2012 le emissioni dei green bond erano ben al di sotto dei 5 miliardi di dollari.

Climate Bonds Initiative, un gruppo di ricerca, prevede che l’emissione nel mondo dei green bond raggiungerà i 100 miliardi di dollari nel 2015, con una crescita significativa di nuovi mercati in Germania, oltre alla Cina, dove il governo ha già richiesto la crescita di un mercato corporato di green bond.

È ancora solo una piccola frazione, tuttavia, del mercato complessivo dei bond, che ammonta a 80 trilioni di dollari. Quindi, a meno che non ci sia molto spazio per crescere, stiamo tutti facendo molto rumore per nulla.

Dato l’interesse sempre più crescente nella lotta e preparazione al cambiamento climatico, un gran numero di investitori istituzionali ha sviluppato strategie che indirizzano in modo esplicito i rischi e le opportunità climatiche in diverse classi patrimoniali, spingendo in modo naturale in direzione dei green bond le stesse e le compagnie che rappresentano.

Tra i nomi che hanno investito nei green bond della Banca Mondiale ci sono le aziende di investment management BlackRock,  the California State Teachers’ Retirement System, Ikea Group, TIAA-CRED e la compagnia assicurativa con sede in Australia, QBE Insurance Group.

Il Massachusetts all’inizio di questa settimana ha annunciato che lo stato sta vendendo 350 milioni di dollari di green bond. La California è stata per più di cinque anni un investitore nei green bond rilasciati dalla Banca Mondiale.

C’è chi crede che le compagnie assicurative possano con il tempo costituire una maggiore fetta del mercato crescente dei green bond.